10° Giorno

Giovedì 4 maggio 2006

VILALBA – BAAMONDE

(Km. 18 circa)

Faccio colazione al bar Nexius, quello “tuttofare” di ieri ed alle 8 sono già per strada. Dalla chiesa numerose conchiglie in bronzo, infisse a terra, portano fuori città. Sono subito sul Camino che passa dietro ad alcune case, ma, dopo pochi metri, un cane rabbioso e ringhiante mi viene incontro abbaiando furiosamente. Per ora non ho un bastone, ma a che mi servirebbe?

Torno indietro; la stradina è talmente stretta che non potrei comunque passare. A quest’ora poi, non c’è nessuno al quale chiedere aiuto.

Ritorno alla statale nella speranza di ritrovare il Camino più avanti. La carretera è alquanto trafficata perché, ahimè, è un’autovia che collega Lugo a La Coruna ed il margine al bordo della strada è poco più di 50 centimetri. Non sono tranquilla, tanto più che il traffico va intensificandosi; sono però costretta a procedere perché di raccordi con il Camino non ne vedo.

Ma a metà di una lunghissima salita, si ferma il mio “gitano”, l’amico ciclista, e questa volta mi accompagna fino alla cima, per descansar (riposare), dice.

Ed ora mi racconta: ha 33 anni, è di Madrid ed ha la moglie al seguito, in macchina, che lo “raccoglie”, se necessario. Nello stesso modo ha visitato anche l’Italia. Ha un bellissimo ricordo di Capri, Roma, Firenze e Venezia; di Verona ha un “bel” ricordo, ma fisico, perché conserva una lunga cicatrice sulla gamba. Alla tomba di Giulietta non aveva visto un gradino!

Non fa il tragitto sul Camino perché anche lui ha paura dei cani, non perché gli mordano le gambe, ma perché gli rovinerebbero la bicicletta! Mi fa sorridere. Velocemente arriviamo in cima ed allora lo lascio andare, salutandolo affettuosamente. Non lo vedrò più!

Procedo ancora per un po’ prima di arrivare ad Alba: ammiro una chiesetta ed un bel cimitero neogotico. Ritrovo anche il Camino, non ben tenuto, ma segnalato. Ma, ahimè, quanti cani, anche se legati o raggiungibili dai padroni! Ogni fattoria, sparsa qua o là, ne ha sempre almeno tre. Io spero che le catene tengano, perché la rabbia degli animali è terribile, acuita proprio dal giogo a cui sono costretti. Quando il Camino incrocia la statale, mi fermo ad un piccolo bar molto fumoso, ma il prossimo anno la legge antifumo arriverà anche qui. Poi, via di nuovo.

La costruzione della nuova autovia ha devastato campi e boschi, ma ha tenuto salva la segnalazione del Camino ed un bellissimo ponte medievale lì vicino.

Proprio mentre sto per attraversarlo, sono spaventata da due Pellegrini-ciclisti che mi giungono alle spalle senza che io li abbia sentiti arrivare perché, con i lavori, il percorso è ricoperto di sabbia. Ci salutiamo e loro procedono velocemente. Per oggi, di Pellegrini non ne vedrò più. Ed arrivo a Baamonde!

E’ un piccolo paesino che si dipana lungo la strada principale, con qualche bella casetta e nient’altro. Sembra di essere fuori dal mondo. Il mio hotel è ad oltre un chilometro dal paese, naturalmente, ma è l’unico possibile.

E’ sulla “Ruta Esmeralda” (non è il nome della via, ma della zona) e questo è già meraviglioso per le promesse di verde e d’acqua che prospetta.

Anche il nome dell’hotel è il medesimo ma, ahimè, è un “hotel” per camionisti. E’ costruito su un’Officina ed intorno il luogo è polifunzionale. Vi sono infatti un distributore di benzina, un’elettrauto, un gommista, un bar con ristorante e naturalmente, l’hotel; insomma tutto quanto necessita nel raggio di molte miglia, o se volete, il corrispondente di un nostro “Il Paradiso del Camionista”.

Quando entro nel bar-ristorante, nessuno mi guarda per darmi la chiave della stanza. E’ tutto un frenetico andare e venire per accontentare i numerosi avventori del ristorante (molti camion sono parcheggiati nel piazzale antistante).

Allora mi siedo anch’io e vengo servita, anche velocemente, da una magnifica donna piena di brio, di memoria e rapidità. Mangio ottime costolette d’agnello alla brace con verdura e patate. Di pagare il conto non se ne parla, perché non hanno tempo. Mi forniscono la chiave e raggiungo l’Officina.

Una lunga e ripida scala conduce ad un corridoio lunghissimo ed alle stanze. Non trovando l’interruttore, ho una qualche difficoltà a trovare la mia camera, che è proprio in fondo al corridoio, che è buio. Entro: è piccola e luminosa, con bei mobili che però hanno visto tempi migliori; ma il bagno, ahimè, non è proprio pulito, od almeno secondo la mia idea di pulito. Per la prima volta non oso neppure fare una doccia! Tento di riposare, ma i camion ed il luogo sono molto rumorosi, per cui esco e vado a vedere quel poco che c’è.

L’unica cosa degna di nota è la chiesetta romanica di Santiago del XIII secolo (con resti del IX), posta in alto rispetto alla strada. Ha un suggestivo portale e nel praticello antistante ci sono tre cruceiros del sec. XVIII ed alcuni imponenti alberi secolari che abbelliscono il luogo. La chiesa naturalmente è chiusa!

Vicino c’è la casa dello scultore Corral, ma tutto finisce qui.

Il paese non arriverà a 50 case, ma c’è una stazione ferroviaria che stanno rimodernando. Mi colpisce quanto siano distanti i binari l’uno dall’altro; evidentemente il passo dei treni è diverso dal nostro. Mi fermo per bere un succo di frutta, tanto non cenerò e, nel frattempo, decido. Da qui, per arrivare a Sobrado, ci sono circa 40 chilometri in salita e senza alberghi, che non riuscirò mai a fare in una sola tappa.

Cambio, anzi ho già cambiato a Mondonedo, la mia idea iniziale: saltare le due tappe finali che appartengono al Camino francese e che ho già percorso. Invece salto queste due e farò le finali!

M’informo, ma non ci sono autobus che vadano a Sobrado, non c’è nessun mezzo pubblico che vada lì. La strada stretta, ripida e piena di curve, come vedrò domani, non lo permetterebbe. Ma nella stessa piazzetta attende un taxi con una donna-autista che sta mangiando un panino. Praticamente attende quelli come me! Fa servizio continuo per quelli che vanno a Sobrado, e cioè tutti, mi dice; chiedo il costo, che non è contrattabile: non è neppure economica.

Ma non posso fare altrimenti.

Rientro, ma ancora non riesco a farmi fare il conto. I proprietari sono sempre impegnati nelle varie attività. Mi addormento presto, subito dopo il telegiornale di cui mi colpisce una notizia: “una osa (orsa) ha devastato un paese e terrorizzato molti automobilisti. Non era mai accaduto prima che gli animali scendessero così in basso”…..!!.

Alle 3 di notte vengo svegliata da violenti rumori. E’ il mio vicino che rientra ubriaco o forse è un camionista, maleducato per la verità, che si è fermato per la notte. I rumori persistono per un bel po’ ma alla fine tutto si tranquillizza e solo dopo molto tempo riprendo il mio giusto sonno. All’indomani, offrendomi il caffè, il proprietario mi chiede Euro 19 per la stanza ed il pranzo.