13° Giorno

Domenica 2 maggio 2010

OURENSE - CASARELLOS

(Km. 28- 30 circa)

Parto all’alba. Pago il conto all’Hotel Zarampallo: E. 150 per le 5 notti. Trovo sia un buon rapporto qualità prezzo, tanto più che l’Hotel è situato nel centro della città.

Poiché non me la sento di fare i quasi 40 chilometri di salita della tappa odierna, cerco un taxi (rari gli autobus in questa domenica silenziosa) che mi porta a Sartetigos a circa sei-sette chilometri da qui. Un po’ di fatica l’ho certamente risparmiata, oltretutto per l’attraversamento della città, ma me ne rimane sempre tanta da affrontare.

Inizio con un percorso fra gli alberi con una dura salita. Superata la Fontana del Santo (qui apparve San Benedetto) e l’Alto de Outeiro da Forca (qui venivano assaliti dai ladroni passanti e Pellegrini, ecco l’origine del suo nome) mi aspetta un percorso quasi pianeggiante.

Ci sono ancora paesini o case sparse e si cammina spesso sull’asfalto.

A Tamallancos mi fermo in un bar per prendere un caffè; fortunatamente è aperto, anche se è domenica. Degni di nota vi sono solo un palazzo barocco ed una chiesa dedicata a S. Maria, del XVI sec., ma di origini romaniche.

E’ un piccolo paese lungo la statale ma devio, quasi subito, sulla sinistra per un sentiero che passa fra altre case e Bouzas è subito lì. In un giardino alcuni personaggi (immagino rappresentino la famiglia che vi abita) ci augurano buon cammino. E’ un grazioso paesino con costruzioni ben conservate fatte con pietre più massicce e bellissimi horreos.

Attraversata la statale mi inoltro in una pista che la costeggia. E’ tutto un salire e poco scendere, tanto asfalto e tanti paesini che con le loro case disseminate sembrano continuare all’infinito.

Dopo Sobreira è da ricordare un bellissimo ponte medievale coperto di muschio che, in mezzo agli alberi, attraversa il rio Barbantino.

Poco avanti vi è un magnifico horreo a “5 piazze”. Questi multi horreos si vedono soprattutto in questa zona.

Usciti da Faramontanos si scende a Ermita per poi risalire ripidamente un sentiero sassoso e fangoso, pieno d’acqua, quindi sdrucciolevole all’inverosimile, che passa fra due muretti. In questo caso meno male che è in salita, una possibilità in meno di cadere; eppoi ho il mio superbastone. Per fortuna le mie scarpe nuove e dure sono però perfette contro acqua e fango.

A Viduedo, vi è la Cappella di San Pantaleon con un bel giardino intorno; io però penso più al carnevale che al Santo ed uscendo dal paese, mi colpisce un enorme blasone su un’antica parete in gran parte coperta dall’edera. Giro intorno alla casa per vederla meglio, ma è tutta recintata e nascosta e comunque la facciata ed il suo blasone è tutto ciò che rimane dell’antica storia di questo paese.

Arrivata a Casasnovas c’è un antico lavatoio-fontana coperto, ora ristrutturato, che accoglie anche i Pellegrini, come luogo di descanso.

In questo paese incrocia anche l’altro Cammino che parte da Ourense.

Prima di entrare a Cea, un paese importante arroccato sulla montagna, si attraversa un piccolo ponte di pietra su un arroyo.

Proprio sull’acqua vi è un’ antica casa, forse molino, con addossata una tettoia che copre un lavatoio. Inoltre il rio, prima di riprendere il suo corso, è stato deviato in alcuni piccoli laghetti dove scorazzano oche ed anatre. E’ un luogo romantico, idilliaco, ma il paese è lì ed ho fretta di arrivare.

Ho ancora tanta strada da percorrere.

Da un bar sotto il paese ne esce un uomo, probabilmente mi ha vista da lontano. Mi ferma e mi chiede se vado al Rifugio e poiché gli dico di no (probabilmente è lui l’incaricato di questo Rifugio di 40 posti, tra l’altro bello e ricavato in un antico palazzo) mi mette il sello, che ha in tasca, sulla credenziale, lì in mezzo agli orti. Che dire, gentilissimo, avrebbe potuto ignorarmi!

All’inizio il paese ha bellissime case antiche di pietra e molti horreos, ma mano a mano che si sale le vecchie case sono tutte ristrutturate con granito squadrato e levigato.

