19° Giorno

Lunedì 28 Aprile 2008

BEJAR

Anche oggi alzata mattutina! L’Hotel è ancora chiuso, quando, sbloccando le porte, esco. L’aria è frizzante e limpida ed il giorno inizia ad insinuarsi nella valle sonnolenta.

Il bar “del grugno del maiale” è aperto e faccio colazione. Nonostante l’autobus per Bejar parta alle 9 decido, data la lunga notte, di andarmene subito. Recupero lo zaino, pago il conto con un po’ di discussioni perché è più caro di quanto pattuito e perché sono alquanto innervosita: non ho proprio dormito. Ora la signorina non è più gentile come il giorno prima, non le interesso più.

Vado in piazza, alla Parada dell’Autobus e scopro che non servirebbe andare fino a Bejar per arrivare a Siviglia, l’autobus passa anche da qui, ma ormai i miei programmi sono fatti e poi mi interessa anche vedere Bejar.

Nella Piazza di Banos di Montemayor c’è un lerciume indescrivibile ed una “spazzina” con metodo e con calma scopa l’enorme quantità di carte, lattine e bottiglie lamentandosi anche con me. Sono i ragazzi della domenica, dice, ma è così anche il sabato per quelli del venerdì.

Alle 9, puntualissimo, l’autobus mi porta a Bejar. Ho scelto Il mio Hostal abbastanza vicino alla Stazione perché devo ritornarvi anche domani. Per prima cosa prenoto l’autobus per Siviglia perché così spero mi diano un posto davanti, sia per ammirare il panorama, ma soprattutto per non star male.

Arrivo vicino alla Piazza di Spagna con ampi giardini ombrosi, i più importanti della città e da dove partono tutte le vie principali.

Vicino all’Hostal intravedo l’imponente ponte dell’Autostrada (non ancora finito) che scavalca la valle ed allora scendo per vederlo meglio. E’ impressionante ed imponente e vi stanno lavorando alacremente. Non ho idea della sua altezza e della sua larghezza ma è mozzafiato, poi risalgo per visitare la città.

Bejar (959 metri, l6.000 ab.) è città storica e affascinante per la sua posizione inespugnabile. Alta su un grande sperone, in mezzo alle montagne ha mura moresche del XII sec. che, nonostante le fabbriche sottostanti, le conferiscono un aspetto da favola.

Confina a sud con le valli dell’Ambroz e del Jerte; quest’ultima famosissima per le sue ciliegie Picota e derivati. Entrambe da me già percorse o sfiorate, ma il Sistema montagnoso Centrale in cui Bejar è allocata arriva a 2.400 mt.

Anche questa città fu fondata dagli antichi Vettoni e fu città romana e visigota. Deve il suo nome ad un cenobio chiamato Biclaro. Presa dai musulmani nel XI sec. fu riconquistata da Alfonso VIII nel 1186. A questo periodo si riferisce l’entrata nella fortezza dei bejaranos (uomini camuffati con muschio). Alla fine del sec. XIV passò sotto la Signoria de los Zuniga che la governarono fino al principio del XIX sec.

L’attività tessile, che iniziò nel XIII sec., costituì per molti secoli la primaria fonte di ricchezza per i suoi abitanti tant’è che nel 1500 i Re Cattolici con la “Pragmatica de los Panos”, riservavano alla città la produzione di panni fini. Nonostante aggiornamenti e miglioramenti però l’industria catalana, più rinnovata e più competitiva, spodestò Bejar, negli anni ’60, della sua supremazia causandone la sua completa decadenza.

L’importanza di Bejar attuale si deve al suo importante patrimonio storico industriale ormai dismesso. Molini e fabbriche (soprattutto tessili) abbandonate si trovano nel fondovalle sulle rive del fiume Cuerpo de Hombre che faceva funzionare motori e telai. Ma forse alla sua acqua, si deve la qualità dei tessuti che per secoli vestirono la Spagna.

Ricca di monumenti la città fu dichiarata Patrimonio Artistico nel 1974.

Le mura sono l’opera architettonica più importante della città ma, molto interessanti sono: la Chiesa di Santa Maria la Mayor del XIII sec. con origini romaniche e splendida abside mudejar; la Chiesa del San Salvatore del XIII sec. venne ricostruita dopo l’incendio del 1936; la Chiesa di San Giovanni Battista, sempre del XIII sec. con resti romanici subì variazioni successive. La Chiesa di Santiago del XIII sec., eretta sopra una precedente visigota, è, forse, quella di maggior fascino perché si trova, tutta solitaria, in fondo alla città. All’epoca, però, l’area era l’antica piazza Mayor. Fu il primo tempio eretto dopo la Riconquista e conserva molte tombe dei nobili della città.

Poco più in là le mura e, nella piccola piazza, un monumento in bronzo che rappresenta gli “uomini del muschio”.

