Fly By Night

Fly By Night (1975, Mercury)

recensioni a cura di Luca Nappo e Davide Dal Fra

L. N. : Fly by night esce nel 1975 e segna la prima svolta per la carriera dei Rush.

L'entrata in line-up del batterista Neil Peart è efficace non solo dal punto di vista strumentale (John Rutsey se pur bravo non poteva competere tecnicamente con "il professore") ma anche per la stesura dei testi che si arricchiscono di temi fantasy e letterari.

L'album "del gufo" (la cui copertina è opera dell’italo-americano Eraldo Carugati) ha forti legami con il disco d'esordio: un hard rock possente e granitico ben evidente nell'iniziale "Anthem", un classico nei tour del trio canadese fino al 1980.Il brano molto aggressivo è tratto da una novella di Ayn Rand sull'individuo contro il collettivismo che ispirerà poi il capolavoro 2112 ed è molto importante per la prima fase della band tanto assegnare il nome all'etichetta Anthem Records ancora oggi legata ai Rush.

Sulla stessa linea d'onda, i due successivi brani, "Best I Can", già eseguita nel tour del 1974 e forse scartata dall'omonimo album, che vede Geddy Lee protagonista del testo incentrato sui sogni e "Beneath, Between and Behind", molto Led Zeppelin nel suo incedere, che rappresenta una dura critica al sogno americano.

Con "By-Tor and the Snow Dog" si ha la prima svolta stilistica per i Rush che tentano la prima mini-suite con elementi progressive e il risultato è ottimo: il primo brano diviso in sezioni diventerà un classico e porrà le basi per le successive suite del gruppo.I nomi By-Tor e Snow Dog sono i nomignoli che i Rush diedero ai cani del loro manager e dal vivo sarà sempre accompagnata da momenti d'ironia tra Lee e Lifeson.By tor è il primo vero capolavoro della band e il segnale che sta affacciandosi nel mondo del rock un grande gruppo.

La title track "Fly by Night" torna a temi più propriamente hard rock con un riff di chitarra molto efficace ripreso poi da altri gruppi negli anni successivi. Un'altro brano sempre presente nei tour della prima fase della band spesso unito in un medley ad “in the mood” del primo album.

"Making Memories" ha un andamento quasi folkeggiante e il furioso hard rock degli esordi è messo un attimo da parte con un esito in ogni caso piacevole mentre con "Rivendell" ritorna, dopo "By tor", il tema fantasy.In particolare, il titolo del brano è il nome del villaggio nell’ Hobbit di Tolkien, abitato da Elfi e circondato da montagne nebbiose: il brano è molto dolce con un cantato di Lee quasi bisbigliato e un tappeto sonoro in cui Peart non suona alcuna percussione.

L'album si chiude con "in the end", brano che si apre con un’intro acustica ma che esplode poi in un grande hard rock.

Nel complesso, "Fly by night" non è sicuramente un capolavoro assoluto ma un album importantissimo per i Rush perchè rispetto all'omonimo esordio, la band supera alcune ingenuità e alcuni legami con altre band del periodo e inizia a costruire un sound originale, caratterizzato dalla voglia di sperimentare di Lifeson e Lee unita all’influenza colta di Peart.

Ci riesce forse in parte ma basta per consegnarci alcuni brani memorabili del trio canadese e un album piacevole che chi ama il rock può sicuramente apprezzare

D.F.D : I Rush, nel 1975 pubblicano l'album FLY BY NIGHT.

Dopo la pubblicazione dell'omonimo album di debutto, registrato in economia e senza una grossa produzione alle spalle, per i tre canadesi iniziano a delinearsi le coordinate future: RUSH viene ristampato e distribuito fuori dai confini canadesi da una grossa etichetta, pochi mesi dopo la pubblicazione dell'LP alla batteria entra Neil Peart (la band trova così la formazione definitiva), suonando già nel primo tour del gruppo ed imprimendo alla band un impulso tecnico-creativo importantissimo.

