Il Regno delle Asturie

Piccoli appunti

Prima di inoltrarmi nel territorio dove avrò modo di visitare, almeno spero, alcune delle famose Chiese preromaniche asturiane, desidero dare alcune informazioni.

La storia del regno delle Asturie inizia con Pelagio, condottiero vittorioso contro i musulmani nell’epica battaglia di Covadonga nel 722 d.C. e si conclude con la morte di Alfonso III il Grande, sopraggiunta nel 910 e che segnò il trasferimento della capitale da Oviedo a Léon.

I primi re Asturiani lottarono senz’altro motivo che quello di preservare la libertà e l’indipendenza, portandoli successivamente all’espansione ed alla conquista dei territori nelle regioni vicine, espansione che i musulmani non riuscirono più a fermare, nonostante che Al Andalus (la Spagna araba) possedesse uno splendore politico e culturale senza precedenti in Europa. Verso l’anno 800, dopo il regno di un monarca asturiano chiamato Fruela, il trono passò a suo figlio Alfonso II il Casto, responsabile di un fiorente lungo periodo di 50 anni, che portò a rafforzare ed a consolidare la monarchia. Alfonso II era “amabile con Dio e con gli uomini” fu guerriero energico, grande organizzatore politico ed amministrativo, fu contemporaneo delle due personalità contrapposte dell’epoca: Abderramàn II e Carlo Magno e si preoccupò di fissare una città come residenza: Oviedo. Oviedo divenne la capitale del Regno e venne dotata dal Monarca di palazzi, bagni, triclini, chiese, acquedotti, ospedali, tribunali e costruzioni civili con le quali imitare e perpetuare lo splendore della capitale visigota: Toledo. Anche se il risultato non fu un “rinascimento” e la società era ancora prefeudale, il progresso storico si rifletté specialmente nella cultura e nell’arte. E’ in questo periodo che accadde l’avvenimento di massima trascendenza, la scoperta del corpo di Santiago, l’apostolo che avrebbe evangelizzato la Spagna. Per gli Spagnoli ciò si convertì in un simbolo della resistenza contro l’Islam e la sua attrazione andò oltre le frontiere.

Ad Alfonso II succedette Ramiro I per un breve regno che diede all’arte asturiana un carattere nuovo e geniale. Questo Re, (detto”verga della giustizia”, anche per l’ardore con cui perseguì la stregoneria) che in otto anni superò crudeli lotte dinastiche ed invasioni normanne, si dedicò anche ad innalzare gli edifici più rivoluzionari dell’epoca cristiana europea. Gli successe il figlio Ordono I che trovò un regno già consolidato e che attuò un intenso lavoro di ripopolamento delle città abbandonate. Si misurò con la sua forza militare in alterni scontri, vincendo la battaglia di Clavijo (859) tanto importante nel Camino francese. Dopo di lui Alfonso III salì al trono a 18 anni, alla morte del padre. L’espansione contro i musulmani lo portò a conquistare Oporto e Coimbra, ora in Portogallo, trasferendo i confini fino al Duero. L’idea, già di Alfonso II, di riconquistare tutto il territorio occupato dai musulmani per continuare l’antico regno visigoto si tradusse in un rinascimento culturale favorito dalla corte, portando con sé un rinnovamento architettonico e artistico. Fondò monasteri, costruì castelli e ripopolò le terre di Castiglia, allora deserte e sterili. La progressiva espansione ed il crescente potere del Regno fecero sì che l’ambizione dei tre figli li portasse a spodestare il re (lo isolarono nella Valle di Boidés, attuale Valdedios) ed a dividerne il regno in tre parti: Asturie, Galizia e Leòn-Castiglia. Tuttavia gli permisero di capitanare l’ultima campagna contro i musulmani a Zamora, da cui, ancora una volta, il re uscì vittorioso; ma nel dicembre del 910, al suo ritorno, Alfonso III, Re magno ed Imperatore, morì.

