Signals
Signals (1982, Mercury)
recensioni a cura di Luca Nappo e Davide Dal Fra
L.N. : Dopo l'uscita di quel capolavoro assoluto che è "Moving Pictures" e il live "Exit...Stage Left" che chiude la seconda era dei Rush, il 1982 si apre con le attese dei fans per un proseguimento di quel percorso progressivo che il trio canadese aveva cominciato a partire da "Caress of Steel".
In effetti, l'evoluzione c'è stata ma verso un sound tecnologico in cui le tastiere di Geddy Lee presero il sopravvento e il formato canzone, in ogni caso sempre elaborata, diventava predominante a scapito delle suite.
Ad alcuni questa svolta non fu gradita ma i Rush ancora una volta avevano visto bene e lontano concependo un nuovo capolavoro della loro discografia , già d’elevato valore artistico.
"Signals" ha come temi le comunicazioni, la tecnologia e il progresso , introdotti da una copertina ideata dal geniale Hugh Syme molto ironica che vede un cane dalmata annusare un idrante.
L'inizio è affidato a "Subdivisions" ed è subito un classico del repertorio del dinamico trio : i testi parlano d’alienazione, sogni e conformismo immersi in un incedere di tastiere protagoniste in tutto l'album. Il secondo brano "The analog kid" è il proseguimento tematico di "Subdivisions" maggiormente incentrato sui sogni e impreziosito da uno dei più begli assoli di chitarra di Lifeson.
Con "Chemistry" si esplorano i temi della scienza : micro e macrocosmo , reazioni chimiche , particelle , H2O e le leggi che le regolano mentre le facoltà dell'uomo spesso non riescono a comprenderle : il tutto in un incedere tastieristico e chitarristico che ne fanno un brano peculiare e dallo sforzo compositivo intenso.
Con "Digital man" si ha un altro brano molto originale con inserimenti raggae e un bellissimo ritornello che parla dell'uomo digitale , sintetico senza anima ne’potere decisionale : brano sulla alienazione umana e sulla crisi esistenziale con la citazione di Babilonia esempio di corruzione dell'esistenza ed il mondo materialista.
Il brano successivo è uno dei capolavori dell'album : "The Weapon" , parte II della trilogia della Paura dall'incedere essenziale e meno inquietante di come in realtà dovrebbe essere in quanto tratta della paura come arma usata contro di noi dagli altri e da noi stessi…. "the only thing we have to fear is...fear itself".Uno dei brani più intensi anche in sede live.
"New World Man" , pubblicata anche come singolo, parla di un ipotetico uomo del nuovo mondo giovane e vecchio , saggio e folle alla stesso modo.: un chiaro riferimento alla politica estera americana e alla corsa agli armamenti in un atmosfera di guerra fredda che verrà decritta più efficacemente sul successivo "Grace under Pressure" del 1984. Elettronica ancora presente ma alternata a passaggi di raggae che si ricollegano con "Vital Signs" da Moving Pictures".
In "Losing It" abbiamo un altro momento intenso in cui compare come ospite Ben Mink della band FM suona il violino elettrico insieme alla chitarra frenetica di Alex Lifeson : un brano delicato e sperimentale ispirato al film con Shirley MacLaine intitolato "The Turning Point." .
L'ultimo brano dell'album fa storia a sè : "Countdown" , accompagnata dal vivo da un video fornito dalla NASA , racconta attraverso le parole di Neil Peart la partenza del primo Space Shuttle alla quale i Rush furono invitati a presenziare nel 1981.
Un incedere emozionante che conclude degnamente un album che lascio perplesso i puristi , almeno inizialmente, ma che poi ha dimostrato che il trio canadese aveva scelto bene la nuova svolta stilistica creando un altro capolavoro senza tempo all'interno di un'evoluzione discografia che pochissimi altri possono eguagliare e che si può definire veramente "progressiva".
D.D.F. : I Rush, nel 1982 pubblicano l'album SIGNALS.
La metamorfosi già accennata in MOVING PICTURES diviene qui un dato di fatto.
