Le 5 fasi dei Rush
a cura di Davide Dal Frà
Nel tentativo di renderla più facilmente leggibile, la carriera discografica dei Rush viene generalmente suddivisa in fasi. Ogni fase della band raggruppa una serie di produzioni che presentano una certa omogeneità stilistica di fondo; pur esistendo, infatti, all'interno di ogni periodo, album molto diversi tra loro, alcune caratteristiche comuni tendono comunque ad evidenziarsi.
Bisogna tuttavia sottolineare che il trio -con la sola eccezione dell'album di debutto- non ha mai proposto, nel corso della sua lunga metamorfosi artistica, uno stile “puro”, bensì una contaminazione (più o meno marcata) del caratteristico Rush-style, con i vari generi e stili esplorati di volta in volta.
Le fasi verosimilmente non sono programmate “al tavolino” dalla band, ma sono piuttosto frutto di una naturale evoluzione nella poetica dei Rush e della costante voglia di rinnovamento che da sempre li caratterizza. Una smania che impedisce loro di adagiarsi sugli allori per proseguire incessantemente nella ricerca di nuove soluzioni. Tutto ciò, particolare importante questo, senza mai rinnegare nulla di quanto creato in precedenza.
E' interessante notare che le fasi sono strutturate, ad eccezione della V, da quattro album da studio, seguiti da un live, che conclude pertanto il periodo stesso con una sorta di “best of”. Il V periodo è invece composto da album da studio, e da numerose pubblicazioni live, particolarmente ampie e dettagliate. All'interno di ogni fase si riscontrano le maggiori analogie tra gli album raggruppandoli due a due. Si possono così creare per ogni periodo due sottogruppi rappresentati da altrettanti album: le similitudini si riferiscono allo stile, al sound, alla tipologia dei pezzi realizzati, in genere anche dalla presenza dello stesso produttore. Ancora una volta la principale eccezione si riscontra nella V fase: non si notano affinità tra i primi due capitoli.
Di solito si notano, nel primo album di un nuovo ciclo, uno o più brani ancora legati stilisticamente alla fase precedente; viceversa nell'ultimo album di ogni periodo, si riscontrano delle anticipazioni sulla futura rotta che la band imboccherà.
Quella qui proposta è la suddivisione in fasi più “classica”; c'è comunque chi ne suggerisce altre, leggermente diverse.
PRIMA FASE
Periodo:1974 - 1976
Album studio: RUSH – FLY BY NIGHT – CARESS OF STEEL – 2112
Album live: ALL THE WORLD'S A STAGE
Descrizione e caratteri generali: La I fase del gruppo è caratterizzata principalmente da una produzione di stampo hard-rock. I più immediati riferimenti musicali sono sicuramente i Led Zeppelin; tuttavia negli album questa influenza resta pur sempre importante, ma si va via via attenuando; e se in RUSH il suono e i modi dei Led Zeppelin dominano in ogni brano, in 2112 la loro influenza diretta viene ridimensionata di molto.
Questo perché il gruppo sta velocemente maturando e formando uno stile caratteristico, proprio, che va oltre oltre ogni stretta classificazione e suddivisione stilistica possibile.
Presto i tre assimilano anche influenze derivate da band come The Who, Genesis e Yes: già in questo primo periodo infatti nascono lunghe e complesse suite, suddivise in vari capitoli (per esempio By-Tor & the Snow Dog del 1975, ma soprattutto 2112 del '76, vera e propria rock-opera), che non ricalcano certo lo stile tipicamente hard-rock del tempo (che in ogni caso non viene accantonato: Something for Nothing ne è un esempio), ma va ben oltre, e svela un coraggio ed una ambizione notevole, oltre che una ottima capacità compositiva; s'insinua perciò il rock progressivo nella musica dei Rush, ma rimane comunque sempre subordinato rispetto alla attitudine hard-rock. Qualche piccola ingenuità, peraltro facilmente perdonabile, è comunque presente nei primi lavori (I Think I'm Going Bald).
I testi delle canzoni nel primo album sono “genuinamente” rock (ad esempio Need Some Love), dal secondo lavoro in poi il paroliere diventa Peart e le argomentazioni si ampliano e affinano -nobilitando di molto la qualità della produzione della band- e spesso si trovano espliciti riferimenti letterari (Anthem), storici (Bastille Day), semplici spunti evocativi (Lakeside Park), oltre che brani con ambientazioni fantasy, tematiche da sempre molto amate in ambito hard-rock (The Necromancer, Rivendell).
