9° Giorno

Mercoledì 28 aprile 2010

OURENSE

E’ una strana giornata di stanchezza infinita. Non sto bene e per giunta ieri non ho avuto il tempo per andare alla stazione degli autobus, lontana dal centro città in cui mi trovo, per controllare gli orari di alcuni pullman.

Sto male, ma vi risparmio il mio elenco giornaliero e, inoltre, vi è un gran caldo.

Fra gli altri miei programmi, in questo Cammino, avrei dovuto andare da Ourense a Vigo per salutare alcuni amici di Daniele che, a suo tempo, lo avevano ripetutamente ospitato nella loro casa al mare.

Ma nelle condizioni in cui mi trovo, questo fuori programma è l’ultima delle mie preoccupazioni.

Ed allora oggi decido che mi conviene stare tranquilla qui con la stanza a portata di mano.

Ourense deve le sue origini ed il suo nome all’epoca romana (Acquae Urentes) per l’oro che si trovava nella sabbia del fiume Mino ma anche per la sua acqua termale, molto considerata dai romani e tuttora importante richiamo turistico.

Fu residenza reale con i Visigoti nei sec. VI-VII epoca in cui venne iniziata la costruzione della prima Cattedrale. I Normanni prima, ed Almanzor poi, la distrussero ma, sotto Sancho II, venne ripopolata ed iniziò un periodo di tranquillità e splendore. Da questo momento diverrà passaggio per i Pellegrini dal Portogallo e dalla Via della Plata. Le guerre, con il Portogallo del XVII, XVIII sec. e fino all’indipendenza del XIX sec., segnano la storia della città e del Pellegrinaggio. La costruzione della nuova strada Villacastin-Vigo e della ferrovia, portarono la città ad una svolta di progresso, tanto più ora con la costruzione della nuova autovia..

Attualmente conta 110.000 abitanti ed è considerata la terza città di Galizia.

Esco alla sua scoperta. Poiché incontro, per primo, il Municipio, ad evitare futuri fraintendimenti, chiedo all’ufficio informazioni come comportarmi sulla riserva dell’Hotel che non ho rispettato, pur avendo le mie valide ragioni.

Vengo indirizzata ad un vicino Ufficio per la tutela dei Consumatori e proprio per tutelarmi, non mi era mai capitata una cosa del genere e quindi non ho mai affrontato una simile situazione, decido di denunciare l’accaduto.

Non devo fare code, un signore gentile ascolta la mia storia e ne trae un verbale che inoltrerà all’Associazione dei consumatori.

Le Case Rurali alberghiere, in Spagna, sono tenute a comportamenti ben prestabiliti avendo ricevuto, a fondo perduto, importanti finanziamenti dal Governo e questo comporta l’obbligo, da parte loro, di sottostare a regole ben definite che, nel mio caso, evidentemente non erano state ottemperate.

Poi, lentamente, mi dirigo verso una grande piazza con un ampio parco dove prendo un autobus cittadino per recarmi alla stazione ed informarmi sull’orario di una corriera che domani mi riporti indietro, a due tappe da qui.

Per Albergueria non ce ne sono, comunque partendo da Ourense alle 10,30 un autobus raggiunge Vilar de Bario, a circa 8 km. da lì. Però non ci sono orari per quello del rientro; ma in qualche modo farò.

Rientrando, sono le 12.30, passo dalla Cattedrale, dove una trentina di sacerdoti concelebra una Messa con pochissimi fedeli.

Ci sarà un sinodo o una commemorazione speciale, forse quella per cui è mancato il parroco a La Gudina.

La Cattedrale, dedicata a San Martino, è magnifica e presenta ancora l’aspetto originale di massiccia fortezza dovuto ad una straordinaria torre ottagonale. Vi si accede per una imponente scalinata che termina in una piccola piazza in mezzo alle case. Tutte e tre le porte d’ingresso sono notevolmente importanti e bellissime.

E’ un trionfo d’arte e di misticismo, una spettacolare dichiarazione di fede attraverso i secoli, un’indimenticabile segno di stupefacente e struggente amore.

La prima cattedrale fu fondata nel 572 ma l’attuale è del XII-XIII sec.

Entrando in Chiesa si è travolti dall’emozione per un “nuovo” Portico “del Paradiso” (XIII sec.) a tre archi (perché ci sono tre navate) alla maniera del Portico della Gloria di Santiago. Non a caso, all’epoca, lavorarono nella Cattedrale allievi del Maestro Mateo.

Ma questo capolavoro mi colpisce perché mantiene intatti tutti i colori che, all’epoca, erano stati stesi sulle statue. Mai vista una cosa del genere. E’ una sconvolgente emozione per tanto talento, e tanto indimenticabile sarà il suo ricordo.

All’interno spiccano molti sarcofagi inseriti in nicchie, e le antiche lanterne. Di grande interesse sono il coro in legno scolpito da D. Siloe ed aiuti nel 1567 ed il maestoso Altar maggiore dorato, del 1520, scolpito dal fiammingo Cornelis de Holanda.

Ma è la Capella del Santo Cristo, in stile gotico, ma della seconda metà del sec. XVI, che accentra l’attenzione e la fede dei fedeli. Tutta la cappella è rivestita d’oro e, ciò nonostante, è pregna di spiritualità e devozione. Il Santo Cristo fu portato qui dal Vescovo Vasco Perez Marino, nel XIV sec. da Finisterre, dove apparve fluttuando nel mare. Dietro il suo altare ve ne è uno altrettanto importante dedicato alla Dolorosa di G. Hernandez.

Vi è anche un piccolo museo alloggiato in quello che doveva essere un magnifico chiostro mai ultimato.

Esco e prendo un pincho con Ribeiro e vado a riposare.

Più tardi riprendo molto lentamente la mia visita della città. In un Museo vi sono due mostre: una relativa alla donazione del fondatore e l’altra, temporanea, di arte moderna. Sono discrete ma non quello che volevo.

Il Museo archeologico è chiuso forse per restauro. Ci sarebbe un altro museo, ma poiché è lontano desisto. Non ho forza per andarci. Incontro anche il Teatro Municipale e mi colpisce che le sue biglietterie diano sulla strada, sebbene protette da una piccola tettoia in vetro. Certo che dover fare coda all’esterno, al freddo o sotto la pioggia, non sarà una bella attesa

Dopo una cena molto deludente rientro, appena in tempo; dopo il tanto caldo della giornata, piove a dirotto.