3 Arrivi e partenze

Le tappe della chiesa evangelica di lingua italiana di Londra sono pure segnate dagli arrivi e dalle partenze di numerosi personaggi che ne segneranno la storia in quel secolo.

Nel 1813 entra a far parte della Chiesa di Inghilterra l’esule anti-napoleonico Augusto Bozzi Granville.

Durante la restaurazione si rifugia a Londra il novarese, che cura anche alcune edizioni in lingua italiana del Book of Common Prayer e della Bibbia. Giambattista Rolandi.

Giovanni Ferrero, ex sacerdote torinese, aderisce alla fede evangelica attrraverso la testimonianza del past. valdese Meille e degli ambienti darbisti svizzeri. Scrive due racconti: “The Dying Monk” e “The Arch of Titus at Rome” di pubblicistica evangelica.

Fra gli italiani venuti in Inghilterra prima dei moti risorgimentali c’è anche un segretario di Vittorio Alfieri, Gaetano Polidori che sposa l’anglicana Mary Pierce, la cui figlia Francesca sposa l’esule Gabriele Rossetti.

Dopo i moti carbonari anticlericali del 1820-21 giungono Gabriele Rossetti, l’abate carbonaro Luigi Minichini (promotore del moto di Nola, lo scrittore Guido Sorelli, Filippo Pistrucci con la moglie e i figli Valerio e Scipione, Antonio Panizzi di Modena (nominato professore di letteratura italiana nell’Università di Londra (1828) e bibliotecario dal Museo Britannico, Santorre di Santarosa.

Guido Sorelli, toscano, scrittore e poeta, pubblica un’Autobiografia, la versione poetica del Milton, traduzioni del Pope e di Goethe. A Londra viene in contatto con ambienti risvegliati anglicani e comincia a frequentare la Christ Chapel dove predica il rev. Sanderson Robins. Nel 1835 aderisce alla fede evangelica. Note sono le sue Confessioni, dove racconta la sua conversione. Muore nel 1847, “il più anziano degli italiani convertiti stanziati in Londra”.

Agli esuli del 1820-21 si aggiungono poi quelli delle agitazioni rivoluzionarie del 1831 e quelli che lasciano l’Italia dopo il fallimento della prima guerra di indipendenza. Fra di loro lo stesso Giuseppe Mazzini e alcuni suoi collaboratori evangelici, fra i quali Filippo Pistrucci.

Twattle Basket menziona: Costantino Stauder, toscano, ex-prete, rettore della chiesa anglo-italiana di Londra, che promuove il Latino come lingua internazionale opponendosi al Volapük. È traduttore del Book of Common Prayer in italiano.

Giuseppe Fiorito, traduce “Corruzioni della chiesa di Roma” del vescovo anglicano Gorge Bull, e le pubblica a Londra nel 1852.

L’ex prete maltese Camilleri, che aveva partecipato all’inizio all’evangelizzazione sulla sua isola, si trasferisce a Londra nel 1854 per curare una comunità italiana aggregata alla Chiesa anglicana.

Il Conte Enrico di Campello, sacerdote cattolico, fa parte di coloro che si oppongono al dogma dell’infallibilità del Papa, proposto il 18 luglio 1870. Il 13.9.1881 rinuncia ad ogni suo diritto canonico e nel 1882 fonda Il Labaro, rivista mensile, organo della “Riforma cattolica in Italia”, per “combattere non solo le superstizioni del Vaticano, ma anche l’ateismo e la miscredenza di qualunque forma”[2]. La sua iniziativa viene pubblicizzata in Inghilterra nel 1886 da una rivista dal titolo: “The Quartely Report of the Italian Church Reform Association” (I.C.R.A.) dal Rev. Lord Plunkett, che intende diffondere per l’evangelizzazione degli italiani di Londra. Il Twattle-Basket scrive: “I protestanti inglesi, pronti sempre a spianare la via a tutti i riformatori religiosi, furono larghi di aiuti e di consigli al Campello”[3].

[2] Da “The Life of count E. Di Campello, abridged from the Italian of the rev. Ugo Janni, Bornemoth, senza data. La prima riunione della chiesa riformata è tenuta a Roma il 20.11.1882, definendosi: “Chiesa Cattolica Nazionale d’Italia, ossia l’unione di tutti i cattolici italiani che riconoscono come unico capo e Signore G. Cristo, sotto cui in unione con suoi vescovi, preti e diaconi è governata con intera dipendenza”, respingendo i dogmi cattolici. La prima chiesa italiana è aperta ad Arrone il 27 settembre 1891.

[3] Twattle-Basket, p. 36.