2° Giorno

Venerdì 11 aprile 2008

CARMONA – GUILLENA

Preparo lo zaino, molto pesante ahimè perché l’ho riempito di “cibarie” pensando alle tappe senza soste ed alle partenze senza caffè, lo lascio in deposito all’Hotel e mi avventuro per la visita della città.

Alle 8 del mattino, quando appena appena inizia ad albeggiare, mi avvio alla scoperta della città.

Carmona, 26.000 ab. sorge su una cresta a 250 mt. s.l.m. e domina la dilatata campagna del Corbones. La posizione strategica ne fece un nucleo importante in ogni epoca come testimoniano, nei suoi dintorni, alcuni siti preistorici del neolitico. Certamente fu una delle città-fortificate più importanti della civiltà tartesica, e successivamente presidio cartaginese (bastioni), ma fu con i romani, in lotta per il dominio del mediterraneo che Carmo sviluppò la sua importanza strategica divenendo una delle città più importanti della Betica, come dimostrano: mura, porte, terme e necropoli ed arrivando perfino a coniare moneta.

Carmona mantenne la sua importanza anche in epoca musulmana e sotto il regno di Tarifa, divenne capitale, rimodernando le mura, costruendo nuove fortezze e nuove vie.

Riconquistata nel 1217, con la scoperta dell’America conobbe un nuovo splendore. Nel 1630 Felipe IV le riconobbe il titolo di città.

Faccio colazione non in Hotel (perché non c’è caffè espresso) ma al Bar Goya che, scopro, è nel più bel palazzo mudéjar della Piazza Mayor (S. Fernando). Qui domina il Palazzo Comunale, non un granché, ma nella parte opposta, il Tribunale era la sede dell’antico municipio del 1588; inoltre ci sono alcuni bei palazzetti mudéjar con finestrelle a bifore ed azulejos.

Vicino all’Hotel, c’è anche la Chiesa gotica di Santa Maria, del XV sec., la più importante della città, con bel patio moresco intimo e spirituale. In una delle sue colonne è inciso un calendario liturgico visigoto del VI sec. La Chiesa fu costruita sui resti di un’antica moschea. L’interno, a tre navate, ha elaborate volte stellari, un bel coro in legno intagliato ed il solito meraviglioso retablo dorato plateresco ma, purtroppo, è coperto perché la chiesa è in restauro. Vi è anche una bella Madonna ed uno straordinario crocifisso, mentre il Museo cattedratico, con alcune opere di Zurbaran, a quest’ora è chiuso.

Di fronte c’è il Convento de las Descalzas con grande Chiesa barocca, chiusa. Poco più avanti il Convento di S. Clara con alta torre e finestre celate. C’è anche qui una Chiesa mudéjar importante da visitare, ma ovviamente è chiusa.

Cerco la Chiesa di Santiago, con campanile mudéjar, un po’ defilata, ma comunque chiusa. Torno indietro per calles e viuzze con angoli stupendi. Altre chiese ed alcuni palazzi importanti. Ecco perché ieri sera tutto era deserto! In gran parte le costruzioni sono Chiese e Conventi. Il bianco delle case, mano a mano che si alza il sole, abbaglia. Ma qui è tutto bianco ad eccezione degli zoccoli delle case, che sono in azulejos, o dei contorni delle finestre che sono per lo più gialli oro-zafferano e, qua e là, un giardinetto e molti fiori.

E poi la cosa che mi stupisce: il patio! Ce ne sono alcuni importanti e belli con fiori e fontane con acqua zampillante, altri invece sono sottotono. Ma credo sia un segno importante possederlo, come da noi gli affreschi od i marmi nelle facciate. E, quando non c’è il patio, c’è l’ingresso, un piccolo locale a cui si accede da una porta (di giorno aperta) che dà sulla strada, mentre una porta chiusa, interna, per lo più in ferro battuto e molto importante, immette nella casa. Questo locale è pressoché rivestito di azulejos molto colorati e spesso dipinti a mano che a noi o perlomeno a me, pur apprezzandoli per l’opera d’arte in sé, appaiono un po’ kitch (si scrive così?).