Se possiamo, riduttivamente certo, definire lo stile del primo periodo come “rock duro”, ciò è dovuto anche alla semplicità della strumentazione impiegata, forse anche per semplici motivi economici (non dimentichiamo che sono gli esordi di una band formata da tre ragazzi): chitarre elettriche ed acustiche, basso, batteria con un corredo di percussioni, seppur imponente, non ancora straordinario. Sporadico ed occasionale l'utilizzo dei sintetizzatori, solo nell'ultimo album. La ricerca dei suoni non è ancora così variegata, i volumi sono sempre al massimo e la voce, salvo nei lenti, è costantemente urlata su tonalità molto acute. I primi due lavori sono accomunati da sonorità piuttosto facili e da uno stile hard-rock piuttosto puro, con influenze esterne ben visibili. I successivi due album offrono invece un rock più maturo, senz'altro più personale, con suoni più corposi e duri (in entrambe i casi a tratti viene sfiorato l'heavy metal) ed influenze progressive notevoli.
Anticipazioni della imminente seconda fase si riscontrano in Tears, dove per la prima volta compaiono le tastiere.
SECONDA FASE
Periodo:1977 - 1981
Album studio: A FAREWELL TO KINGS – HEMISPHERES – PERMANENT WAVES – MOVING PICTURES
Album live: EXIT...STAGE LEFT
Descrizione e caratteri generali: Questo è certamente il periodo che meglio rappresenta la fama della band. La II fase è contraddistinta da una attenta mescolanza tra progressive-rock e hard-rock. Da questa miscela scaturisce un cocktail inedito e saporito, che davvero ha fatto scuola e generato numerose imitazioni negli anni a venire; di fatto anticipando di una quindicina d'anni l'avvento del così detto prog-metal.
Il marchio di fabbrica della band è sempre presente, ma le composizioni, specialmente nei primi due album, che sono più spiccatamente progressive, sono molto ambiziose, sofisticate e complesse (ad esempio Xanadu). Ciò è reso possibile anche dalla indiscussa abilità tecnica del trio (sfoggiata anche in devastanti momenti strumentali) che con disinvoltura inserisce nei brani tempi dispari e complicati, stacchi impossibili, parti molto impegnative, e che inoltre si concede, senza inserire nuovi elementi nell'organico, di arricchire gli arrangiamenti con tastiere, bass-pedals, ed una miriade di percussioni. Il tutto fortunatamente non esclude la ricerca sull'armonia, sulla melodia, e la fruibilità dei pezzi è sempre salvaguardata, anche se spesso non è proprio immediata. La voce, tra i principali segni di riconoscimento della band, è sempre acuta, ma la tonalità comincia ad attenuarsi già da PERMANENT WAVES.
I tre sono sempre più impegnati nel creare momenti musicali particolarmente sofisticati e raffinati: le lunghe suite sono presenti in ogni album (da Cygnus X-1 a The Camera Eye) e rappresentano al meglio le peculiarità del secondo periodo. Rari, ma straordinariamente importanti, i brani completamente strumentali (La Villa Strangiato, YYZ). Trovano comunque spazio, concentrate in special modo negli ultimi due album, anche le tradizionali canzoni di 3/6 minuti (alcune delle quali particolarmente immediate e fruibili, come Closer to the Heart o Entre Nous): tali composizioni vengono sempre arrangiate con cura quasi maniacale e molte di esse sono inserite a pieno titolo nella lista dei brani simbolo del trio (Tom Sawyer, Freewill, ....).
Le tematiche proposte sono molto varie, riflessive e mai banali: fra le altre, la tecnologia, aspetti dell'umanità, la vita, epiche battaglie dell'animo, viaggi spaziali, ribellione, il successo, con esiti spesso magnifici.
Nella sua prima parte la seconda fase è caratterizzata dalla fusione del rock duro e quello progressivo, sonorità simili e addirittura da un pezzo direttamente collegato. La seconda metà offre suoni freschi e puliti, decisamente proiettati verso gli anni ottanta, con influenze progressive di minor impatto, pur se ancora presenti. Le tematiche vengono trattate attraverso testi più aderenti alla realtà.
Strascichi della prima fase in A FAREWELL TO KINGS si scorgono ancora nei pezzi brevi, ad esempio, nella tittle-track; anticipazioni della III fase invece si evidenziano agevolmente in pezzi quali Witch Hunt e Vital Signs.
