19° Giorno

Sabato 8 Maggio 2010

SANTIAGO DE COMPOSTELA

Continua a piovere intensamente ed ininterrottamente. Non ho voglia di andare a Vigo da qui e neppure di arrivare a Finisterre come avevo programmato.

La stanchezza non mi lascia ed il piede, nonostante non sia costretto a grossi traumi, mi fa sempre più male. Zoppico molto, forse sarà l’umidità.

Andrò a rendere omaggio alla tomba del Santo passando dalla Porta Santa sperando che la coda non sia lunghissima. Una mezz’ora la devo fare comunque ma è una cosa a cui non posso sottrarmi.

Nella piazza, per controllare le code, ci sono parecchi poliziotti sebbene i “soliti furbi” ci siano anche qui, ma, mi dico, che anche questo fa parte del Pellegrinaggio: sopportare queste piccole angherie, pazientare aspettando il mio turno.

L’abbraccio con il Santo è intenso, quest’anno ho tante cose da chiedergli, tanti accadimenti che abbisognano del suo aiuto. Quanta gente ho portato con me, quanti hanno pregato per me in questi lunghi giorni. Ed anche sotto l’altare, nella piccola cripta, dove riposa nella sua teca d’argento, rimango a pregare. Forse sarà l’ultima volta che giungo fin qui e……

Quando esco, e piove ancora, decido di andare a vedere i Musei che avevo tralasciato negli anni precedenti.

Il primo è il:

Museo di Arte Sacra, è stato ricavato nel Convento delle Suore di San Paio de Antealtares (fondato nel 1707); convento che, con 48 finestre inferriate in una lunga parete, chiude il lato orientale della Piazza della Quintana.

Nonostante sia Pellegrina la suora mi fa pagare l’ingresso perché “è un museo particolare”, mi dice, ma è poca cosa e son felice di farlo e mi chiedo come facciano, una manciata di suore, ad accudire un edificio che sembra più grande della Cattedrale.

Poi mi reco in quello di:

San Martin Pinario, sede del Museo Diocesano. E’ allocato nel Monastero omonimo che dà sulla Piazza dell’Immacolata o dell’Azabacheria della Cattedrale. Questa era la piazza dove avevano i loro negozi i venditori di giaietto. Anche questo edificio è gigantesco e, con i suoi 20.000 metri quadri, è considerato uno dei più grandi complessi religiosi di Spagna. La sua costruzione iniziò nel IX sec., sembra, per volere di re Alfonso II il Casto, ma i primi documenti risalgono al 912. L’aspetto attuale si deve all’epoca barocca, epoca del suo maggior fulgore, e neoclassica. Dal 1868 vi si stabilì il Seminario Diocesano.

Del complesso fa parte l’imponente Chiesa che fu riedificata a partire dal 1590 per opera di Mateo Lopez. Ad una navata, con cappelle laterali, ha un’abside molto profonda per consentire l’alloggiamento di un bellissimo coro.

L’aspetto generale, della Chiesa è di estrema opulenza data la profusione massiccia di oro. E’ un museo eccezionale che conserva una notevole raccolta di oggetti sacri: altari, tele, statue, rosari di giaietto, oreficerie, crocifissi, una ricca collezione di statue e quadri di Santiago, l’antico coro in legno della Cattedrale, una farmacia e perfino una stamperia. Insomma merita proprio una visita.

Sempre nello stesso complesso hanno allestito una mostra fotografica “Regreso à orixe”. Sono incuriosita e vi entro. A parte la grande suggestione delle immense sale del Monastero, sono esposte un gran numero di foto di Manuel Valcarcel. Le foto ripercorrono i Cammini dei Pellegrini di Gerusalemme, Roma e Santiago. Una vera infinita commozione!

Sono particolarmente interessanti e chiedo se esista un DVD ma questo lo posso ottenere solamente acquistando un catalogo della mostra. E’ peso, ma ormai torno a casa e quindi esco felice con la mia nuova conquista.

Poiché vi passo davanti vado a visitare anche il

Museo delle Pellegrinazioni alloggiato nella Casa Gotica, casa che conserva ancora tracce della sua antica costruzione del XIV sec. Fu fondato nel 1951 ma definitivamente aperto nel 1996.

Ovviamente la visita mi commuove perché rivivo le mie esperienze e perché penso alle estreme difficoltà degli antichi Pellegrini che non partivano dai confini di Spagna, bensì dalle proprie abitazioni dislocate in tutta Europa.

Cerco di andare anche a visitare il

Museo do Acibeche (del giaietto) ma nonostante i ripetuti tentativi il negozio, dove è alloggiato, non apre.

Anche la Casa Troia, che riproduce gli ambienti di una casa per studenti del 1800, è chiusa per restauro.

Rientro sotto un’acqua torrenziale; le strade sono deserte. Santiago sembra più triste e più cupa, rispecchia molto il come mi sento.

Mi fermo al solito bar per le solite tapas e rientro.

Mi raggiunge una telefonata di Orlando, allarmato per il mio rientro in Italia: “il vulcano ha di nuovo bloccato gli aeroporti d’Europa e questa volta coinvolge anche la Spagna”.

Passo quasi tutto il pomeriggio con la Signorina della Reception.

E’ bravissima e di una pazienza infinita e dopo migliaia di telefonate trova l’ultimo posto (anche qui ultimo) su l’autobus di domani sera alle 21,30 che da Santiago raggiunge Madrid alle 7; poi si vedrà.

L’aeroporto di Santiago oggi è chiuso e domani non si sa.

I treni sono tutti riservati per almeno 3 giorni e lo stesso vale per gli autobus.

Se l’Aeroporto di Santiago riaprirà avrò gettato il denaro dell’autobus ma riuscirò a prendere il volo per Madrid, altrimenti avrò perso quello dell’aereo; ma ho qualche possibilità in più.

Esco per le solite tapas della cena, ma questo imprevisto mi sconvolge. Non mi interessa più vedere Santiago, ormai ho visto quasi tutto. Non ho più programmi ma solo ansia ed una profonda malinconia. Prima di rientrare passo all’Officina del Pellegrino per domandare una credenziale speciale per l’anno giubilare: Orlando me l’ha richiesta, forse ritorna in autunno. E’ strettamente nominativa ma, data l’eccezionalità, ne chiedo una anche per me anche se so che non l’utilizzerò.