5° Giorno

Sabato 2 Giugno 2001

Da PAMPLONA (IRUÑA) a PUENTE LA REINA,

Km 20 circa

(mancano Km. 683,1)

Grosso errore il nostro albergo centrale di Pamplona. Era talmente centrale, su una via pedonale della città, ma con sotto bar, discoteche, ristoranti e che so io…. Insomma una serata “putiferio” nella calle (via), con musica che scuoteva la casa. Non siamo riuscite a dormire, il chiasso dei ragazzi e della gente, risate a non finire, liti e chi più ne ha più ne metta. Era venerdì e loro tirano tardi più di noi e quando, alla fine, si sono decisi ad andare a dormire (erano circa le quattro del mattino), è arrivato il camion della nettezza urbana per spazzare e lavare le strade ed è andato avanti ed indietro fino all’alba. Ci siamo comunque alzate alle 6:15 dopo aver dormito sì e no 2 ore. Forse!

Alle 7 siamo in strada con la speranza di un caffè. Macché, neppure quello! Alle 7:15 l’autobus ci porta a Cizur Mayor e da lì un bel tratto a piedi ci fa arrivare a Cizur Menor. Chissà se abbiamo poi risparmiato strada? Almeno avremo risparmiato il traffico e lo smog, ma a quell’ora non c’è nessuno in giro. Il tragitto, con le gambe ancora dolenti e senza caffè, ci ha visto abbastanza imbronciate. Neppure a Cizur Menor abbiamo trovato un caffè. Ed infine abbiamo saltato la colazione.

L’unica difficoltà per noi Pellegrini è proprio l’apertura dei negozi e delle chiese. Prima delle 10 del mattino non si vede anima viva in giro, le chiese si possono vedere solo da fuori o a fine tappa, la sera, nei paesi dove si arriva, se sono importanti.

A Cizur Menor, comunque, c’è una bella chiesa dedicata a San Michele Arcangelo ed un antico Rifugio dei Pellegrini che, ovviamente, abbiamo ammirato solo esternamente. Da qui inizia la salita all’Alto del Perdón, particolarmente affascinante. Campi coltivati ai lati, a perdita d’occhio, ruderi, anche di antichi ospedali, colline con castelli ed in alto le moderne pale eoliche per sfruttare l’energia del vento e creare elettricità. Sembrano lontano, ma ci si arriva senza tanta difficoltà, nonostante i polpacci facciano sempre male. Passiamo da Zariquiegui, dove c’è una bella Chiesa gotica.

C’è molto vento e questo ci innervosisce molto, ma ci dà anche aiuto, visto che il percorso è tutto al sole. Mariangela, che se non dorme, dice di essere nervosa, lo ha dimostrato. Questa è stata la sua giornata di crisi. Lo zaino le pesava, ha cambiato per ben tre volte le scarpe e la mia comprensione la infastidiva ancor di più.

Poco prima di arrivare al culmine vi è una fonte asciutta detta del “rinnegamento”, perché, si dice, che il diavolo offrisse acqua ai Pellegrini in cambio del rinnegamento della fede. Poi, in cima, le pale eoliche hanno diviso il nostro Cammino in due. Arrivate, “dove il vento sposa le stelle”, (ma è incessante e terribile), ci siamo fermate. Peccato che la macchina fotografica si fosse inceppata e quindi non abbiamo potuto fissare questi infiniti così magici. Sul passo, (mt. 734), è stata messa nel 1996 una scultura moderna, in ferro, dedicata al Pellegrino e vi è ancora un’edicola, in pietra, a ricordo di un antico ospedale ormai scomparso.

C’è anche una strada asfaltata che arriva fin lì, probabilmente in funzione delle pale eoliche. È suggestivo e magnifico guardare l’orizzonte nelle quattro direzioni: mulini a perdita d’occhio sulle creste delle montagne, la pianura con Pamplona alle spalle, la pianura ed il Cammino da fare che ci aspetta. Non possiamo rimanere di più, il vento non dà tregua.

Ci tuffiamo per una discesa ripidissima, sassosa e ghiaiosa che, per fortuna, dura circa 300 metri, poi si fa dolce ed il passo ritorna tranquillo. Vi sono dei ruderi, ma li ignoriamo. Il cielo e la giornata sono limpidi in un modo incredibile, sembra di assaporare la dolcezza del tempo, ma Mariangela è più irrequieta che mai ed in modo burbero m’invita a fermarmi. Non possiamo neanche scegliere un luogo discreto dove pranzare. Finiamo addirittura con gli zaini su alcune “boasse” (escrementi di bovini), per fortuna secche. Tant’è, è uno stacco!

Mariangela ha il mignolo del piede dolorante e nessuna scarpa è adatta allo scopo. Con spirito incredibile indossa le ciabattine infradito e finisce la tappa in discesa e in mezzo ai sassi. Non solo, anche l’indomani viaggerà in ciabattine mare. È sempre più nervosa, ma la lascio stare, anche lei ha sopportato me nel caldo. Domani sarà tutto diverso. Per strada troviamo un ragazzo brasiliano con un buffo ombrellino sulla testa, che era stato in Italia e conosceva Verona. Ogni anno viene in Europa a trascorrere le vacanze. Farà tutto il Cammino in circa 50 giorni. Per un tratto abbiamo fatto il Cammino insieme, poi lo abbiamo lasciato, eravamo più veloci o avevamo più fretta.

