1° Giorno

Lunedì 28 Aprile 2003

Da VERONA a PONFERRADA

(Mancano Km. 205.4)

Agitatissima, tanto che Armando mi ha dato un tranquillante, verso le 9,45 parto da casa per l’Aeroporto. Arrivata alla stazione aerea e dopo il check-in, in attesa dell’imbarco, chiacchiero con una signora spagnola, sposata ad un mantovano, che rientra in patria per il matrimonio di un nipote.

Quest’anno in questa avventura sono sola; Mariangela, per varie sue ragioni, non è venuta con me. Del resto, lei, il suo Santiago lo trova ogni anno in Sardegna, dove vive la sua dimensione di vita fatta di libertà, svaghi e gioia.

Nonostante le mie innumerevoli informazioni, attraverso scritti e telefonate in Spagna, ho rinunciato a prendere il pullman dall’Italia per arrivare a Ponferrada; all’ultimo minuto, superando ogni paura per il volo, ho deciso di prendere l’aereo per raggiungere Madrid e da lì Ponferrada. Tre giorni di viaggio per l’andata e tre per il ritorno mi hanno convinta a provare un paio di ore d’ansia anziché tre giorni di torture. E poi la salute di nonna Bianca ha fatto il resto. Parto con tanta voglia di arrivare, ma con una gran pena nel cuore, perché so che a casa non sono tranquilli. Nonostante Armando mi abbia spinta più volte a partire, sapendo del mio desiderio e dei miei sogni, sento l’angoscia che mi attanaglia ed ogni giorno del mio viaggio è stato fatto come se fosse l’ultimo, come se l’indomani avessi dovuto rientrare.

Ormai rassegnata, salgo sull’aereo per Madrid con la solita paura pazzesca. A fianco a me, però, si siede un aitante attempato “giovinotto” che va a Madrid a trovare un’amica, di cui sarà ospite. Non è mai stato a Madrid, nè in Spagna e, fortuna mia e sfortuna sua, gli racconto tutto quello che so della Spagna, bassa o alta, per non parlare del “Cammino”. Lo stupisco o lo “stufo”, non lo saprò mai, ma mi serve a far passare il tempo ed ad arrivare. Di lui so solo che si chiama Roberto, che viene dalla Val di Non, però non dalla parte delle mele, mi precisa, ma dalla zona dove si scia. Da ciò arguisco, dato il “fisico bestiale” e dato che va in giro per il mondo a trovare amiche (è già stato in Francia, Svizzera, USA) che sia o un maestro di sci o un proprietario d’albergo.

Lo ringrazio più volte per avermi sopportata, ma intanto siamo a Madrid e puntualissimi.

Il mio zaino, stranamente, esce per primo ed allora in fretta e furia saluto tutti, anche la signora spagnola, e mi precipito letteralmente verso la metropolitana, che raggiungo dopo chilometri di corridoi, che faccio quasi correndo. Allo sportello, però, non trovo la signora efficiente dello scorso anno, ma un signore alquanto scontroso e svogliato che non vuole fornirmi alcuna spiegazione. Per fortuna un suo collega, impietosito dalla mia ignoranza, mi segnala i cambi di linea da effettuare. Prendo la “Metro” 8 e poi la 6 ed alle 15,30 arrivo alla Stazione Sur degli autobus (l’aereo era arrivato alle 14,20). Anche se il luogo è vastissimo e sembra regni il caos, trovo tutto subito. Vera fortuna perché, nonostante le comunicazioni avute al telefono, il mio autobus parte fra 10 minuti e non fra due ore; vera intuizione la mia, perché, se mi fossi dilungata nei saluti, avrei dovuto attendere il giorno dopo. (Costo 22 euro)

Sull’autobus sono al fianco di una signora giovane e magra con lunghi capelli rossi “rinsecchiti”, ma probabilmente proviene dalla campagna, perché non riesce a districarsi nel prenotarmi l’albergo di Ponferrada (che non ho riservato da casa, non sapendo con esattezza il giorno del mio arrivo). Le ho chiesto aiuto, ma pur dandole suggerimenti e telefonino, ho dovuto riprendere in mano la situazione ed arrangiarmi. Partiamo e lei saluta il padre che era venuta a trovare, un vecchietto d’altri tempi che m’ispira molta tenerezza. Nel viaggio tento di parlare; è vero che il mio spagnolo non è gran che, ma non capisco neppure lei. Intanto ha una voce acuta, gutturale e leggera che, con il rumore della corriera, è come inesistente. Qualsiasi domanda le faccia, non è in grado di rispondermi, e non è mai stata neppure a Léon, nonostante lei abiti a circa 100 chilometri da lì. L’unico suo viaggio è quello a Madrid per venire dal padre, ma non conosce la città. Mi fa molta pena e quando, alla fine, arrivo e lei prosegue ancora per poco, la saluto molto calorosamente e la bacio.

La strada è stata lunga, 5 ore di viaggio con una sosta di 15 minuti a Baneza. Sono arrivata a Madrid con il caldo torrido ed il sole ci ha accompagnato per molto tempo, ma vicino ad Astorga, che, rivedo con gioia (ricordate i Maragatos e le mantecadas) ci sorprende un acquazzone. Veramente è una tormenta, visto che, oltre all’acqua, ci sono anche vento e neve. Smette, ma poi riprende per un lungo tratto.

Ma arrivo a Ponferrada con il sole. Fa un po’ freddino e sono le 21 passate. L’albergo Madrid, quello dello scorso anno, è vicino e tutto va a gonfie vele. In Hotel mi faccio prenotare subito la camera per il giorno dopo e ceno. Sono strafelice. E poi ho ancora negli occhi il rosa dell’erica che, però, è un po’ diversa dall’anno scorso, perché la strada statale passa in basso ed i cespugli sono piccoli, radi ed in parte un po’ sfioriti; anche il paesaggio, naturalmente, è diverso.

Mi manca la magia del Monte Irago. (Costo pernottamento singolo € 30 – Cena € 10 – Colazione € 4).