TERZA FASE
Periodo:1982 - 1989
Album studio: SIGNALS – GRACE UNDER PRESSURE – POWER WINDOWS – HOLD YOUR FIRE
Album live: A SHOW OF HANDS
Descrizione e caratteri generali: I Rush non si lasciano sfuggire le opportunità offerte dalle nuove tecnologie: la III fase è caratterizzata da un massiccio impiego di tastiere e sintetizzatori, pad elettronici (da GRACE UNDER PRESSURE in avanti), oltre che da un frequente utilizzo, nei pezzi con arrangiamenti più fastosi, anche di cori o orchestra (questo si nota però solo negli ultimi due album, vedi Marathon). La voce non è quasi mai forzata come in precedenza: vengono sfruttate tonalità più basse ed abbordabili. I suoni della chitarra (che perde il ruolo di protagonista in molte composizioni) mutano radicalmente e non si riscontra alcuna traccia hard-rock nei pezzi. Ad accentuare lo strappo col passato la completa mancanza sia di pezzi strumentali che di lunghe suite suddivise in più parti (una parziale eccezione è rappresentata dal ciclo “Fear” composto da brani presenti in tre album diversi –anche se uno dei pezzi è su MOVING PICTURES, l'ultimo album della precedente fase-).
Questa svolta non preclude certo episodi impegnativi e complessi (ad esempio Territories o Red Lenses) e lascia spazio anche a sperimentazioni (Tai Shan), accanto a pezzi di più facile fruizione (come New World Man o Second Nature). Difficile elencare le influenze più significative: probabilmente gli U2, i Queen, Bowie e tanti altri; sicuramente i Police dato che sono molti gli episodi in stile reggae presenti nei vari album , tranne HOLD YOUR FIRE (tra le altre, Chemistry).
Insistere nel voler etichettare in un genere preciso la musica del terzo periodo diviene assolutamente inutile, coesistono infatti elementi di rock, di pop di new-wave. E' forse questa la fase che, tra tutte, è stata inizialmente accolta con qualche perplessità, per poi esser ampiamente rivalutata e valorizzata con il tempo. Molti sono infatti gli episodi immensi di questo periodo. Ad accomunare i primi due lavori del terzo periodo, oltre che il ruolo preminente dei sintetizzatori nel suono della band, è probabilmente la new-wave, in particolare il reggae; nel secondo periodo, grazie alla ambiziosa produzione di Peter Collins, gli arrangiamenti si fanno più corposi e vengono spesso inserite parti orchestrali, cori e sovraincisioni delle linee vocali nei brani.
Le impegnative e poetiche tematiche affrontate sono sempre più vaste e variegate ed orientate verso un approccio socio e psicologico, con ricorrenti riferimenti alla tecnologia ed alla fantascienza, alla paura, alla introspezione, ad avvenimenti storici. E' in questo periodo che i Rush formalizzano alla perfezione il concetto di album a tema, cosa che da questo momento verrà sempre mantenuta.
In SIGNALS è The Analog Kid il brano maggiormente legato agli stilemi del passato; in HOLD YOUR FIRE non si notano invece avvisaglie sulla futura svolta, se non nello schema strutturale del ritornello di Time Stand Still, che nel 4° periodo verrà, come vedremo, ripreso molto frequentemente (Cold Fire, Show Don't Tell, eccetera).
QUARTA FASE
Periodo:1989 - 1998
Album studio: PRESTO – ROLL THE BONES – COUNTERPARTS – TEST FOR ECHO
Album live: DIFFERENT STAGES
Descrizione e caratteri generali: Un nuovo cambio di direzione, e un ritorno a sonorità più rock: così, sinteticamente, possiamo definire la IV fase.
L'impatto fornito da tastiere e percussioni elettroniche viene ridotto di molto e la chitarra torna ad essere lo strumento principe in ogni brano. Il cantato si mantiene oramai sulle tonalità più accessibili adottate nel periodo precedente, e Lee fornisce molte prove vocali superbe. In linea generale gli arrangiamenti tornano ad essere meno sontuosi, più scarni rispetto al recente passato, anche se qualche piccola eccezione si può comunque trovare (Nobody's Hero). I suoni nella IV fase tendono a divenire via via sempre più pesanti (si passa, per intenderci, da Superconductor dell'89 a Virtuality del '96): si distinguono infatti in maniera piuttosto netta i primi due lavori, caratterizzati da suoni puliti e più vicini al genere AOR e pop-rock, dagli ultimi (più influenzati da grunge e hard-rock), che presentano suoni ruvidi e potenti, sicuramente anche per l'apporto dato dai rispettivi co-produttori (Rupert Hine per i primi, Peter Collins per i secondi).
