I giovani d'oggi
I giovani ed il senso della vita
(Per il Rotary cleub di Cittadella. 13 ottobre 2003)
Oggi, i nostri giovani appaiono essere più figli della società che figli nostri
L'affermazione si renderà più chiara da quello che verrò dicendo sulla società d'oggi ed il suo influsso nei giovani. L'ampio spazio che vi dedicherò ha lo scopo di prendere consapevolezza della nuova realtà in cui vivono i nostri giovani, nella società che noi adulti abbiamo creato e continuiamo a sostenere: nella società deludente.
E' generalmente condiviso che la società di oggi non è educante e che essa si presenta, dal punto di vista educativo, in particolare per i genitori, come angosciante, in quanto abbandona i giovani al proprio destino dopo averli spogliati di aspettative; non apre le braccia, non promette nulla.
A questo punto è arduo ma doveroso domandarci se sia possibile rigenerare questa società perché si faccia "educante", perché si apra al mondo dei giovani per accogliere e valorizzare le loro risorse.. Tutti comprendiamo che il compito è serio e lungo.
Senza essere utopisti intendiamo far leva su altre vie di salvataggio per dare ai nostri giovani il senso, la voglia di vivere e di contribuire con le loro risorse al bene comune. Al primo posto poniamo la famiglia la quale si dovrà impegnare ad una saggia e profonda educazione al valore ed al senso della vita. Ma ciò sarà possibile alla famiglia di oggi? Può essa ancora educare? Ed educare a prescindere o addirittura in contrasto con la società civile?
E c'è anche la scuola alla quale domandiamo di fare ciò che negli ultimi tempi non ha fatto: l'educazione ai valori ed al senso della vita. Si impegnerà la scuola a questo compito?, che va oltre alla formazione professionale? O dovrà avere maggiore spazio la scuola libera, privata, ossia una scuola ove i genitori decidono l'orientamento per i loro figli?
I.- Le distorsioni della società d'oggi.
a)Poniamo in primo luogo quella che in termini tecnici viene chiamata "endocrazia" Riguarda la parte più interiore dell'uomo, quella in cui si addensano i convincimenti, destinati a diventare le fonti delle decisioni: le nostre scelte partono dai nostri convincimenti interiori cioè dalla nostra coscienza Essa si pone come la scaturigine della propria responsabilità ed autonomia. Quando l'individuo decide, egli si rifà sempre a quella esigenza di coerenza che ha inscritto nella sua coscienza. E' qui che nasce e si esprime la doverosità. Ci domandiamo allora come nasce il senso del dovere?
Facciamo presto dare una risposta teorica: il senso del dovere nasce dai valori interiorizzati. Ma oggi la società ed i sistemi formativi (scuola, famiglia,…) educano ai valori? L'uomo non nasce con la coscienza già formata: la coscienza è una energia disponibile, che attende di essere illuminata.
Tocca ai sistemi educativi educare ai valori fin da bambino e, mano a mano che l'età sale, introdurlo all'accoglienza di quei valori che i nostri avi hanno ritenuto essere più degni di dare senso alla vita.
b)Altra distorsione ravvisiamo nel così detto "'apparato". Si tratta del complesso di strutture, di modelli, e di tecniche, che presiedono e garantiscono il consumismo. Negli ultimi decenni questo apparato ha assunto un peso che va gravando come una serie di ipoteche sull'esercizio della libera volontà cioè della responsabilità. Si tratta di un progressivo ingresso dell'altro nell'interiorità propria a deformare il proprio pensiero, la propria decisione: si tratta della dilatazione della sfera del pubblico nel privato per condizionare le scelte.
Gli studiosi del fenomeno osservano: "L'applicazione di modelli scientifici a tutti gli aspetti della vita, la codificazione dei pensieri e delle idee della gente in espressioni numeriche, la produzione di massa e il consumismo, tutto questo ha contribuito alla deformazione graduale, ma costante, del concetto di sé. Questo atteggiamento sociale si nasconde spesso sotto il nome di 'laissez faire' democratico. Un sistema competitivo, travestito da libera iniziativa, porta al disprezzo per gli sconfitti. L'etica della fratellanza è sostituita dall'ansia di fare meglio del vicino. Manovrato e persuaso con metodi subdoli, l'individuo si abitua a reagire anziché ad agire, la sua volontà si atrofizza anche se egli conserva una illusione di libertà. La reazione si confonde con la spontaneità, la promiscuità con l'amore, l'intrusione nella vita privata con la sincerità e il cameratismo"
c) Particolare incisività nella alienazione del giovane ha "Il riflusso nella primitivizzazione" E' un fenomeno causato dalla società d'oggi per il suo modo di porsi rispetto ai singoli. Il termine ha un significato tecnico che richiama al fallimento della ragion d'essere della società o più esattamente del potere pubblico: quando questo non opera in favore di una evoluzione in meglio, di un avanzamento della civiltà, esso opera per un regresso. Il rilievo è in parte noto e suole essere espresso nei termini di riconoscimento del progresso tecnico disgiunto da quello etico; qui anzi si parla del regresso in valore dell'uomo sospinto a muoversi nella sfera degli impulsi e degli istinti. Le operazioni più elevate, come l'uso della razionalità e della libertà, sono sempre più sostituite da poteri esterni: c'è chi pensa e sceglie per noi esonerandoci da preoccupazioni responsabili e ricacciando l'attività dell'uomo nelle sfere più basse della personalità.
