15° Giorno

Giovedì 7 Maggio 2009

Puebla de Sanabria

Mi alzo per salutare Hanns che solitario parte alle 7,30 e, lentamente, dopo di lui lo seguono altri. Ritorno in camera ma mi risulta un po’ stretta ed allora decido di andare alla stazione degli autobus per controllare l’orario del mio autobus per Madrid.

La stazione è sulla autovia e per arrivarci devo chiedere e camminare per almeno 2 chilometri. Cammino male ed appoggio in modo non corretto il peso del mio corpo sull’altra gamba per cui quando arrivo sono sfinita. Inoltre non vi è la stazione in senso stretto, ma solo una fermata che l’autobus di linea fa in questo luogo, perché qui ci sono due distributori di benzina con relativi bar per la sosta dei viaggiatori in transito sulla trafficata autovia.

La signorina, che vende anche giornali, mi conferma l’orario e mi fa il biglietto per l’indomani sull’autobus per Madrid ma mi dice anche non esserci nulla che raggiunga il Portogallo, pur così vicino, a circa 20 chilometri da lì.

Dopo aver atteso inutilmente un taxi che probabilmente c’è solo in coincidenza con l’arrivo degli autobus; non senza difficoltà riesco a convincere il barista a telefonare per farne arrivare uno, non so da dove, perché devo attendere un bel po’ le comodità del conducente. Di camminare ancora, neppure a provare.

Il taxista, un vecchietto arcigno che sembra portoghese per i lineamenti così marcati e la pronuncia decisamente miagolante, arriva con una donna che lascia poco più avanti, davanti alla sua casa. Gli chiedo di portarmi anche alla stazione ferroviaria che Hanns mi ha raccomandato di vedere e pure essa distante dal paese. In effetti è “modernista” graziosa e originale. Fu costruita ai primi del secolo ma la cosa più bella è il panorama sul paese quando ridiscendo.

L’autista, un po’ scontroso mi accompagna fino alla stazione, dicendomi però che non avrebbe aspettato se mi fossi dilungata, per cui devo quasi correre per fotografare poco e male. Però quando pago il conto davanti all’Hotel mi accorgo che per la prima volta ho trovato un autista onesto.

Ed allora decido di farmi condurre, domattina, anche in Portogallo, perché al di là della frontiera c’è Braganza. Non so pensare, anche se sconsideratamente, di stare ferma ad aspettare che il mio piede guarisca e presi gli accordi, rientro.

Anche oggi ridiscendo solo per la cena; quanti giorni sprecati!

E stranamente sono l’unica ospite.

Dal mio letto vedo il calar della sera con la sua luce rossastra che sprofonda dietro le montagne.