Superiamo Uterga. Questi paesini pirenaici sono deliziosi, con belle costruzioni e chiese di pietra intonacate di bianco. I portali a tutto sesto, con pietre molto grandi, sono particolari ed ogni casa ha sulla facciata imponenti stemmi nobiliari in pietra. Veramente straordinari. Qui il tempo sembra non essere mai passato.

Troviamo finalmente una caffetteria a Muruzábal; due paesi prima di arrivare. Prendiamo un caffè e troviamo i nostri “amici francesi”. La nostra amica aveva accorciato loro la tappa venendo a prenderli fin qui. Io mi allontano per vedere la Chiesa parrocchiale, carina, con il solito, ma sempre affascinante, retablo (altare) in oro, e mi fermo a parlare col parroco che conosce Verona, ma che però ha fretta di chiudere la Chiesa.

Ci perdiamo la “Ermita de Santa Maria d’Eunate”, chiesa ottagonale eretta dai Templari, che dovrebbe essere molto bella e suggestiva. Siamo troppo stanche ed abbiamo ancora strada da fare, per affrontare questa deviazione. Superiamo Obanos, dove, si dice, s’incontrassero i due Cammini, quello navarro e quello aragonese, e con molte piccole soste, finalmente arriviamo all’Hotel Jackue. Bello. Speriamo di riuscire a dormire. C’è tanto vento. Costo hotel 9.000 pst. in due, senza colazione (circa £ 58.000 ognuna).

Siamo a Puente la Reina (mt. 347 abit. 2500 circa) paese veramente delizioso, nato in funzione dei Pellegrini; la via centrale che lo attraversa è il Cammino. Qui, dopo il Rifugio, incontriamo subito la Chiesa del Crocifisso, unita con un arco molto suggestivo all’antico Ospedale; è di fondazione templare. Ci facciamo mettere il sello. Un po’ d’attesa, perché il pretino ha da chiacchierare, e molto! Il Crocifisso della Chiesa è particolare, in legno con le braccia a “Y”. È del XIV sec. È grande e molto coinvolgente nella sua sofferenza; fu donato da un Pellegrino tedesco.

La Chiesa di Santiago è a metà via. È importante il pavimento tutto in legno, il retablo centrale grandioso e tutto dorato, ma anche gli altri altari non scherzano. Vi è una profusione d’oro incredibile. Qui San Giacomo è rappresentato come Pellegrino e non come “ammazza mori” ed è moro (in basco “Santiago Beltza” - nero). La facciata esterna della chiesa è romanica, l’interno è gotico. È sabato ed ascoltiamo una Messa. È commovente e coinvolgente. È Pentecoste ed il Sacerdote usa parole bellissime che toccano il cuore. Credo, come vedremo anche più avanti, che lungo il Cammino mettano Sacerdoti con una marcia in più, che sanno cogliere l’animo dei Pellegrini con il loro amore. Ecco nelle parole, pur semplici, vi era solo amore: in fondo, come ci ha detto lui, il nostro andare era pregare Dio; e chi meglio di noi, che lo pregavamo, poteva essere più vicino a Lui?

È stata una Messa piena di suggestione ed atmosfera. La Chiesa era gremita di gente del paese, di Pellegrini e c’erano anche i nostri “amici francesi”.

Il ponte romanico sul fiume Arga, che esce dal paese, è a sei arcate irregolari. Dà il nome al luogo ed è particolarmente interessante e affascinante, specialmente visto dall’esterno del paese. Fu fatto costruire dalla regina Munia nell’XI secolo per facilitare il transito dei Pellegrini, e contribuisce a creare il fascino del Cammino insieme alla ricchezza monumentale di altre città e paesi. A metà calle vi è la piazza principale, dove abbiamo incontrato alcuni suonatori.

Abbiamo cenato, appena discretamente, in un ristorante della via, con menù per il pellegrino. Spesa 1.500 pst. (£ 20.000 ognuna). Peccato che tutto fosse chiuso e che il paese sembrasse un po’ morto. Sembrava, perché erano le 20:30 e forse la gente si preparava per la Fiesta; ma, dalle 22 in poi! Siamo in Spagna!

Abbiamo incontrato anche la signora con figlio che era salita con noi fino a Roncisvalle e che aveva già fatto il Cammino. Era tornata per rifarlo insieme a lui e farglielo conoscere. È bello ritrovare, ad ogni tappa, persone già incontrate. Ed è bello fare incontri speciali, come il vecchiotto di un paesino (con basco in testa), che su una panchina attende il passaggio dei Pellegrini e che, vedendo arrivare Mariangela, emozionato e traballante, si è alzato con l’ultimo fiato d’antico toreador per dirle “(bella) guapa”. Beh, insomma, lei una conquista l’aveva fatta! Che gente straordinaria e orgogliosa questi Baschi!

Siamo andate a dormire prestissimo, ma nonostante il nostro albergo fosse all’inizio del paese, a circa un chilometro, sentivamo, nella notte, la musica della Fiesta, i nostri salti baschi, sui quali Gigi aveva perso tanta anima per insegnarci. Era così coinvolgente, con i comandi dei passi, che mi sembrava di sentirla vicino e che i miei piedi rispondessero ai comandi dell’Erziska, della Dobla o della Luze, ma eravamo veramente stanche; era mezzanotte e finalmente, con il vento ormai acquietato, ci siamo addormentate, o quasi, anche noi.