Spunti per uina formazione del cittadino europeo

Linee operative per la formazione del "nuovo" cittadino europeo

Alla Comunità europea, fondata su basi democratiche e sul progressivo superamento della sovranità dei singoli Stati, spetta un ruolo fondamentale nel promuovere una politica ed una cultura di pace e di collaborazione.

Detta promozione sarà opera delle istituzioni comunitarie e di determinati contenuti culturali, miranti alla formazione del nuovo cittadino europeo. Questi, infatti, non è il semplice sostenitore del passato del suo paese di appartenenza, pensando che la messa insieme delle varie tradizioni culturali di ciascuno Stato di afferenza debba e possa costruire una nuova convivenza civile. Il cittadino europeo dovrà essere una nuova realtà rispetto al passato, un cittadino "nuovo".

La cittadinanza, tradizionalmente intesa, ha sempre avuto come identità di riferimento la centralità dello Stato Nazionale. E questo si spiega principalmente in quanto nella loro storia gli Stati nella ricerca della loro configurazione geografica e della loro indipendenza, si sono organizzati in cittadinanza nazionale.

Oggi compare l'esigenza di una articolazione plurale della cittadinanza. Non più il primato all'indifferenziato della totalità, bensì la composizione armonica tra identità particolare e identità universale. Per meglio riferirci al problema educativo occorre aprire le singole comunità al senso universalistico per dialogare ed accogliere culture e tradizioni diverse, popoli e costumi vari. Sarà un continuo ritorno all'unità nella pluralità, la costruzione di un orizzonte di senso in cui i valori prevalgono su ogni egoismo o campanilismo.( Cfr.Acone G., Orizzonti e limiti della cittadinanza europea, in Il Nodo, n.21, 15 dic.2002, pp.17-18).

Non si tratta di rinnegare la propria identità, né di abbandonare quei valori che la migliore tradizione umanistica ha conquistato nel corso dei tempi. Si tratta, piuttosto, di prendere in considerazione che l'identità non può essere statica, ma dev'essere dinamica e che i valori di ciascuno possono costituire un patrimonio da acquisire da parte di tutti e, inoltre, di costruire insieme nuovi progetti di sviluppo della civiltà.

Ad affrontare questi problemi per porre le basi comuni di una crescita umanistica sono chiamate ad operare le istituzioni sia nazionali che comunitarie;ed occorre dire che entrambe hanno da agire in sintonia per non creare dissidi, che diventano causa di contrasto e sfiducia nel raggiungimento degli obiettivi destinati a formare il "nuovo "cittadino europeo.

E poiché si tratta di "formare" il nuovo cittadino, gli impegni della Comunità Europea non si devono fondare solo sui principi del commercio e del mercato. E' vero che le intese sul piano economico hanno impegnato a fondo i vari Stati membri della Comunità; ma è anche vero che già nel 1950 è stata firmata la Convenzione europea di salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, attribuendo la possibilità di ricorrere, da parte degli Stati e di qualsiasi cittadino, che si considerano lesi nei propri diritti dall'azione di uno Stato, di ricorrere alla Corte europea dei diritti dell'uomo. Questa Convenzione è significativa perché viene superato, almeno per questo aspetto, il concetto del diritto "statocentrico". Ed inoltre si comincia a riconoscere taluni diritti come propri dell'uomo e non come concessi dallo Stato.

1.- L'apporto delle Convenzioni internazionali

Vanno qui richiamate tutte quelle convenzioni internazionali che dal dopo guerra ad oggi si sono succedute nel tempo per dichiarare e difendere i diritti umani. E va ricordato che in esse si esprime sempre l'invito agli Stati di accoglierle nella loro legislazione, ben sapendo che l'accoglienza nel diritto statale consente un maggiore impegno al loro riconoscimento ed alla loro difesa.

Certamente per questa via si sta procede verso una sempre maggiore condivisione che i diritti umani staranno alla base del nuovo stile di vita dei cittadini nei loro rapporti reciproci.Questa legge riconosciuta come costituzionale, perché tale è di sua natura, "legittima uno stato permanente di rivoluzione pacifica, è la legge che legittima il superamento di qualsiasi altra legge che non sia conforme ad essa" (Papisca A., Diritti umani, valori universali e dialogo interculturale, in Orientamenti Pedagogici, nov.-dic.2002, p. 1100).

Il primo inizio storico sul piano giuridico si deve ai "preamboli della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione Universale, la Costituzione dell'Unesco, la Convenzione sui diritti dei bambini, la Dichiarazione della Nazioni Unite sul diritto e la responsabilità degli individui, dei gruppi e degli organi della società di promuovere e proteggere i diritti della persona e le libertà fondamentali, adottata nel 1998." (ib).

Dunque l'apporto di cui ci stiamo occupando sta nel valore giuridico delle varie Convenzioni, riconosciute dai vari Stati. Si vuol mettere in rilievo che sono nati e stanno crescendo sul piano giuridico legami che vincolano gli Stati fra di loro. Sono intese forti che segnano impegni di interdipendenza, di superamento della concezione dello Stato Assolutista.

Sarà poi interessante entrare all'interno di queste Convenzioni per conoscere i diritti e doveri ivi sanciti. Su questi esiste un'ampia bibliografia, di facile accesso.