Il paese sembra nuovo ed al centro della piazza Mayor vi è uno strano campanile civile, che funge anche da fontana, eretto probabilmente per alloggiare l’orologio.

E’ una delle poche cose che si notano, sebbene la cittadina sia più famosa per i suoi forni a legna.

Poiché è domenica tutto è chiuso e non riesco a vederne neppure uno in funzione. Qui dovrebbe esserci un pane favoloso, il cui segreto si tramanda da generazioni, ma quello che mi servono al bar, un bocadillo con prosciutto, anzi me ne servono due sebbene non richiesti, non mi piace proprio. Poco il “companatico” e duro il pane (è domenica).

A proposito di pane, a quel che vedo, qui in Galizia esistono solo due tipi di pane: il filone od una grande focaccia (tipo toscano). Però entrambi non mi piacciono molto perché hanno una crosta troppo dura ed un interno troppo molle a cui non sono abituata.

La sosta al bar mi permette di prendere una nuova pastiglia e di mettermi ancora crema sul tallone dolorante.

Da qui ci sarebbero nuovamente due opzioni per il Cammino: una verso il Monastero de Oseira, l’altra, che prendo, per Cotellas, Porto de Souto, Arenteiro con la Chiesa dedicata a Santa Maria la Pellegrina.

Ed ancora giù per poi risalire e quanti cani, per fortuna molti sono legati, ma molti sono prodigiosamente zittiti dal mio bastone.

Sono le ore centrali della giornata, il caldo è insopportabile, tanto più con la fatica del salire. Il nome dei paesini mi sfugge, non sono sul Cammino ma proseguo sulla statale, così mi hanno indicato per arrivare a Casarellos.

Ad un bivio, quando la strada devia per il Monastero de Oseira io proseguo avanti.

C’è un taxista; dal nome sul taxi, ricordo che è quello segnalato nei foglietti appesi agli alberi; sui foglietti era segnalata anche la sua casa come possibile sosta.

Sarei tentata di chiedere aiuto, ma gli chiedo solo quanto manchi per arrivare. Mi dice 4 chilometri ma saranno il doppio; a quanto pare anche i tassisti si sbagliano.

E nonostante io abbia prenotato una stanza nella Casa Rural più vicina ad Oseira, perché non trovavo Hostal nella zona, mi accorgo che lungo la strada vi è un altro Hotel, oltre alle stanze del taxista.

Fra paesini e paesetti passo da Pinor, un paesotto srotolato sulla statale, e mi rincuoro: è il municipio dove si trova la Casa Rural da me riservata.

Ma devo ancora salire molto, superare Arboreiro con la sua chiesina e O Reino prima di trovare il bivio per scendere a Casarellos.

E adesso giù per alcuni chilometri in mezzo a boschi incantati, ma penso anche che domani dovrò risalirli. Ora il cielo è incredibilmente terso ed un po’ di vento rinfresca infine la durissima giornata.

Il luogo è silenzioso e scende verso la vallata. A mezza costa vi è la Casa Rurale Casarellos.

Più che una casa è una contrada, in gran parte ristrutturata con i soldi statali; questo saprò l’indomani.

Mi accolgono due cani ma sono buoni ed il piccolo vuole soltanto coccole. La padrona, giovanissima, mi riceve con benevolenza e tanti sorrisi

Tutto è ben restaurato, anche gli annessi; vi è un bel giardino e la piscina con una meravigliosa vista sulla vallata.

La mia camera, anzi è una suite poiché vi è anche un salotto attiguo, dà su una grande terrazza dove metto la mia ropa ad asciugare. Sono l’unica ospite, non è ancora stagione. Peccato restarvi una sola notte, sarebbe un luogo delizioso per giovani sposi appassionati di trekking.

Nel prezzo di E. 44, vedrò al mattino con sorpresa, vi è compresa anche una memorabile cena ben preparata, ben servita con tovagliato di lino verde a quadri gialli. Mangio veramente bene (molti saranno prodotti della loro terra) nel bel salone con mobili ed oggetti antichi ed alcuni veramente preziosi. E, cosa importantissima, il padrone si offre di accompagnarmi in macchina, domani, fino ad Oseira. Con tutte queste gentilezze, questo calore, mi sento a casa e sono felice, la grande stanchezza che mi ha accompagnata per l’intera giornata svanisce nei sogni.