Una novità è rappresentata dal fatto che, in alcuni brani, sparsi tra gli album, si riscontrano anche delle sonorità vicine al funky (vedi ad esempio in Leave That Thing Alone oHand Over Fist) e compaiono inoltre, con una certa frequenza, ritornelli composti secondo schemi semplici e ripetitivi (Stick it Out, Face Up, The Colour of Right, eccetera); neppure le sperimentazioni vengono mai tralasciate (su tutte Roll the Bones). Ritornano gli strumentali: ciascun album –ad eccezione di PRESTO– contiene un pezzo.
Dal punto di vista delle scritture bisogna sottolineare che ogni lavoro presenta dei testi, composti con la consueta maestria, che ruotano attorno ad una tema comune, un argomento generale. L'insieme va pertanto a costituire dei veri e propri concept-album, che trattano di volta in volta tematiche diverse, che vengono analizzate da molteplici punti di vista.
Red Tide, se consideriamo alcune scelte negli arrangiamenti, rappresenta probabilmente il ponte di collegamento tra la III e la IV fase stilistica della band. In TEST FOR ECHO invece i prodromi della V fase si leggono in vari episodi: viene utilizzata la mandola (ad esempio in Half the World) ed i cori acquisiscono maggior risalto (vedi Totem).
QUINTA FASE
Periodo:2002 - oggi
Album studio: VAPOR TRAILS – FEEDBACK – SNAKES & ARROWS – CLOCKWORK ANGELS
Album live: RUSH IN RIO – SNAKES & ARROWS LIVE - TIME MACHINE 2011: LIVE IN CLEVELAND
Descrizione e caratteri generali: Dopo una lunga e necessaria pausa rigeneratrice, i Rush tornano in scena: la V fase, ancora in atto, presenta una serie di lavori piuttosto eterogenei, e soprattutto viene spezzata la consuetudine di pubblicare 4 studio-album seguito da un live.
Come già accennato, ogni tour è documentato con la pubblicazione di un prodotto dal vivo. I live (sempre prodotti anche in versione video) offrono testimonianze molto genuine degli show, differenziandosi così dai live del passato, che propongono una selezione mirata di brani derivanti da concerti (e talvolta anche da tour) diversi.
I lavori da studio sono dissimili tra loro, e nell'insieme rappresentano in un certo senso una fase di “consolidamento” della produzione artistica del passato, partendo dalle origini musicali del gruppo (FEEDBACK) e contemplando davvero un po' di tutto: episodi hard-rock (ad esempio Headlong Flight), progressive (vedi The Main Monkey Business oClockwork Angels), funky (How Is It), classiche ballate (The Garden), con suoni primi anni ottanta (come Freeze). Va ricordato inoltre che CLOCKWORK ANGELS rappresenta una rock-opera, cosa che non veniva realizzata dalla band sin dal 1978. Gli album presentano delle caratteristiche comuni: assume un ruolo sempre più centrale la chitarra (tanto elettrica quanto acustica), onnipresente con varie stratificazioni, eleganti riff, assoli e quant'altro; compaiono inoltre, con molta frequenza, altri strumenti a corde (in special modo la mandola ed il mandolino), ed in Workin' Them Angels è addirittura presente un vero e proprio assolo.
La scena dominata dalla chitarra spinge a far scomparire quasi completamente le tastiere e le percussioni elettroniche (tra le rare eccezioni, Good News First), ma CLOCKWORK ANGELS è arricchito anche da orchestrazioni. L'approccio di Neil allo strumento diventa, in linea generale, più lineare ed essenziale. Le parti vocali diventano molto varie (basta ascoltare, ad esempio How Is It o Bravest Face) e, soprattutto, quasi ovunque vengono inserite seconde voci e cori (sempre di Geddy), in alcuni casi fino a sostituire il ruolo che un tempo era delle svolto dalle tastiere. Va anche evidenziato che il cantato di Lee nel suo complesso assume una nuova impostazione, rispetto ai vecchi lavori.
Come negli album della IV fase, i brani di ogni produzione hanno un filo conduttore comune -in FEEDBACK, naturalmente, non si riscontra nei testi dei brani, ma nel senso stesso dell'album: la Memoria, il Passato, le Radici– ed ancora una volta Peart, sempre ben ispirato, non delude le attese.
Se tra VAPOR TRAILS e FEEDBACK non si evidenziano particolari affinità, i successivi due album sono legati tra loro grazie alle sonorità, alle stilistiche ed alla produzione di Raskulinecz.
Alcuni episodi presenti in VAPOR TRAILS rappresentano nel migliore dei modi la continuità col passato: in How Is It, dato che lo stile funky è stato una delle peculiarità della IV fase; in The Stars Look Down, grazie alla struttura compositiva del brano.