7 Dopo il 1663

Nel 1685 è pubblicata una traduzione in italiano del Book of Common Prayer. La pubblicazione di questo testo sembra però dovuta a ragioni di propaganda e non di culto e non può essere considerata prova dell’esistenza di una seppur piccola comunità protestante italiana a Londra. Peraltro, sia nei gloriosi anni dei regni di Edoardo VI e della regina Elisabetta, sia nel corso del turbolento XVII secolo, quella Chiesa non adotta mai la liturgia anglicana, basando il suo culto sulla liturgia calvinissta.

Paradossalmente fu solo dopo la Gloriosa Rivoluzione, e la soppressione dell’obbligo di partecipare al culto anglicano, che apparentemente viene celebrato per la prima volta il culto della Chiesa d’Inghilterra in lingua italiana. Nel 1690 venne infatti concesso a un certo Mr. Cafarelli di tenere per tre mesi servizi religiosi secondo la forma anglicana in italiano all’«église de la Place de St. James», una delle numerose chiese francesi sorte a Londra dopo la revoca dell’editto di Nantes. Di questo ministro non sappiamo niente, anche se possiamo certamente identificarlo col Ferdinando Cafarelli che morì a Londra nel 1711 e che era sposato con una certa Elizabeth morta nel 1715. Probabilmente il Cafarelli tenta, senza successo, di far rivivere la chiesa italiana di Mercers’ Hall. Nel 1691 la Compagnia rifiuta infatti l’uso della sua cappella a un predicatore italiano, di cui non viene indicato il nome, stabilendo formalmente che essa dovesse essere usata solo dalla compagnia stessa.

Nel febbraio del 1692, quindi pochi mesi dopo questo fallito tentativo di far rinascere la chiesa italiana di Londra, la cappella della Guildhall viene concessa all’inglese Benjamin Woodroffe per celebrarvi un servizio religioso anglicano in lingua italiana. Sono gli anni della guerra della Lega di Augusta contro la Francia di Luigi XIV, che in quegli anni vedeva Vittorio Amedeo II schierarsi a fianco di Guglielmo d’Orange. È dunque possibile che tale predica potesse essere legata a questa nuova stagione di rapporti anglo-italiani. Quel che è certo è che il predicatore, Benjamin Woodroffe, mostrò una costante e straordinaria attenzione verso l’Europa meridionale.

In quello stesso 1692 venne chiamato a dirigere l’oxoniense Gloucester Hall, dove negli anni successivi tentò di istituire un collegio greco che avrebbe dovuto ospitare studenti ortodossi, e sicuramente in quel torno di anni lavorò a una traduzione del Book of Common Prayer in lingua portoghese (per la Compagnia delle Indie Orientali) che sarebbe stata pubblicata nel 1695. Sembra quasi che, come reazione alla politica aggressiva di Luigi XIV, Woodroffe perseguisse in maniera velleitaria una politica culturale verso il mondo cattolico volta da una parte a mostrare l’eccellenza della liturgia anglicana (di qui la traduzione in portoghese del Book of Common Prayer e l’utilizzo della traduzione italiana nella cappella dei Merciai) e dall’altra a costruire concretamente un’alleanza con il mondo ortodosso in chiave ecumenica e anticattolica.

Se questa ipotesi fosse vera, la predicazione in italiano a Mercers’ Hall potrebbe essere interpretata come il tentativo di stabilire una sorta di continuità ideale con la stagione di speranze dei primi anni dell’epoca di Giacomo, quando da una parte si ridava vita alla chiesa italiana e dall’altra il patriarca di Costantinopoli Cirillo Lukaris tentava di introdurre il calvinismo nella chiesa ortodossa.