Hemispheres

Hemispheres (1978, Mercury)

recensioni a cura di Valeria Andreoli e Davide Dal Fra

V.A. : Siamo nel 1978. Sono trascorsi appena 4 anni dall’uscita dell’omonimo esordio dei Rush; eppure la band ha già un suo stile ben definito, un suo seguito e una discreta fama, ma soprattutto ha già all’attivo sei album di cui tre a tutt’oggi considerati tra i lori migliori, forse i migliori in assoluto.

Il primo è quel 2112 che nel 1976 ha permesso alla band il salto di qualità, il distacco dalle influenze di altri gruppi e il passaggio a sonorità sempre hard rock ma più dure e decise.

Il secondo è A Farewell To Kings, che contiene brani evergreen come Xanadu e Closet To The Heart, ma soprattutto la minisuite conclusiva Cygnus X-1 book one-the voyage, che narra appunto il viaggio a bordo della navicella spaziale Rocinante attraverso il buco nero che dà nome al brano.

Il terzo è Hemispheres, che si apre con la suite Cygnus X-1 book 2- Hemispheres, il cui titolo già tradisce una qualche continuità con l’album precedente.

Il lavoro in questione consta di soli quattro brani ed è inoltre piuttosto breve, 36 minuti appena, nell’arco dei quali tuttavia si ha a che fare con tale e tanta maestria musicale, compositiva non meno che esecutiva, che non mi sento di biasimare chi considera Hemispheres addirittura l’apice di tutta la discografia dei Rush. Questo ovviamente senza nulla togliere ai capolavori che i tre hanno già sfornato o che partoriranno in futuro, e per i quali non finiremo mai di ringraziarli.

La suite inizia con un pomposo preludio, per diversi minuti solo strumentale, con esaltazione delle doti tecniche dei tre, ma per ora senza riprendere minimamente il discorso musicale del brano predecessore Cygnus X-1 part one: tutt’altro tipo di incedere e di sonorità; molto cupo e introspettivo il primo, più sognante e melodico il secondo.

Presentazione delle due parti in causa: Apollo, dio della ragione e foriero di saggezza, contrapposto a Dionisio rappresentante dell’amore e dei sentimenti. Quale delle due forze prevarrà all’interno della psiche umana? E’ scontro, ed eccoci quindi ad Armageddon ovvero appunto la battaglia di mente e cuore. Solo qui sentiamo finalmente affiorare il riff rabbioso del basso di Geddy che la faceva da padrone nel “book one”. Esso terminava con una sorta di battito cardiaco, che qui si scopre appartenere ad un altro dio: colui che ha memoria e coscienza senza aver forma né aspetto; colui che è già morto non essendo ancora nato. Il testo prosegue a tracciarne la figura con vari ossimori, finché gli dei di Ragione e Sentimento non depongono le armi e attribuiscono al nuovo dio un nome: Cygnus, dio dell’equilibrio.

La suite si chiude quindi con una bellissima e brevissima nenia, “la sfera- una sorta di sogno”, cantata da Lee accompagnato da sola chitarra acustica, la quale esalta l’identità di scopi e vedute, la ragione illuminata dall’amore, l’amore a sua volta pervaso dalla ragione, fino a raggiungere la perfezione di una sfera.

Si passa al brano più breve e meno fortunato dell’album, Circumstances, il quale è tuttavia lungi dall’essere semplice o banale: al contrario è musicalmente complesso soprattutto a livello di ritmiche, e con un testo incentrato sull’uomo come canna la vento, preda delle circostanze che sono sempre in agguato, e possono sconvolgergli la vita in qualsiasi momento, senza che lui possa far nulla per cambiare la situazione. Molto calzante la resa di questo concetto nella parte di ritornello in lingua francese; da parte mia, apprezzatissima la presenza di questo brano nella scaletta dell’attuale tour.

E’ la volta di The Trees, che narra la lotta tra aceri e querce: queste ultime sono troppo alte, e impediscono ai primi di beneficiare della luce solare. Gli aceri si sentono oppressi, le querce sono invece soddisfatte e si chiedono come mai non si possa essere felici vivendo alla loro ombra; ne nasce una disputa che nel finale risulta quanto mai inutile: ci penserà l’uomo con sega e ascia, a risolvere il problema, rendendo tutti uguali. Brano di raro impatto emotivo, per lunghi tratti privo di cantato, in cui la chitarra di Alex la fa da padrone.