Con SIGNALS si entra pertanto nella terza fase del trio canadese, la così detta fase elettronica della band, caratterizzata in generale da: un totale abbandono dell' hard-rock e del rock-progressivo, e conseguente approdo verso un rock difficilmente definibile da un punto di vista strettamente stilistico; da un largo impiego di tastiere e di percussioni (in questo album non ancora elettroniche) e del relativo ridimensionamento del ruolo della chitarra nelle canzoni, e da un uso meno “forzato” della voce; dal definitivo approdo alla forma-canzone (non vengono più realizzate le lunghe suite e le opere rock). In questo album si riscontra la più ampia adesione al reggae bianco nella produzione dei tre.
Un così brusco e radicale cambiamento non poteva che creare dissapori tra i vecchi fans e nel contempo fidelizzarne di nuovi. L'album lascia pertanto spiazzato l'ascoltatore, ma ben presto questi nuovi suoni lo conquisteranno definitivamente.... Bisogna comunque dire che la band stessa negli anni seguenti dichiarerà di non esser completamente soddisfatta di SIGNALS. Ed in effetti questo sarà l'ultimo album ad esser co-prodotto da Terry Brown (probabilmente più a proprio agio con sonorità hard-progressive rispetto ai suoni “tecnologici” voluti dai Rush), che come di consueto collabora anche negli arrangiamenti dei pezzi. Le registrazioni ed il missaggio sono realizzate tra l'aprile ed il luglio 1982. Come sempre la grafica è curata da Hugh Syme. Da notare sul disegno della lottizzazione sul retro copertina, che lo studio è Pratt & assoc., la località è Lerxtwood Mall, e la strada è Olde Dirk Road...
Subdivisions è divenuto un classico della band. Le tastiere sono protagoniste e Geddy propone per la prima volta anche dei brevi assoli. Molto interessante il testo, che parla della alienazione che impone la società moderna. La parola “subdivision” nel ritornello è pronunciata da Neil. Non immediata, ma molto affascinante... (voto: 7,5)
The analog kid tra i brani proposti è quello più tradizionale, più in stile “vecchi Rush”. Alla ritmata strofa fa da contraltare un ritornello molto melodico. Notevole l'assolo di chitarra. (voto: 7,5)
Chemistry vede l'insolita firma Lee, Lifeson , Peart ai testi. Il pezzo ha una ritmica irresistibile ed è un ottimo esempio di reggae alla Rush. Elegantissime le percussioni. Un brano veramente magnifico. (voto: 8)
Digital man è un brano piuttosto complesso e ben strutturato. Eccezionale il basso di Lee. Da segnalare nella parte strumentale che precede il solo di chitarra, l'incursione in territori quasi jazz dei tre musicisti. Anche qui si può apprezzare un bel ritornello reggae. (voto: 8)
Ecco The weapon, II parte del ciclo “Fear”. La canzone è veramente bella, ricca di effetti, orecchiabile e coinvolgente pur se complessa e piuttosto lunga. Bellissimo l'inizio sfumato in crescendo. (voto: 8)
New world man è un brano piuttosto semplice ed immediato, tanto da venir anche proposto come singolo. Nuovo episodio di buon reggae bianco, questa volta senza particolari pretese. (voto: 7)
Losing it è un formidabile lento, incredibilmente struggente, interpretato perfettamente da Geddy ed impreziosito dal violino elettrico di Ben Mink. L'assolo di violino riprende perfettamente lo stile di Lifeson. Uno dei migliori lenti mai realizzati dai nostri. (voto: 8)
Countdown è dedicata agli astronauti Young & Crippen e a tutto il personale della NASA, e racconta, in maniera veramente ispirata, il lancio dello Shuttle a cui i Rush furono invitati. La strofa è carica di tensione in progressivo accumulo e viene sfogata nel ritornello e soprattutto nel liberatorio assolo di tastiera di Geddy. I suoni e rumori originali del lancio che sono presenti nel brano sono stati forniti dal signor Griffin. Emozionante. (voto: 6,5)