Ci auguriamo che questo sistema di condividere legalmente determinate prese di posizione si abbia da estendere il più possibile, allargando così le competenze comuni del cittadino europeo.

2.- L'apporto dei sistemi educativi

Fondamentale è il ruolo dei sistemi educativi. L'Europa non ha ancora una identità consolidata rispetto alla quale rapportare i vari sistemi educativi. Molto si è fatto per avvicinare la struttura organizzativa dei vari Paesi, così da poter disporre di un linguaggio omogeneo, adatto al confronto di sezioni dell'istruzione a tutti i livelli di studio.

Ma se entriamo nello specifico dei programmi, se esaminiamo i libri di testo, avvertiamo la necessità di rifondare l'offerta didattica di storia, di letteratura, di geografia, di scienze, in modo da permettere l'educazione secondo una "prospettiva nuova" autenticamente europea, costruita con attenzione al superamento di vecchi stereotipi, di nuovi fondamentalismi, di rinnovati etnocentrismi. Oggi insegnare in Italia la storia dell'Italia, o la storia vista dall'Italia, significa ignorare che gli stessi avvenimenti possono essere descritti e interpretati in modo differente in altri paesi d'Europa. L'Italia non interpreta allo stesso modo dei francesi le conquiste napoleoniche. Quanto alla storia dei paesi nordici o dell'Europa centrale, essa è praticamente ignorata dai paesi latini, eccetto le narrazioni folkloristiche concernenti i Normanni, i Vikinghi, i Teutoni e gli Unni, tutti barbari che l'immensa fossa della civilizzazione separa da noi (La Borderie R., Vers une éducation européenne intégreéé. In Il Nodo, op.cit.. p.13).

Dunque si impone una revisione dei programmi di storia e geografia, un ampliamento dei programmi di letteratura e di storia dell'arte e, soprattutto un incremento e miglioramento qualitativo dell'insegnamento delle lingue straniere, che può iniziare in tenera età e proseguire per molti anni. Oltre la lingua veicolare ormai generalizzata (l'inglese) bisognerebbe intensificare la conoscenza di almeno un'altra lingua e assicurare l'opzione di almeno una terza lingua. Questa conoscenza dovrebbe essere anzitutto pratica, con frequenti letture e conversazioni, e in seguito anche teorica. Per una conoscenza della cultura straniera è importante anche la lettura di classici.(Cfr.Laeng M., Scuole italiane di fronte all'Europa, op.cit. p 37)

Il rinnovamento delle discipline di studio diviene essenziale, come del pari diviene essenziale la nuova formazione dei docenti.Circa la formazione dei quali abbiamo molte raccomandazioni , ma di fatto la loro formazione ed il loro aggiornamento soni piuttosto scarso.

Non va dimenticato che la buona scuola è fatta dai buoni insegnanti, per cui se vogliamo una scuola ove i diritti umani ed il dialogo tra culture abbiano successo, occorre far leva sugli insegnanti.

Le richieste avanzate dagli studiosi del problema, appaiono essere notevoli e molto particolari es: conoscere i problemi nazionali ed internazionali, fare esperienze di studio o di lavoro all'estero, riconoscere e combattere i pregiudizi, conoscere le dichiarazioni internazionali sui diritti dell'uomo, apprendere nuove metodologie e tecniche per esplicare il mandato educativo a livello europeo (Cfr.Consiglio d'Europa in Unipax, Educazione alla cittadinanza europea, Centrooffset, 1996, Bassano del Grappa, p.148).

Il lavoro che si sta facendo intorno alla scrittura della Costituzione europea dovrà includere i principi della nuova educazione; questa dovrà essere europea. E' avvenimento storico: la nuova Costituzione per l'Europa dovrà fondare l'unità non più solo su criteri strategici (frontiere, commercio, libero scambio e libera circolazione, moneta…) ma anche su dei principi di identità. Nelle Convenzioni finora l'educazione non è stata ritenuta come elemento forte per l'applicazione dei trattati.

Un altro grande problema, che riguarda tutti i paesi europei, è quello della esclusione di chi non riesce a scuola, e questo oggi accade più a causa delle disfunzioni organizzativo-strutturali del sistema educativo che per effetto delle disuguaglianze sociali. Ossia, il bambino che fallisce, l'adolescente che viene respinto, il figlio di genitori emigrati che ripete un anno di scuola, il minore in stato di disagio esistenziale che abbandona gli studi, sono i soggetti allontanati dalla scuola, non tanto perché vivono in contesti socio-ambientali che non sostengono la loro crescita culturale, ma piuttosto perché, in quei contesti, le cose non vanno, non funzionano come dovrebbero. (Cfr.Chistolini S., L'educazione nel mondo, op.cit. pp.9-10)

A livello universitario la Commission europea, che pure ci ha fornito una serie di indicazioni per la formazione del cittadino europeo, ( Dal 1970 ad oggi ci ha dato trentatre documenti tra risoluzioni, decisioni e direttive) Incoraggia la mobilità degli studenti e dei docenti all'interno dei Paesi europei e la ricerca di valori condivisibili.(Cfr. in particolare il Trattato di Maastricht ).

Per quanto riguarda il mondo dei valori

Si chiede che tutte le istituzioni, in primo piano la scuola, educhino: