Grace Under Pressure

Grace Under Pressure (1984, Mercury)

recensioni a cura di Davide Cutugno e Davide Dal Fra

D.C. : Grace Under Pressure non è l'album esemplificativo del trio canadese, non è famoso come 2112 o Hemispheres, e non è nemmeno esemplificativo dello stile della Band. Ma è un album che potrei senz'altro definire "anomalo":

uscito nel 1984, Grace segna un punto definitivo di rottura con le sonorità Hard-Rock del gruppo, un punto di svolta, una nuova alba. I police imperversavano, dopo i successi di Outlandos d'amour e Zenyatta Mondatta, e i tre non potevano non fare caso a dei colleghi che, come loro, si presentavano con un basso, una chitarra e una batteria.

E alle influenze di sting e soci, i Rush associano un rock caricato, ricco di atmosfere elettroniche, grazie anche alle incredibili capacità del bassista Geddy Lee di riuscire a suonare il basso e le tastiere, sia manuali che a pedale.

Il brano di apertura, Distant Early warning, rispecchia fedelmente gli scenari descritti nella copertina del disco; le sonorità assumono una dimensione "aerospaziale", la voce di Geddy si fa più morbida e la batteria più semplificata, come era nello stile degli anni ottanta, ma non per questo meno presente o priva di idee. Il brano successivo, Afterimage, sviluppa ancor più questo concetto, con la parte centrale del brano dedicata completamente all'elettronica e alle tastiere.

Red Sector A si riallaccia ancora al primo brano, mentre The Enemy Within dice appunto ai Police che il loro sound-reggae i Rush se lo mangiano a colazione. The Body Electric si basa invece tutto sull'inventiva del batterista Neil Peart, in un avvincente escalation di ritmi di batteria e di basso. E dopo Kid Gloves e Red Lenses, il disco si chiude con un brano, Between The Wheels, che come tutti i brani conclusivi dei dischi dei Rush, ci riserva sempre qualche sorpresa.

A un inizio mesto presentato da un tappeto di tastiere, il brano piano piano prene vita, col trio sempre più presente con un vivace e roboante finale, degno del nome della band, che può significare "sbalzo", o "scatto".

Un disco assolutamente fuori contesto rispetto a molti altri lavori contemporanei degli anni ottanta, con poco spessore o mal suonati. Grace Under Pressure ha infatti il notevole pregio di essere stato registrato con una qualità eccellente; a qualunque volume se ne possono apprezzare i suoni senza perderne il senso di qualcuno o rimanerne assordati. un buonissimo disco, che come al solito consiglio a chi di quegli anni vuole trovare qualcosa un pò "fuori dalle righe".

D.D.F.: I Rush, nel 1984 pubblicano l'album GRACE UNDER PRESSURE.

Lo storico produttore dei Rush, Terry Brown, ha terminato il suo compito con SIGNALS, e la band, per poter sviluppare adeguatamente le nuove sonorità elettroniche, necessita di un nuovo co-produttore. Pertanto GRACE UNDER PRESSURE, nasce in un contesto molto difficile ed inusuale per i tre canadesi. La scelta del nuovo produttore si dimostra essere più difficile del previsto, ed in molti, per svariati motivi, vengono scartati o non accettano l'incarico. In fase di pre-produzione viene temporaneamente nominato quale facente funzione produttore un pupazzo di Julian, il figlio di Geddy, che viene chiamato Roger Kneebend. Dopo numerosi colloqui la scelta cade su Peter Henderson (già produttore di America e Supertramp). Il nuovo lavoro si spinge oltre alla strada tracciata con SIGNALS e le sonorità si fanno ancora più tecnologiche. La principale novità riguarda l'utilizzo delle percussioni elettroniche del magico Peart. Lifeson, in questo album particolarmente in forma, suona anche le tastiere. Su tutto il lavoro (a cominciare dalla copertina di Syme!) pervade un aria gelida ed inquieta, forse anche per sottolineare il vuoto che ha lasciato uno stretto collaboratore della band, scomparso da poco, e a cui l'album è dedicato (Robbie Whelan). GRACE UNDER PRESSURE è formato da otto canzoni, arrangiate da Rush e Henderson, composte, come di consueto, da Lee-Lifeson - musiche - e Peart - parole -, ed è registrato tra il novembre 1983 ed il marzo 1984; sul retro copertina il ritratto del gruppo è del fotografo Yousuf Karsh.

I livelli sono sempre elevatissimi ed anche questo album rimane scolpito nella storia....

Va inoltre evidenziato che, con il tour di P/G gli show dei Rush diventano tra i più spettacolari ed elaborati (laser, luci, effetti, filmati...) del panorama rock.

Distant early warning: l'apertura dell'album è lasciata a questo nuovo classico. Le sonorità sono inusuali e vagamente reggae. L'apporto dato dalla batteria elettronica si apprezza subito. Nel testo (la tematica è ambientalista) si cita Assalonne, personaggio biblico sconfitto a causa della sua vanità... come probabilmente accadrà a noi. (voto: 7,5)

Afterimage ha un testo veramente toccante, ed è facile immaginare che sia dedicata all'amico-collaboratore Robbie. Bellissimo pezzo. (voto: 8)

Red Sector A è uno dei classici più amati della band. Fantastico il suo inarrestabile ed inquietante incedere, ottimo assolo arricchito da un tripudio di percussioni. Da segnalare che Geddy in questa traccia suona esclusivamente le tastiere. (voto: 8)

The enemy within è la I parte di “Fear”. Si tratta di un semplice e ben fatto reggae in stile Rush. Ennesima prova della creatività del gruppo. Stupendo. (voto: 8)

The body electric ha un ritmo veramente trascinante. Proposta anche come singolo, narra della ribellione di un robot. Notevole il solo di Lifeson. Il robotico ritornello è cantato in codice binario. (voto: 7)

Kid gloves è forse il pezzo meno interessante di tutto il lotto. Canzone orecchiabile con una ritmica piuttosto complessa, con eccellenti parti di Alex. (voto:6,5)

Red lenses. Un piccolo capolavoro. Un brano ingiustamente “minore”. Non facile ma estremamente affascinante, esecuzione impeccabile, Rush al 100%! Meritano di essere evidenziate le evoluzioni bassistiche sulla sfumatura finale (voto: 8)

Between the wheels è un altro brano in perfetto stile Rush dominato dalle tastiere. Trascinante e ritmata con inconfondibili riff chitarristici. (voto: 7,5)