Insomma questa Carmona è proprio una cittadina deliziosa, ma ho tanto altro da vedere.

Corro giù per la Via Prim, la principale della città, ed arrivo velocemente all’Alcazar (fortezza) della Porta di Siviglia, anzi le porte sono due. Il bastione è bellissimo ed impressionante per la maestosità e per ciò che rappresenta. Tartesi, cartaginesi, romani, musulmani e cristiani, tutti lavorarono con pietre e mattoni per rendere la città inespugnabile.

Subito fuori, in basso, colpisce l’aspetto originale della Chiesa di S. Pedro. Costruita nel XV sec. deve il suo aspetto circolare, quasi una grande tenda, al XVIII sec. E’ menzionata per il suo campanile “La Giraldilla” che assomiglia a quello della cattedrale di Siviglia. Ovviamente il tutto è chiuso. Aprirebbe alle 19 per la Messa ma…..

Un po’ più avanti c’è una grande piazza animatissima e trafficata con giardini al centro e parcheggio sotterraneo. E’ il punto nevralgico della città nuova, si fa per dire, perché anche qui intorno vi sono antichi palazzi.

Una lunga via, che passa davanti ad altre chiese, ma siamo fuori le mura, porta alla Necropoli romana. Scoperta nel 1868 è considerata una delle più vaste che si conoscano e con varie epoche e tipologie di sepoltura nonché a varie profondità. Qui furono sepolti i Tartesi nel VII sec. a.C. mentre dal II sec. a.C. si tumularono i romani. Grotte sotterranee scavate nel tufo, nicchie per le urne cinerarie, decorazioni di stucco o affreschi, triclini, vasche per abluzioni e per finire anche l’Anfiteatro, ma ne restano solo ruderi. Piccolo ed insignificante il Museo.

Ritornando faccio il giro delle mura fino al Parador. E’ stato ricavato nell’antico Alcazar del re D. Pedro I, a sua volta costruito sopra una più antica fortezza islamica; domina la vasta pianura nella parte opposta al mio Hotel. Sotto, a valle, vi è la Chiesetta di S. Matteo.

Ovviamente mi dirigo al bar del Parador così curioso anche l’interno del complesso. Entro attraversando una grande porta nelle mura. Prima di accedere a quello che fu l’Alcazar, solido ed imponente, vi è un grande cortile. All’interno soffitti, mobili e divani si adattano all’ambiente. Vi è anche un superbo patio rinascimentale, in marmo bianco, che denota il prestigio del Palazzo attraverso il tempo. Poi pranzo con il solito vino (non è proprio buono quello andaluso, neppure al parador) e due tartine mignon senza sapore.

Velocemente recupero lo zaino e torno nella piazza fuori le mura dove sta partendo un autobus per Siviglia. Sono fortunatissima perché oggi c’è sciopero e funzionano solo i servizi essenziali e lì c’è gente che aspetta l’autobus da oltre 2 ore. Potenza di Santiago? Anche!

L’autobus procede lentissimo perché, con la Feria, tutti vanno a Siviglia e lungo la strada è un via e vai di carrozze, di cavalli bardati, di cavalieri e di splendide donne, ma anche bambine, con il loro vestito a balze. Sono magnifiche ed altere andaluse nei loro abiti lunghi, fascianti e fruscianti, con i capelli fermati da grandi pettini (ma solo alcune li possiedono di tartaruga, la plastica li ha sostituiti nei vari colori e modelli) e da grandi fiori.