L’arte preromanica asturiana è legata ovviamente alla sua storia. 14 sono le chiese giunte fino a noi, per lo più localizzate nei dintorni di Oviedo e, fuori dai percorsi turistici tradizionali, hanno conservato la loro identità nel tempo. Sebbene nelle edificazioni riecheggi l’arte provinciale del Basso Impero Romano e dell’arte visigota (il riutilizzo d’alcuni materiali) stupisce che, duecento anni prima del romanico, ne preavvisassero gli aspetti. Ebbero soluzioni formali e tecniche innovative per l’epoca, ed in una mescolanza di elementi rustici riuscirono ad offrirci insospettate raffinatezze con originali ricorsi tecnici, decorativi ed artistici che adoperarono gli artisti. Tre sono le tappe in cui classificare lo sviluppo di quest’arte. In una prima fase compaiono le creazioni più modeste (muri in pietra e piccole pietre da costruzione), i pilastri sostituiscono le colonne all’interno dell’edificio e la pianta non è più a croce ma basilicale; tre navate parallele e a testa tripartita. Nella seconda fase, questi elementi raggiungeranno lo sviluppo massimo (stile ramirense da Ramiro I) ed, in aggiunta, verrà arricchita la città di palazzi ospedali e quant’altro, in un luogo difficilmente raggiungibile e quindi con difficoltà di trasporto per i materiali; ma l’ambizione di costruire una città regia rappresentò il simbolo di forza del piccolo “Regno Astur” nei confronti del potente vicino arabo. Le Chiese presentano l’armonia e l’omogeneità di un vero programma estetico, con agilità di proporzioni, profusione di archi acuti, (la parte superiore tripartita), numerose finestre adornate di bellissime gelosie, contrafforti esterni. Ma la scoperta più rivoluzionaria fu l’uso totale della volta, due secoli prima che lo spunto desse inizio al Romanico in Europa. Non solo: la profusa decorazione, gli affreschi, in gran parte spariti, che ricoprivano le pareti, le sculture, i rilievi che osavano addirittura rappresentare la figura umana ormai completamente dimenticata (nel V, VI, VII sec. nessuno in occidente era capace di rappresentare plasticamente il corpo umano) diedero origine anche a regole adoperate posteriormente nell’arte romanica. Influenze artistiche dei mozarabici portarono varianti nelle gelosie, negli archi, e negli affreschi ed in questa fase si ebbe il massimo splendore di quest’arte, splendore che decadde nel terzo periodo, quando si riproposero nelle costruzioni gli stessi schemi stilistici e decorativi, senza nulla aggiungere; fu quando la monarchia si trasferì a Leòn.

Oltre alle tre fasi possiamo ulteriormente classificare i Monumenti preromanici della Asturie in 5 epoche:

1° epoca (737 al 791) - La Chiesa de Santa Cruz, la sede della reggia originaria a Cangas de Onis e la Chiesa di Santianes a Pravia. Questo luogo fu il primo trasferimento della Capitale da Cangas de Onis. Era un antico insediamento romano posto al crocevia di molti cammini.

2° epoca (791 al 842) – Le chiese costruite sotto Alfonso II con l’architetto reale Tioda che eleva in Oviedo le chiese di: San Tirso, San Julian de los Prados, l’insieme palatino compreso nella Cattedrale di San Salvador e di Santa Maria, nonché la Croce degli angeli; inoltre le Chiese di Santa Maria de Bendones e San Pedro de Nora. Da non dimenticare la prima cappella che il re fece costruire sulla tomba di Santiago. (templi a pianta basilicale).

3° epoca (842 al 866) – Relativa ai regni di Ramiro I e Ordono I: la Chiesa di Santa Maria del Naranco, di San Miguel de Lillo o Lino in Oviedo e quella di Santa Cristina di Lena con la peculiarità di avere un presbiterio rialzato con iconostasi in pietra (tre archi con gelosie in pietra sono parti visigote riutilizzate) che separa i fedeli. (stile ramirense caratterizzato da templi di enorme originalità).

4° epoca (866 al 910) - E’ il periodo di Alfonso III. Il più importante monumento di questo periodo, perché luogo del suo esilio, è la Chiesa di Valdedios (Villaviciosa). Inoltre, la Chiesa di Santo Adriano de Tunon e la fonte di Foncalada, unica opera civile altomedievale conservata in Spagna, la Croce della Vittoria nella Camera Santa in Oviedo, costruita e donata alla Chiesa di San Salvador dal re, per commemorare i cento anni di vittorie e conquiste del regno asturiano, 908 (ritorno della pianta basilicale).

5° epoca (dopo il 910) – Morto Alfonso III e diviso il regno fra i tre figli il preromanico asturiano entra nella sua fase finale con due opere: la Chiesa del San Salvador de Priesca (Villaviciosa) e la Chiesa di Santiago de Gobiendes vicino a Colunga.