Inoltre, nell’antico Convento di San Francesco, del XIV sec., alloggia il Centro Municipal de Cultura ed il Museo legato alle collezioni di Valeriano Salas raccolte nei suoi viaggi in Europa, Asia ed America (tra l’altro: pittura spagnola e fiamminga, miniature in avorio, porcellane ed oggettistica varia).

La cosa che colpisce di più è il grande Castello-Palazzo dei duchi di Bejar che domina la Piazza Mayor de Maldonado ed eretto, nel XVI sec., sopra un’antica fortezza araba. Ha aspetto rinascimentale e la sua ampia facciata è dominata da due torrioni importanti. Avrebbe un bellissimo patio, una meravigliosa fontana ed una importante scala rinascimentale, ma oggi è lunedì ed è chiuso e chiusi ovviamente sono anche i Musei.

Sulla piazza, bei palazzi su portici con imponenti blasoni. Uno molto importante, del XVI sec., un tempo carcere della città, è l’attuale Municipio. Più sotto altra piazza tutta in rifacimento, dominata dai Portici di Pizarro e da un bellissimo hotel tutto restaurato. I pochi risanamenti si iniziano a fare ora perché, con la decadenza del tessile, arrivò l’emigrazione ed i vecchi che rimasero non pensarono certo ai restauri.

C’è anche qui una juderia e ci sarebbe il relativo museo, inoltre la cosa più importante per cui Bejar è conosciuta in Spagna è il possedere la più antica Plaza de Toros. L’Arena, che ancora oggi viene usata, è in pietra e risale al 1707 e ne sostituisce una precedente in legno.

Alle 13,30 prendo la solita tapa e poiché, con il passo da buona Pellegrina, ho già visitato due volte tutta la città (d’altra parte i musei erano chiusi) decido che nel pomeriggio potrei andare a vedere qualcosa che Daniele mi ha tanto raccomandato e, pertanto, torno alla stazione degli autobus per andare a Candelario.

Candelario è un incanto, un gioiellino! E’ un piccolo paesino alle pendici della Sierra di Bejar, a pochi chilometri dalla città. Sull’autobus siamo in due, una signora che va ad accudire l’anziano padre ed io, perché, in una giornata così fredda, fin qui non arriva nessuno.

Ora è diventato un paese prettamente turistico, anche invernale. Una sua caratteristica sono i piccoli canali che fiancheggiano le sue stradine di ciottoli e servono per convogliare le acque del disgelo, provenienti dalla sierra, evitando alluvioni. Ma serviva, soprattutto a tener pulita la città quando si ammazzavano i “porchi” da ottobre a febbraio.

La musica dell’acqua accompagna il mio passo silenzioso e la vita della gente che ora, però, se ne sta rintanata in casa. Risalgo le ripide stradine estasiata dal loro incanto. Case montane di pietra e di graticcio, povere ed importanti con ricchi decori o semplici pareti, con grandi balconi di legno, con ricche finestre ed importanti blasoni ma tutte hanno qualcosa da esibire, dettagli importanti da ricordare.

Oltre a las Regaderas (le canalette) ed a graziose fontane, una architettura unica, mai vista prima, è la batipuerta. E’ una mezza porta in legno indipendente che si sovrappone al sottostante portone in legno. Dà anch’essa sulla strada ed è sagomata (assomiglia a un semitrapezio) in modo da essere ancorata su più punti a monte. Aveva triplice funzione: serviva ad evitare che neve ed acqua entrassero in casa, e dava la possibilità di arieggiare e illuminare la parte bassa della casa senza che animali od estranei potessero accedervi, inoltre, in epoca di mattanza, serviva a fissarvi gli animali e da lì, protetti dalla mezza porta, si uccidevano.

In linea generale le case del Paese sono a tre piani, in basso il (picadero) dove si eseguiva la mattanza e la lavorazione del maiale, il piano intermedio riservato all’abitazione e l’alto dove si metteva a stagionare l’embutido (salumi). Non a caso in corrispondenza dell’ultimo piano vi sono una serie eccessiva di finestre e finestrelle che potevano essere aperte, per una buona asciugatura, secondo la necessità del tempo.

In alto a dominare il paese c’è la Chiesa parrocchiale di Nostra Signora dell’Assunzione costruita nel 1329 e successivi, ed appena più in basso il Municipio del 1895.

In basso, arrivando, prima di “scalare” le vie, c’è la deliziosa Ermita del Santissimo Cristo del Rifugio, del XVII sec. Il paese fu dichiarato Patrimonio storico nel 1975

Nonostante visiti il paese in lungo ed in largo (non c’è un negozio aperto) devo attendere, per quasi due ore, nell’unico bar, l’arrivo dell’autobus per il ritorno: c’è solo alle 18,30, ma questa visita mi ha proprio gratificato.