Incontri interculturalial di là della razionalità

*** Incontri interculturali al di là della razionalità

(Si tratta di un tentativo inteso ad aprire spazi più vasti nella quotidianità dei rapporti tra portatori di culture diverse)

Il primato della razionalità in educazione

Coloro che più recentemente si sono occupati a prendere in considerazione l'apporto dei sentimenti sul piano educativo, si sono mostrati critici rispetto alla riduzione dell'educazione alla sola razionalità, o quanto meno, alla sua prevalenza rispetto a sentimenti ed emozioni.

Per B.Rossi la "preferenza accordata all'ideale educativo dell'homo sapiens rispetto a quello dell'homo sentiens" è dovuta anche all'errore di Cartesio, convinto di poter interpretare l'uomo a partire dalle idee 'chiare e distinte' e dunque, "dall'accreditamento della separazione tra anima e corpo. Da tale separazione si sono originati il primato della razionalità, la prevalenza dell'oggettivismo positivistico sul soggettivismo umanistico, il privilegiamento del logos nei confronti del pathos, la supremazia del cogito nei riguardi delle emozioni, delle passioni e dei sentimenti stimati componenti irrazionali dell'anima e, dunque, da oscurare e mettere a tacere" (1). Il medesimo autore esplicitamente e drasticamente esamina la 'tirannia della razionalità': "Prestando attenzione in particolare all'esperienza scolastica, può essere rilevato che l'impianto curricolare, centrato sul 'pensiero organizzato', accredita sostanzialmente il primato della mente sul corpo, della logica sui sentimenti, del sapere e del saper fare sul saper essere, del quoziente intellettivo sul quoziente emotivo, delle competenze intellettuali e tecniche sulle competenze affettive ed etiche" (2).

Riconoscere il valore alla vita affettiva, non vuol dire negare il senso ed il valore della ragione; tuttavia occorre prendere atto dell'elevato potere conoscitivo di cui sono vettori le emozioni, le passioni, i sentimenti. "Le emozioni finiscono con lo svolgere un ruolo fondamentale all'interno dei processi del ragionamento, influenzandoli nel loro differenziato modo di manifestarsi" (3).

Per L.Perla "La nozione di 'comprensione' ha avuto sempre in Occidente un riferimento alla mente e alle idee della mente e non si è mai sospettato che le idee possono nascere all'interno di un orizzonte comprensivo pre-logico, prementale, simbolico nel senso greco di syn-bàllin (ciò che mette assieme) che, da Omero a Platone, designa quella capacità di avvertire le situazioni a un livello antecedente l'analisi razionale, e di agire e reagire ad essa in base a quanto è stato avvertito. Nella nostra cultura, insomma, non si è mai data rilevanza alla comprensione di cui è capace il nostro sentimento, ma solo alla comprensione della mente e delle produzioni della mente" (4)

L'A.avverte che negli ultimi anni anche in pedagogia la tendenza ad assumere modelli di sapere scientifico ha finito con l'indurre un pericoloso adombramento dei problemi di ordine pratico. Gli affetti sono ancora considerati come un territorio di ricerca 'improprio',e in educazione sono considerati come vettori di indottrinamento, quando non di manipolazione: insomma "come un 'qualcosa' di poco evoluto, da cui affrancare l'educando, pena la comprensione della sua crescita cognitiva. I dati che invece emergono prepotentemente dalla ricerca contemporanea, soprattutto educativa, evidenziano che è impossibile imprigionare qualsiasi processo formativo entro presunte logiche di 'inaffettività': cognizioni e affetti sono dimensioni fortemente correlate (e interagenti col piano morale) difficilmente isolabili nel progetto formativo, nemmeno quando quest'ultimo assuma come sue finalità prioritarie, o addirittura esclusive, lo sviluppo di attività cognitive e la trasmissione di saperi formali…Appare quasi un'ovvietà dichiarare che il processo educativo riguardi il soggetto nella sua interezza e si rivolga all'uomo nella totalità dei suoi aspetti e delle sue manifestazioni". L'A. lamenta che tutta la storia dell'educazione occidentale, compresa quella più recente è costellata da esempi di riduzionismi educativi, di umanesimi proclamati ma sostanzialmente mancati (5).

Quale corollario relativo alla considerazione da dare ai sentimenti come via alla conoscenza e all'incontro con l'altro, riscontriamo che taluni autori ne hanno fatto un problema puramente filosofico e quindi razionale, negando ai sentimenti una loro autonomia di tipo psicologico. (6).

Valorizzazione delle risorse più intime della natura umana: i sentrimenti

Il cammino educativo che stiamo affrontando, intende andare oltre l'utilizzo della razionalità, non tanto per negare il significato ed il valore di questa, che pur sempre rimane fonte di ricerca di comprensione reciproca, di dialogo e di accoglienza del meglio di ciascuna cultura, quanto piuttosto per scoprire e valorizzare le risorse più intime della natura umana, in cui non presiedono regole da adottare ma solo sentimenti da sostenere.