L’album si chiude con La Villa Strangiato, forse lo strumentale dei Rush più famoso e osannato, in cui la voglia di auto-esaltarsi in maniera tuttavia estremamente disimpegnata è evidente già dal titolo delirante, dal sottotitolo ironico (“un esercizio di auto-indulgenza”), e dai nomi dei tanti piccoli movimenti di cui è composto, ma è ancora più evidente all’ascolto. Ritmica inconfondibile, riff e linee melodiche che si susseguono fino alla fine, e una parte centrale in cui trova spazio uno struggente solo di Lifeson, ancora una volta protagonista senza tuttavia offuscare la grandezza dei due compari.

Poco da aggiungere, pochi aggettivi o commenti da sprecare… il classico album che merita di essere assaporato in silenzio; se è per solo mezz’ora abbondante poco importa.

D.F.D. : I Rush, nel 1978 pubblicano l'album HEMISPHERES.

L'ambizioso album si può considerare come una coerente continuazione del precedente A FAREWELL TO KINGS, sia da un punto di vista stilistico che letterale, dato che nei testi di Cygnus X-1 si legge una nota finale con un chiarissimo “to be continued”.........

I tre sono sempre più abili e raffinati nella tecnica , e forse in questo album si registra la più ampia adesione al rock progressivo nell'intera produzione della band.

L'album è composto da quattro brani: due canzoni hard-progressive, uno strumentale e la terza e ultima rock-opera dei Rush. Come di consueto la produzione e gli arrangiamenti sono di Rush e Terry Brown, la grafica di Syme. Anche in questo caso le registrazioni sono realizzate, tra giugno e agosto del 78, nel Regno Unito. I testi dell'ispirato Neil Peart e le musiche dei geniali Alex Lifeson e Geddy Lee. Il brano strumentale porta la firma di Lee, Lifeson e Peart.

Nuovamente un disco che è direttamente entrato nella leggenda!

Cygnus X-1 Book two – Hemispheres è una grandiosa opera, probabilmente la migliore delle tre realizzate. Per semplicità di solito viene chiamata semplicemente Hemispheres. Il suggestivo testo narra della lotta tra Cuore (governato da Dionisio) e Razionalità (governata da Apollo) - ognuno domina un emisfero del cervello - per il controllo dell'uomo, lotta che prosegue fino a raggiungere l'equilibrio, rappresentato dalla unione dei due emisferi in una unica, perfetta, armoniosa sfera. L'opera è composta da sei parti e dura più di 18 minuti. Come spesso accade nelle rock-opera dei Rush, l'iniziale prelude include un po' tutte le melodie presenti nei successivi capitoli; dopo la sfumatura del brano (per la verità un po' rozza) si passa a Apollo (bringer of wisdom), collegata da un assolo di chitarra alla identica Dionysus (bringer of love). Segue armageddon (the battle of heart and mind), stupendo e breve pezzo dall'irresistibile ritmo che termina riprendendo un finale presente in Cygnus X-1. Segue una parte strumentale dove si inseriscono di tanto in tanto altri netti riferimenti strumentali a Cygnus X-1. Su una base di tastiere inizia la parte cantata di Cygnus (bringer of balance), inizialmente pacata e ricca di atmosfera ma, in modo forse scontato ma comunque molto efficace, la canzone esplode con una potenza grandiosa e prosegue intensamente fino al finale in perfetto stile Rush. The sphere (a kind of dream) è un breve, acustico brano che conclude la stupenda opera nel migliore dei modi: l'ennesimo capolavoro. (voto: 8)

Circumstances è un brano molto trascinante e può rappresentare un modello perfetto in quanto a tecniche, arrangiamenti, concezione stessa del brano dei Rush sul finire degli anni 70. Orecchiabile ma mai banale, ottimo hard-rock, con prestazione vocale di Geddy molto impegnativa. Un bell'inserto strumentale composto da un crescendo di chitarra, xilofono, tastiere, da un tocco di classe in più alla canzone. (voto: 7,5)

The trees è uno dei classici più belli e più amati. La canzone è una sorta di parabola ambientata nella foresta. La melodia è accattivante, e si imprime nella mente con molta rapidità. La tecnica esecutiva è sempre eccelsa ed anche qui si ritrova un bellissimo inserto strumentale in crescendo, un assolo perfetto, degli stacchi da manuale..... insomma di tutto e di più! (voto: 8)

Il brano strumentale La Villa Strangiato è la vera sorpresa dell'album. Il pezzo di 9 minuti e mezzo (che è stato ispirato da un incubo di Lifeson) è una miscela esplosiva di rock, fusion con inquinamenti latini e progressive ed è sottotitolato “an exercise in self-indulgence”, l'amore per le cose un po' complicate fa si che in realtà sia suddiviso in ben 12 movimenti..... Comunque sia il brano è stato registrato in presa diretta in studio, ed i tre si dimostrano ancora una volta dei fuori classe. Su un articolato tema principale si sviluppano degli incredibili e variegati momenti musicali. Ascoltare per credere. (voto: 8)