9° Giorno

Sabato 8 maggio

Getxo (Bilbao) PORTUGALETE – EL HAYA

(Km. 24 circa)

Al mattino mi alzo tranquillamente, trovo subito un bar e, finalmente un ottimo caffè.

Poi prendo la cabina volante sul fiume. La cabina volante fa parte del Ponte Colgante che attraversa la ria. Il Ponte, disegnato dall’architetto Alberto Palazzo, è il più antico ponte in ferro del mondo. Fu inaugurato nel 1888, ma restaurato in epoca recente e finora si calcola lo abbiano utilizzato circa 600 milioni di persone. Mette in comunicazione Las Arenas (Getxo) a Portugalete 24 ore su 24.

Volendo, 2 ascensori panoramici portano a 50 metri sopra la ria, per una visione incredibile di Bilbao (ma io non oso avventurarmi). Sotto una piattaforma, con 2 corridoi laterali per le persone e con una portata di 6 vetture a viaggio, conduce ininterrottamente da una riva all’altra i passeggeri. La ria, in questo punto, non è molto larga, ma mentre la mia zona è costruita da nuovi insediamenti, la parte opposta, Portugalete, è piena di fascino e di mistero. Il ponte è stato importantissimo all’epoca, quando l’attraversamento della ria era fatto solo dalle barche che, in ogni caso, si usano ancora. Ora inoltre ci sono molti ponti e strade che mettono in comunicazione una riva con l’altra.

Uscita dalla piattaforma che impiega pochi minuti ad attraversare la ria, guardo i ricchi palazzi ottocenteschi che arrivano al mare. Poi salgo, veramente è tutto un salire, lungo le strette e buie vie della mattina. Le costruzioni sono alte, ma antiche, ed alcune di origine medievale. Splendido è il centro appollaiato in alto con una bella vista su Bilbao, con la Chiesa gotica di Santa Maria (ovviamente chiusa a quest’ora) che ha, lateralmente, uno strano portico forse rinascimentale. Vi sono resti di mura e si nota la splendida casa-torre dei Salazar del XIV sec., che difendeva l’entrata al paese sopra l’antico porto. È luogo di turismo d’elite, almeno dalle case, anche se poco più in là, verso il mare, migliaia di ettari di raffinerie e centrali termiche ed un molo industriale di chilometri e chilometri, chiude e rovina la fine della ria, come del resto tutta Bilbao. Il paese è ancora addormentato, alle 8,30, e così uscendo dal paese che ha case belle e prestigiose anche nell’immediata periferia, una panettiera, che ha appena aperto, mi da un’informazione sbagliata.

Chiedo a più persone, perché non trovo frecce gialle od altre indicazioni, ma sembra che del Camino di Santiago nessuno abbia mai sentito parlare e così trovando alfine la porta di un cimitero, mio riferimento, mi avvio lungo la strada trafficatissima, che mi accorgo dopo, è uno svincolo dell’autostrada. Infatti avrei dovuto mantenere la destra e non passare alla sinistra vicino al cimitero. Per cui, non sapendolo, vado avanti lungo la carretera, ci sono anche carrozzerie e capannoni vari, ma data l’ora ed è sabato, tutto è chiuso, per cui procedo lungo l’autovia (superstrada) che va all’autopista (autostrada). Immaginatevi il traffico e la pericolosità. Un uomo risale e chiedo conferma, ma non sa cosa dirmi, solo che se c’è lui, penso, posso camminare anch’io. Supero un incrocio incredibile di vie e desvii e finalmente arrivo ad una caserma dei bomberos (vigili del fuoco). Suono, chiamo, entro di lato da un buco, abusivamente, ma niente, qui non c’è proprio nessuno. Dopo aver inutilmente ispezionato il caseggiato (meno male che non ci sono incendi) esco di nuovo e mi avvio verso il più vicino paesino. Anche qui tutti dormono, ma dopo essermi inoltrata nel luogo, finalmente un vecchio esce di casa e lo assalgo con le mie domande. Ho sbagliato proprio tutto, dovevo deviare molto prima, per cui torno indietro alla ricerca di un altro paese. Ma anche qui la cosa non è semplice e le informazioni contrastanti, già perché l’esperienza mi fa chiedere a più persone. E dopo innumerevoli tentativi, e “ritorna indietro” perché ci sono molti incroci, finalmente trovo il Camino Bidegorri, che però nella segnaletica è indicato diversamente, ahi i baschi! Delusa ed angustiata come sono, resto però meravigliata e mi ricredo per questo Camino, che è una splendida pista ciclabile, in due corsie: una rossa per i ciclisti ed una grigia per i podisti. La pista è lunga oltre 11 km. e porta alla spiaggia de la Arena di Santurtzi.