"Primitivizzazione" riguarda l'insieme di tutti quei meccanismi e abitudini che fanno leva sulle funzioni primitive della psiche e le favoriscono a scapito di funzioni di livello più elevato. I più diffusi di questi meccanismi sono la liberazione degli istinti sessuali e aggressivi, il desiderio di soddisfazione immediata e il ritorno alla magia. Con linguaggio freudiano diremo che la primitivizzazione esalta l'ID a scapito delle altre parti della psiche.
Il potere sociale o pubblico s'introduce nei meccanismi interiori del giovane condizionandolo, pur lasciandovi il convincimento di essere lui a decidere. Esempi tipici sono i sistemi della persuasione occulta ed il condizionamento operato dalle mode giovanili proprio in quei giovani che dichiarano di voler essere anticonformisti.
d) Il maggior male dell'epoca moderna: "la noia giovanile" E' uno dei mali che più colpiscono la società d'oggi ed in particolare i giovani Gli studi in merito, soprattutto da parte dei psicologi, stanno cercando di analizzarne le cause. Per quanto riguarda i giovani voglio presentare due delle cause che ne stanno all'origine:
1.-anzi tutto poniamo il "vuoto motivazionale" ossia la mancanza di interesse per l'azione, per la vita, per le cose. Più una società si razionalizza più invadente e totale si fa la programmazione, più i fattori motivazionali vengono ridotti per cui più facilmente spunta la noia, venendo a mancare all'interiorità del giovane una sufficiente attivazione. La crisi motivazionale sfocia nella noia. La possiamo precisare come crisi provocata dal razionalismo. L'esasperazione del tutto preventivamente calcolato soffoca l'interesse per l'iniziativa, l'emozione del nuovo, del diverso. L'uomo non può vivere senza emozioni e per questo il giovane "frustrato" cerca emozioni nuove, diverse. Il vuoto di motivazioni valoriali apre la via alla droga ed alla violenza come ricerca di sensazioni, di soddisfazioni. Sono le nuove motivazioni per un'attività piacevole. Chi soffre di noia è fortemente motivato ad uscire da questo stato interiore di peso.
2.- La mancanza di valori atti a dare ragione del significato della vita. Questi dovrebbero rispondere al bisogno di giustificare il proprio vivere ed il proprio agire. Noi viviamo, oggi, in una società dai valori confusi: ci manca una piattaforma di base condivisa. La frattura del monolitismo culturale ha portato al frazionamento dei convincimenti. Nella nostra società plurietica c'è chi sostiene il valore assoluto della vita, altri no (cfr. aborto, eutanasia, pena di morte), chi crede all'amore coniugale indissolubile, altri no (divorzio, unioni libere, unioni tra omosessuali), chi fa appello alla religione e chi no ( e poi a quale credo religioso?). Il giovane non ha punti di riferimento saldi e sicuri.
II.- La scuola
Da tempo la scuola italiana è stata spogliata del suo primo compito: quello educativo. S'è preteso di farne una scuola "tutto conoscenza", cioè di sola istruzione, abolendo l'impegno ad orientare i giovani verso i valori (quelli della tradizione umanistico-cristiana, ben presenti nella nostra Costituzione) e riducendo addirittura lo studio della storia agli ultimi avvenimenti (Vedi Disposizioni dell'allora Ministro Berlinguer).
Siamo poi passati alla riforma Moratti, male accettata da certi settori. C'era però l'impegno verso una scuola "formativa" che intende coniugare modernità e tradizione. Ma gli operatori della scuola erano disponibili e preparati per rispondere alla nuova impostazione?.
Da questa scuola dovranno uscire giovani che si preparano ad inserirsi nella società dando il loro effettivo apporto sia sul piano professionale che sul piano umano. Abbiamo bisogno che siano formati nei banchi della scuola giovani che hanno voglia di vivere e di impegnarsi nelle attività professionali.
III. - La famiglia
Ci siamo più sopra posti la domanda: la famiglia di oggi può ancora educare?
La famiglia normale resta ancora e da sola a garantire una formazione profonda dei sentimenti, degli affetti, delle idee. Ma è indispensabile che la famiglia si faccia "educatrice"; non basta che lo sia in teoria o nelle vaghe e generiche intenzioni.
Gli errori dei genitori ci hanno dato figli che non sanno dove porre il loro valore e le fonti della loro soddisfazione. Genitori permissivi, genitori che per non perdere l'affetto del figlio non gli hanno chiesto quello che debbono fare per maturare, genitori che hanno voluto dare ogni benessere ai figli e vederli primeggiare in tutto: nella scuola, nel calcio, nel nuoto, nello sci…. Così è stata loro favorita la abulia, che li ha portati in discoteca, come luogo delle emozioni, alla droga come disimpegno, alla permanenza in famiglia fino ai 30/35 anni per il rifiuto di assumersi responsabilità onerose.
Occorre che la famiglia torni ad appropriarsi del vero compito educativo. L'affetto dei genitori e la loro protezione sono la garanzia migliore per una crescita saggia e in grado di costituirsi quale antidoto alle esperienze negative con le quali il figlio viene a contatto.
Conclusione. Ci auguriamo che avvengano: la rigenerazione etica ed educativa della società, il recupero da parte della scuola della sua funzione formativo – orientativa. Ma qui siamo di fronte a tempi più o meno lunghi. Ciò che si può fare subito è quanto può e deve fare la famiglia.
Luigi Secco