Gavazzi sulla giustificazione per fede

Invitato nel 1872 dalla Chiesa Presbiteriana del Brooklyn Tabernacle di New York (Shermerhorn Street), condotta dal pastore Thomas De Witt Talmage, Alessandro Gavazzi predica il suo primo sermone americano nell'aprile sul tema della Giustificazione per fede. Ne diamo qui il resoconto come tradotto dal New York Times del 22 Aprile 1872. La chiesa è strapiena e vi sono molte persone che devono stare in piedi."...Il testo è il ventottesimo versetto del terzo capitolo di Romani: '...poiché riteniamo che l'uomo è giustificato mediante la fede senza le opere della legge'. Padre Gavazzi inizia affermando che in questi giorni di umana infallibilità e di ritualismo materialistico, egli intende aprire la sua missione americana dicendo ai suoi amici cristiani che essi ancora predicano in Italia il grande dogma fondamentale della fede cristiana della giustificazione per fede. Egli non considera questo come un dogma protestante. È piû vecchio: è un dogma apostolico. È il dogma di Gesù Cristo stesso, e quindi la vera base del Cristianesimo. Dove non c'è giustificazione per fede, c'è solo un Cristianesimo finto, e dove c'è giustificazione per opere c'è solo idolatria e non Cristianesimo. Il termine giustificazione per fede dev'essere accettato in modo relativo, non assoluto. Non è dopo tutto la fede che giustifica l'anima. La fede è solo la causa strumentale seconda. È Cristo stesso la causa prima. La giustificazione deve procedere attraverso la fede in Cristo e l'atto viene da Dio, che S. Paolo chiama 'Il grande Giustificatore'. Come gli occhi sono per un uomo gli strumenti che convogliano al cervello l'aspetto della natura esteriore, così la fede è lo strumento che convoglia alle nostre anime la luce che brilla da Cristo. Se noi dovessimo essere giustificati dalle opere invece che dalla fede, questo vorrebbe dire negare del tutto ogni rivelazione da parte di Dio. I miracoli materiali operati da Cristo erano sempre eseguiti su coloro che avevano fede. Se un uomo potesse giustificarsi tramite le proprie opere, egli diventerebbe il proprio giustificatore, il che è impossibile. Nel mare di corruzione attraverso il quale noi stiamo passando, noi affonderemmo del tutto, se non avessimo esù per portarci sani e salvi a riva. Non abbiamo noi commesso il peccato di Adamo stesso, ma noi portiamo gli effetti del suo peccato nel nostro stato di corruzione morale. Il salario del peccato è la morte e noi siamo tutti moralmente morti in Adamo e i morti non possono giustificare sé stessi. Cristo non è nato da Adamo, e quindi Egli può giustificare l'uomo con la Sua propria giustizia. Neppure le opere possono essere fatte da un'anima peccatrice per giustificare l'anima, come afferma il Concilio di Trento, perché sono opere morte. In conclusione, Padre Gavazzi dice che la chiamata alla grazia procede da Dio, e se accogliamo il Suo dono e siamo eletti dalla giustificazione, essa rimane il Suo libero dono per sempre. Non vergognamoci di Gesù Cristo. Non vergognamoci di essere Suoi servitori come se i soldati si vergognassero della divisa che indossano. Egli sempre ci riconoscerà di fronte al Suo Padre celeste e noi allora saremo coronati di gioia, beatitudine, amore e gloria eterna. Padre Gavazzi predica per un'ora. Parla con un forte accento straniero che, nei suoi passaggi più rapidi, rendono le sue parole occasionalmente quasi indistinguibili. Egli parla con intensità ed animazione, ed è ascoltato fino alla fine con profonda attenzione. Alla conclusione è fatta una colletta per l'opera evangelistica della Chiesa libera italiana".