9° Giorno

Sabato 11 Maggio 2002

Da (Mansilla de las Mulas) a LEÓN

(mancano Km. 310,6)

Riusciamo a prendere al volo l’autobus delle 9 per León ed alle 9:30, siamo già in città. Alle 10, se non prima, siamo già all’Hotel Paris (costo € 65,50), splendido e centralissimo; fra il Municipio, il Palazzo di Gaudì e la Cattedrale. Lasciamo le valigie nella stanza, che si trova nel sottotetto, tanto per cambiare, ma molto graziosa e con una vista incomparabile sul rosone della Cattedrale che, illuminato di notte, è magico.

León (mt. 830 ab. 150.000 circa) fondata dai Romani, decadde durante le invasioni barbariche. Nel VIII sec. venne riconquistata dagli Arabi, rafforzata e ripopolata con genti mozarabiche nei secoli successivi. Distrutta da Almanzor nel 988, rinacque sotto Alfonso V. Fu la capitale più importante della Spagna cristiana fino al XIII sec. quando avvenne la fusione dei regni di León e Castiglia. (Ma adesso ogni muro lungo la strada porta la scritta León libera.)

Ci avventuriamo nella visita della città, in primis la Cattedrale. Dedicata a S. Maria la Regla è l’opera più importante del gotico spagnolo. Fu iniziata alla fine del XII sec., da architetti francesi, là dove vi era una chiesa romanica. Ha tre navate e cinque absidi radiali. La facciata è arricchita da statue gotiche, dolcissima quella della Madonna e, a destra, quella di Santiago pellegrino. Veramente notevole!

All’interno, altra emozione: circa mq. 1.800 di vetrate colorate diffondono luci e suggestioni incredibili. Peccato non sia una giornata di sole, pur essendo discreta rispetto ai giorni precedenti. In una piccola abside io, particolarmente interessata (colleziono presepi), noto un incantevole retablo-scultura, in oro e colori, che rappresenta la natività. Sebbene sia proibito, lo fotografo, ma l’ansia di essere redarguita mi farà poi buttare la diapositiva mal riuscita. Per fortuna ricupero il ricordo su uno dei tanti libri che oso (per il peso) acquistare, visto il supporto di Orlando.

Visitiamo anche il Museo ed il Chiostro che mi sembra simile a quello di San Zoilo a Carrión, ma evidentemente ci saranno differenze che mi sfuggono. Uscendo, diamo un’occhiata alle mura esterne della città, veramente importanti ed imponenti, e poi ci dirigiamo a Sant’Isidoro. Mariangela mi lascia per andare alla ricerca di un supermercato per il “mangereccio” e nell’attesa mi siedo ad un bar nella piazza, dove gusto un buon vino bianco della Rioja.

Il complesso di Sant’Isidoro è molto simpatico nelle sue costruzioni così articolate per le differenti epoche di edificazione; ma, poi, resto delusa. Perchè la chiesa romanica, pur se dello stesso periodo di quella di San Martin di Frómista (risale al 1063), è, però, meno bella. Qui sono sepolte le reliquie di Sant’Isidoro, altro santo matamoros. Anche il Pantheon, dove sono sepolti 23 monarchi di Spagna, mi lascia scontenta. Queste tombe sono semplicissime e sebbene sia motivo di ammirazione l’uguaglianza degli uomini, non posso non paragonarle ad altri monumenti funebri come quelli della Cartuja (certosa) di Miraflores a Burgos. Il luogo è inoltre tanto decantato per i suoi affreschi (paragonato alla Cappella Sistina di Spagna) che sono, sì, belli, ma che non trovo così straordinari, perché continuo a sovrapporre il ricordo dei Musei di Valladolid o di Barcellona, che ha al suo interno, ricostruite con affreschi romanici originali, numerose chiese della montagna pirenaica. E queste sì, sono una vera bellezza. Le ricordo ancora con immutata ammirazione. Di affreschi, poi,.ne ho visti di molto più belli, anche in piccoli paesi sperduti. Non sono un tecnico, ovviamente, ma le mie aspettative erano diverse. Anche il chiostro di varie epoche mi sembra triste. Forse non sono in giornata e le mie aspettative erano diverse.

Torniamo in albergo a riposare; ma, siccome faccio rumore, girando le pagine per leggere, irrito probabilmente Mariangela che me lo dimostra in malo modo e quando ci alziamo sono alquanto seccata. Le lascio mappe e ordini ed esco da sola. Voglio andare al Monastero di San Marcos, sola e finalmente un po’ serena.