Intendiamo occuparci direttamente ed esclusivamente dei sentimenti, che teniamo distinti e separati dalle emozioni. (7) (Per conoscere la specificità delle emozioni La psicologia sembra non aver approfondito in modo adeguato il tema di cui ci occupiamo, avendo preferito lo studio delle emozioni. Oggi le realtà sociali e sociologiche interpellano la riflessione sull'interculturalità a farsi aperta a nuove ricerche mirate al vissuto quotidiano della gente comune.

La nostra scelta si precisa ulteriormente, e definitivamente, nel prendere in considerazione quei sentimenti che originariamente sono legati alla natura umana, ossia non prodotti da evenienze esterne all'essere. L.M.Lorenzetti nella sua ricerca sulla natura ed il significato dei sentimenti, annota: "L'uomo ha una disposizione alle passioni e ai sentimenti: una disposizione epistemica che è sostanzialmente qualità dell'essere, modalità dell'esperire e del conoscere" (7). Nella loro autenticità essi rivestano potenzialità inscritte in ogni essere umano, che non sia stato pregiudizialmente colpito da distorsioni o da altri influssi negativi. Essi sono presenti ed agiscono anche in chi ne ignora le potenzialità.

Caratteristiche dei sentimenti

I sentimenti, generalmente, sono intesi come dinamismi espressi da una facoltà spirituale contrapposta alla ragione: sono da considerarsi come stato psicologico di carattere affettivo.

Per Rousseau il sentimento è la forza prima, primitiva e primordiale, dell'uomo. Egli denuncia l'antitesi tra un'educazione di tipo intellettuale –sviluppo dell'attività razionale- e l'educazione del cuore: l'unica vera educazione è l'educazione del cuore. Identifica il mondo dell'infanzia con il mondo dell'immediatezza, in contrasto col mondo dell'adulto che si fonda sulla mediatezza: il sentimento è immediatezza, la ragione è mediazione (8).

Se è vero quanto dice Rousseau che noi 'sentiamo prima di conoscere', ha senso richiamarsi alle sue riflessioni ove afferma: "per quanto le nostre idee ci vengano di fuori, i sentimenti che le valutano sono dentro di noi".

Che se poi, come vorrebbe Freud, le esperienze dei primi anni di vita condizionano il comportamento futuro, noi disponiamo di una forte risorsa della natura umana per avviare fin dall'infanzia un nuovo processo di socializzazione e collaborazione tra bambine e bambini di diversa etnia e religione creando esperienze di vita, che si proiettano anche verso la vita adulta.

Sappiamo in antecedenza che i sentimenti possono essere colti nella loro genuinità 'naturale', pura, ma possono anche essere già stati rivestiti e orientati da esperienze, da ideologie o da altri particolari interessi. Le nostre riflessioni oltrepassano questa ultima ipotesi e, quindi, non intendiamo instaurare una ricerca della loro eziologia e meno ancora dell'ipotesi del loro originario recupero. La nostra attenzione va piuttosto, esplicitamente, alle risorse originarie dei sentimenti, alla loro identificazione ed al loro apporto nell'esperienza del vissuto umano, con particolare riferimento all'incontro tra appartenenti a cultura diverse.

Lo sviluppo delle potenzialità naturali

A scapito di ogni equivoco va subito annotato che l'elenco che andremo a fare, mentre per un verso esprime la naturalità originaria di determinate potenzialità, dall'altro queste abbisognano dell'apporto educativo per la loro migliore affermazione. Così eliminiamo ogni sospetto verso uno spontaneismo automatico.

Secondo Kurt Lewin, ognuno di noi vive in un campo psicologico che, come un campo magnetico, è occupato da oggetti verso i quali sentiamo una attrazione positiva o una repulsione negativa. Questi legami positivi o negativi verso quanto ci circonda si espandono grazie all'aiuto degli adulti, ed in particolare dei genitori, che formano, cioè educano a realizzare questi legami positivi. (9). La scuola behaviorista su questo argomento parla, con Bandura, di modellamento, di assunzione di modelli per imitazione. In altre parole, se un bambino osserva che la sua insegnante, per la quale ha stima, realizza legami positivi verso alcuni oggetti o persone, o negativi verso altre, il bambino per imitazione assumerà lo stesso modello comportamentale, gli stessi legami.

Erikson nella sua opera "Infanzia e società", reputa importante e decisivo, iniziare fin dalla prima età l'avvio ad un positivo atteggiamento verso il mondo, gli altri, le cose, che potrà diventare sentimento permanente nella vita.