E gli scialli, i mantones de manila, alcuni sono preziosi ed antichi, ricamati e colorati. Se fossi un uomo mi innamorerei di queste donne; per l’esaltazione del corpo che quest’abito propone. Non ci sono solo abiti a pois ma colori e varianti infinite. Ad una attenta analisi anche il costo, per tessuti, pizzi, frange e volant, denuncia la casta di chi lo indossa. Sono meravigliosi, ma dal pullman riesco a fotografarne ben pochi. Elegantissimi anche i cavalieri con il loro costume ed il caratteristico cappello a tesa larga e rigida, ma soprattutto l’eleganza nel cavalcare. E pensare che credevo gli andalusi piccoli e scuri! Vorrei fermarmi per osservare, estasiata e frastornata da questo turbinio di colori, ma lo zaino mi richiama alla realtà.

Insomma mi è venuta voglia di feria! Oggi è il giorno più importante, in questa settimana di festa, perché domani, essendo sabato, ci sarà più confusione per tutta la gente che, da fuori, verrà a curiosare.

L’autista mi aiuta facendomi scendere ad una fermata vicina alla stazione degli autobus e mi indica di attraversare un parco, bellissimo, con fontane e padiglioni e con molti sivigliani in costume che passeggiano. La stazione dell’autobus è di fronte, ma non è quella che mi serve per arrivare a destinazione; chiedendo all’Ufficio informazioni mi indicano di prenderne uno ulteriore. Molte domande per trovare la parada (fermata) e la Stazione dove infine trovo l’autobus con direzione Guillena.

Al volo prendo anche l’autobus per Guillena, dove arrivo verso le 16 con un sole accecante in un paese deserto e carino.

La stanza dell'Hostal Frances, dà sulla strada che poi risulta molto trafficata e rumorosa. La prenotazione di questa stanza, un mese prima, era stata molto laboriosa, perché non volevano accettarla in anticipo, e solo con l’intervento spagnolo di mio figlio ho potuto avere la certezza della riserva.

Considerando che non ero riuscita a trovar posto a Siviglia, temevo che all’ultimo momento avrei potuto non trovarne neppure qui. La stanza non è granché; inoltre, una enorme ed inutile poltrona angolare impoverisce il già piccolo locale senza peraltro poterla utilizzare in nessun modo. E’ comunque l’unico Hotel del paese e non mi lamento, ho il bagno (poche le camere che lo possiedono), è pulito ed il costo anticipato per due notti è di € 40.

Alle 18 esco per una visita al lungo paese, tutto incentrato intorno alla Calle Mayor; da notare solo l’Arena per la corrida, ricavata sui resti di un antico castello.

Aspetto all’aperto, davanti al bar, le 20,30; la cena la farò qui, non vado certo in giro alla ricerca di un ristorante migliore che magari non esiste. E a cena Stewart, ahimè inglese, viene al mio tavolo, essendo gli unici commensali nel comedor. Tanto, dall’aspetto “elegante”, ci siamo riconosciuti Pellegrini. E’ una situazione abbastanza comica perché io non riesco più a parlare in inglese e lui in spagnolo, ma ugualmente riusciamo a capirci un po’. Lui prende una zuppa all’aglio che ovviamente io salto ed entrambi bistecchine di maiale e patate (è quasi un piatto costante). Devo dire che è il maiale più tenero che abbia mai mangiato, o la fame e la compagnia hanno aiutato?

(Il costo con una bottiglia d’acqua da 2 lt.: € 5).

Gli auguro Buon Cammino perché domani tornerò a Siviglia, come posso perdermi la feria? Alla televisione parlano di un grande circo che arriva, per la festa, da Malaga a Siviglia ed ha viaggiato di notte per non far soffrire il caldo agli animali. Ciò nonostante, parlano della grande contestazione degli animalisti che il circo ha innescato, ma questa è un’altra storia. Che abbia nevicato a quota bassa in Galizia, mi interessa di più. Ecco perché c’è tanto freddo, tutte le perturbazioni atlantiche ci girano intorno a pochi chilometri.