È sabato e vi sono molte persone che la percorrono, più o meno velocemente e più o meno sportivamente, ma di Pellegrini neppure l’ombra, anzi vengo molto guardata come una rarità.

Sono 11 km. in mezzo al verde, talvolta si sottopassa l’autopista e spesso se ne sente il rumore, ma quando ci si inoltra in mezzo alla vallata è una delizia, tanto più che in fondo si scorge il mare. Ed in fondo si arriva alla spiaggia. Vado ad un bar per rifocillarmi, poi attraverso la spiaggia ed un ponte pedonale che supera il fiume, anzi un torrente che sfocia proprio lì, nel mare. Al di là subito dopo un bar albergo, una freccia gialla indica di salire una ripida scalinata che porta in quota, sul promontorio che protegge la baia. Vi è una strada pedonale che lo percorre tutto intorno e qui la zona è intatta e meravigliosa. Le onde lambiscono le falesie con una rabbia incredibile. Pur non piovendo, il cielo è spaventosamente nero. In questo sentiero pedonale, alto lungo il mare, ogni tanto vi sono resti arrugginiti di macchinari e gru con carrucole, che servivano per recuperare le alghe che il mare gettava negli scogli sottostanti; qui evidentemente vivevano anche di quello. Tutto intorno è una meraviglia di fiori e di pace, anche se c’è troppo vento e freddo per potersi fermare. Ancora un piccolo tratto ed arrivo al confine fra i Paesi Baschi e la Cantabria, ad El Haya, non a Muskiz come previsto dalle guide. Il piccolo paese è pieno di bandiere basche a chiarire la sua origine. Però per fortuna vi è una parada (fermata) dell’autobus che va proprio a Portugalete, altrimenti avrei dovuto tornare indietro (a 7 km. circa per raggiungere Muskitz). Adesso con il sole è arrivato il caldo, per cui dopo essermi informata ad un bar lì vicino, attendo pazientemente e quando più tardi, con l’autobus, passo da Muskiz noto come fosse un bel paese antico, pur devastato, ora, dalla modernità. Vi sono alcune case notevoli e dovrebbe esserci un castello del 1300 che però non vedo, neppure in mezzo ai boschi che circondano il paese. Chiedo informazioni all’autista, il quale però mi dice che è in mezzo alle raffinerie, che lo hanno restaurato, ma che per andarci bisogna chiedere il permesso. Il Petronor (ritengo il nome delle raffinerie) che occupa ettari ed ettari, è veramente impressionante ed è quasi sul mare. Visto dal pullman, mi accorgo che arriva proprio alla fine del Camino Bidegorri, quasi sulla spiaggia ed il porto, con il molo enorme di Bilbao, è subito lì. Sono proprio impressionata! Ripasso il Ponte Colgante, torno in albergo ma riesco subito. Faccio qualche strano acquisto e cerco una chiesa. Hanno appena finito di battezzare numerosi neonati e nei giardini antistanti vi è tutto un brulicare di persone e bambini. Entro e vedo che dopo poco ci sarà una nuova messa ed anche qui vi sono due enormi teli per le diapositive, però non disturbano molto, perché la chiesa è moderna; assomiglia a quella di San Pietro Apostolo nel nostro Piazzale Vittorio Veneto. Sono vicina ad un attempato gentiluomo spagnolo che mi osserva molto, specie se dico le mie preghiere in italiano. Tento anche, visto che è scritto, di dire il Padre Nostro in Euskara, ma mi accorgo che non solo è impossibile capirlo: è anche difficile dirlo.

Figurarsi scriverlo! Chiedo pertanto scusa per gli eventuali “certi” errori! Domani sarò in Cantabria e vedremo se le indicazioni di strade e palazzi, continueranno ad essere impossibili da capire o se, almeno lì, saranno in castigliano perché è assolutamente impossibile associare la lingua basca a qualcosa di italiano. Dopo i soliti Pintxos rientro.

Una giornata stupenda ed indimenticabile. Finalmente!