Da li a poco viene registrato FLY BY NIGHT: La produzione è affidata a Terry Brown e Rush, la session risulta essere meglio eseguita, meno artigianale rispetto all'esordio. La registrazione ed il missaggio dell'album impiegano circa dieci giorni di lavoro. L'immagine di copertina è realizzata da Eraldo Caraguti.

La simpatica nota “per migliori risultati far suonare questo album” richiama la nota dell'album precedente. Sono inoltre riportati i testi manoscritti da Neil decorati con vari disegnini e cornici.

Pur non essendo un lavoro maturo, già si delinea con precisione la personalità del gruppo: ancora chiarissimi influssi hard-rock di stampo zeppeliniano, voglia di ricerca con orientamenti al progressive rock, la comparsa quindi del primo brano “complesso” e suddiviso in più momenti.

Anthem (Lee/Lifeson/Peart) apre l'album con un ritmo irresistibile e diviene subito un classico dei primi Rush. Già dalle prime note si apprezza il peso del nuovo percussionista nell'economia del gruppo. Il brano è affascinante e molto ben strutturato, il ritornello orecchiabile ma non banale. Le parole sono ispirate da uno scritto di Ayn Rand. I tre hanno classe, e qui si sente. (voto: 8)

Best I can (Lee) stranamente è sempre stato un brano minore dei Rush. Eppure il pezzo è semplice, immediato, ma ben fatto. A mio avviso un classico mancato. (voto: 7,5)

Beneath, between & behind (Lifeson/Peart) è un pezzo costruito su un riff non particolarmente originale, ma risulta essere un magnifico brano hard-rock. Notevole la strofa suonata in levare. (voto: 7,5)

By-Tor & the Snow dog (Lee/Lifeson/Peart) con i suoi otto minuti abbondanti inaugura la magnifica serie di brani dilatati, ed è questo il principale merito del pezzo stesso. La traccia è suddivisa in 4 parti non chiaramente distinguibili tra loro: I. at the tobes of hades II. across the styx III. of the battle IV. epilogue. Il pezzo inizia potente e deciso, con un tradizionale schema strofa/ritornello; si inseriscono poi estesi momenti strumentali (che ricordano certe sperimentazioni sonore così care ai Led Zeppelin) a tratti rock, a tratti sporcati da violente chitarre, a tratti delicati, arricchiti anche da un finale complicatissimo: il tutto sfocia in un momento strumentale lento e intenso, coronato da un bel assolo di chitarra. Nell'epilogo viene ripreso il tema iniziale. Appare qui evidente quanto in pochi mesi il trio si sia evoluto verso strade più complesse rispetto al precedente RUSH. Prince By-Tor comparirà ancora nel brano The necromancer. (voto: 7)

Fly by night (Lee/Peart) è, in contrasto con il brano precedente, un pezzo assolutamente orecchiabile e dalla struttura semplicissima. La voce appare troppo slegata rispetto alla trama musicale. Ricco di chitarre acustiche ed elettriche, Fly by night prosegue diritto senza sorprese sino alla fine. (voto: 6)

Making memories (Lee/Lifeson/Peart) è un pezzo senza pretese, di facile presa, con abbondanti chitarre acustiche e con un ottimo assolo di Lifeson. (voto: 6,5)

Rivendell (Lee/Peart) è ispirata dalla saga di Tolkien. La canzone è lentissima e fin troppo sognante e delicata; Geddy non canta, sussurra, tanto che il pezzo sembra essere, pur essendo breve, piuttosto lungo. (voto: 5,5)

In the End (Lee/Lifeson), pur avendo tutte le carte in regola per essere un classico, non funziona. La traccia infatti non trasmette l'emozione che dovrebbe e risulta essere troppo piatta e rigida. Solo la versione live presente in ALL THE WORLD'S A STAGE fa capire il vero potenziale del brano; potenziale non espresso nella versione da studio. (voto: 5)