3° Giorno

Domenica 5 Maggio 2002

Da BURGOS a HORNILLOS DEL CAMINO

e poi a Castrojeriz, Km. 20 circa

(mancano Km. 449,2)

Alle sette, prontissime, siamo scese nella hall, dove, credo, Corrado (non ricordo il nome) già ci attendeva. Probabilmente era meravigliato per la nostra puntualità, ma ci siamo solo salutati e via senza colazione. Abbiamo lasciato alcune borse, per alleggerirci, che verranno caricate dal taxi che prende il borsone del nostro amico, e che passerà a prenderci alle ore 15 ad Hornillos per portarci a Castrojeriz. Tutto benissimo, il nostro nuovo amico è gentile e disponibilissimo, ed ancora meravigliato per la nostra “gamba”, lui che pensava di essere un superuomo. È vero che dopo 4 tappe (tante ne ha percorse da Logrõno, suo inizio Cammino) è pieno di ampollas (vesciche) e fa fatica a procedere. Gli diamo molti consigli e materiale medico alla sera, ma non so se abbia seguito tutte le nostre raccomandazioni alla lettera. Comunque, non si lamenta, e non fa il macho. Tenta di piovere e c’è molto vento, ma il sole appare spesso e si sta bene.

Usciamo da Burgos passando dal Monastero de las Huelgas, dal ponte e dal Rifugio, situato al centro di un grande parco verde alla periferia estrema della città. Tanto la città è bella, tanto è brutto il Rifugio, probabilmente fatto provvisoriamente con qualche casetta di legno.

E’ proprio l’alba e vi è un certo fascino nel silenzio della città. Procediamo veloci e superiamo tre mesetas (altopiani). Finalmente capisco cosa sono. Enormi tavolati piatti, con piccole cime tutte sassose qua e là, dove i contadini radunano i bianchi sassi per rubare terra coltivabile. Tutti questi sassi sembrano guardiani di un regno irreale. Le irrigazioni poi, aiutano questo terreno così impervio, dove vento, freddo e sole sembrano gli unici padroni. Non vi sono alberi e ritengo che d’estate, dopo i raccolti, tutto sia arido, brullo e giallo. Per ora tutto è verde a perdita d’occhio, di un colore intenso e carezzevole.

Il primo paese è Villalbilla, poi Tardajos con il Ponte de Arzobispo (Arcivescovo) sul Rio Ubierna. Il paese è costruito su un antico borgo romano e qui prendiamo un caffè, …lungo, per l’attesa, poi Rabè della Calzadas e dopo altri 8 km., finalmente, arriviamo a Hornillos del Camino, dove un tempo vi era un hospital ed un lebbrosario. È un delizioso paesino di pietra con la lunga Calle Real che attraversa tutto il paese, e con una bella chiesetta gotica, dedicata a S. Maria , sulla collinetta. Il bar naturalmente è in fondo al paese.

Non sono neppure le 13 e dobbiamo attendere fino alle 15 l’arrivo del taxi. Prendiamo un’aranciata e troviamo un giudice svizzero, già divenuto amico del nostro compagno, che è partito da Berna in marzo e che fa il Cammino con tutta calma. Lui pranza con altri Pellegrini. Noi mangeremmo volentieri insalata o frutta, ma l’oste non ne ha. Allora usciamo e attendiamo al sole, quando c’è. C’è invece molto vento e freddo. Siamo sudati e stanchi ed alle 15 il taxi non arriva. Il nostro amico telefona arrabbiatissimo, ma solo dopo innumerevoli telefonate riesce ad ottenere un nuovo taxi per le 16:30. Come sapremo poi, la signorina dell’albergo dove andremo, si era dimenticata di avvisare il taxista ed il nuovo, informato, era distante per raggiungerci subito. Eppoi è domenica, ed alle tre del pomeriggio gli Spagnoli sono proprio al culmine del loro pranzo. Chi li smuove?

Alle 17 in ogni caso siamo a Castrojeriz (m. 808).

Il taxista simpaticissimo, fa il meccanico, ci fa fare un lungo giro sulla statale per poter arrivare a Castrojeriz. Si fa pagare la corsa 40 € dal nostro amico, e non è poco per una quarantina di chilometri, e da noi non vuole nulla. Gli diamo, lo stesso, 10 €, poiché sembra che il nostro amico possa farsi rimborsare la cifra spesa dall’Agenzia di viaggio. Lungo il tragitto, che non è quello del Cammino, abbiamo modo di vedere, passando, dei bei paesini, con mura e castello, e mi spiace di non essermi potuta fermare per visitarli. Mi spiace anche non aver potuto fare il tratto intermedio del percorso fin qui. Abbiamo perso i ruderi dell’antico Convento di Sant Anton e la Collegiata de Nuestra Señora del Manzano.

Castrojeriz ha origini visigote (Castrum Sigerici), ma forse anche romane. Fu teatro di molte battaglie fra Saraceni e Cristiani fino a che divenne città castellana (di Castiglia) sotto Alfonso VII nel 1131. Il suo castello, alto sul monte, non si vede dal paese e comunque sono rimasti solo ruderi. Noi l’abbiamo visto arrivando da lontano, ma onestamente credo non siano in molti a visitarlo dopo una tappa così lunga. Vi sono anche resti di belle mura in pietra, ma il paese invece è per lo più di mattoni crudi ed alquanto malandato. Stanno in ogni caso restaurando con molta cura, attenti al recupero di questi vecchi muri, così isolanti sia per il caldo, che per il freddo. Nonostante il degrado, queste vecchie case mi affascinano. Non occorreva andare in Egitto od in Grecia per vederle. Qui ci sono paesi e paesi costruiti in questo modo.

La nostra pensioncina, Hostal El Meson (costo notte € 29 in due) è discreta ed in luogo silenzioso, come tutto il paese del resto. La stanza è pulita e gli ambienti sono ricavati nelle vecchie case restaurate. Vediamo che ci sono anche altri hotels e magari migliori, ma siamo soddisfatte.

Cerchiamo la chiesa per ascoltare la S. Messa, ma la chiesa è in restauro, e nonostante le varie indicazioni, “perdiamo”la liturgia andando su e giù per il paese in cerca della nuova chiesa. Rientriamo per la cena, mangiamo bene in compagnia del nostro amico e spendiamo poco (Costo cena € 16 in due).