Nell’atrio, però, trovo Orlando, con il mal di piedi, che non sa cosa fare e che mi segue. L’insieme monastico è imponente. Intanto notiamo le innumerevoli fontanelle moderne create nello spazio davanti al Complesso. Una cosa particolare e simpatica, anche se moderna. Ci facciamo una foto in fianco al Pellegrino che riposa in mezzo alla piazza. È stupefacente questa idea spagnola (ma anche portoghese, se ricordo bene) alquanto recente, di posizionare uomini qualunque, in bronzo, in punti strategici delle città. (uomo stanco che attende seduto su una sedia normale all’aeroporto di Madrid; uomo che guarda scavi antichi da una balaustra d’assi provvisoria; Pellegrino che si riposa su una panchina a Burgos o seduto su piccoli gradini di questo monumento a León. Veramente tutti deliziosi, ma ce ne sono molti altri in tutta la Spagna).

L’ingresso al Monastero, di stile plataresco (perché molto lavorato, come un piatto d’argento), è mozzafiato. La facciata della Chiesa, invece, è tutta decorata con innumerevoli conchiglie. Il Monastero-Ospedale, infatti, fu fatto erigere dall’Ordine di Santiago nel 1513, ma la sua origine è del 1151. È una delle più grandi opere del Rinascimento spagnolo.

Il parador internamente, però, mi delude un po’, forse perché non lo vedo tutto, o forse perché al bar vi sono molte persone e non godo del silenzio e dell’atmosfera che invece ho provato a San Zoilo. Offro un bicchiere di vino bianco di Valladolid ad Orlando e ci avventuriamo nel piccolo museo ed alla visita della chiesa internamente. Tutto è delizioso, ma il nostro Orlando, se non ci fossi stata io, non avrebbe mai visto, né il Complesso, né il Parador e nemmeno il Museo; non è propriamente un appassionato d’arte. La sua passione è la caccia.

Al ritorno, passo dalla Stazione degli autobus perché, se dobbiamo seguire Orlando che va a Hospital d’Orbigo, e sarebbero circa 35 Km., dobbiamo in qualche modo accorciare la tappa. Anche Orlando, per i suoi piedi, decide di venire con noi. Siamo fortunati, anche se è domenica riesco ad avere informazioni. C’è un autobus alle 8:30 fino a Villandangos. Da lì, dopo circa 13 Km. saremo a Puente de Hospital de Orbigo.

Rientro in camera con un pensierino per “farmi perdonare” da Mariangela che non è nemmeno uscita. Peccato, San Marcos lo meritava. Alla sera offriamo la cena ad Orlando in un bel posto, quello del vin bianco del mattino nella piazza di S. Isidoro, con padrone italiano che ha sposato una spagnola e che ci aiuta nella scelta del menù. Veniamo trattati benissimo, mangiamo benissimo e paghiamo carissimo (costo per tre € 82).

Tant’è noi facciamo bella figura ed anche il nostro Orlando, che si sente paragonato, dal padrone italiano, ad un conte che rimorchia vecchiotte per farsi pagare. Questo ci fa ridere a più non posso e ridiamo ancora entrando in Chiesa, dove vorrei ascoltare la Messa, visto che molta gente sta entrando. In realtà sono le 22:30, ma non ci stupiamo (il prete non è come quelli che piacciono a me, non capisco proprio nulla), la Celebrazione non è una Messa, ma probabilmente una Veglia funebre o giù di lì. Dopo un po’ usciamo e, proprio fuori dal nostro ristorante Bocalino, nella piazza, un gruppo folk canta con ardore, probabilmente canzoncine con sottotitoli e sottintesi, dati i sorrisi. Però sono carini e piacevolissimi da ascoltare.

Vorremmo fermarci molto, ma dopo un po’ smettono. Hanno bevuto molto, sono giovani e vestiti in costume e penso abbiamo allietato la festa di Prima Comunione di qualche bambino che, abbiamo visto stamane, l’ha ricevuta proprio oggi.

Ritorniamo in albergo per dormire, ma nonostante la nostra stanza sia in alto ed all’interno, il rumore della strada e della piazza sembra in camera. E’ sabato e guai a trovarsi nelle città il venerdì o sabato sera, come da noi, del resto.

L’orologio della Cattedrale, stranamente mai sentito prima, batte i rintocchi dei quarti prima e poi delle ore. Quindi, a mezzanotte 16 rintocchi. Prova a dormire con l’orologio vicino. Io sono abituata, ma non ho dormito comunque. Mariangela ancora meno. Oggi finalmente abbiamo avuto il sole e si stava discretamente bene, anche se alcune donne indossavano addirittura pellicce.