Sarebbe più giusto intitolare questo argomento "Educare a voler bene"
La ragione è ben fondata in quanto è uso comune dire ai figli "vogliatevi bene perché siete fratelli"; ma anche chiedere al figlio: "Mi vuoi bene ?".Questo anzi è il linguaggio che si può usare nel rapporto con tutte le persone.
Alla domanda "cos'è l'amore?" un celebre autore (M.Nedoncelle) risponde:"L'amore è volontà di promozione". Ciò significa che la volontà è la facoltà con cui noi amiamo. Quando diciamo "Ti voglio bene", avvertiamo la presenza di un "volere", di una "volontà". Il fatto che la volontà sia la facoltà di base con cui si ama, implica che l'amore è possibile solo da parte degli esseri umani in quanto solo e unicamente la persona umana è dotata di volontà libera cioè di capacità di scelta.
Nell'educazione all'amore rientra perciò l'educazione della volontà ossia l'apprendimento a far dipendere da sé le varie scelte e orientare la vita in un continuo atto di amore verso gli altri, verso se stesso, verso Dio. L'amore umano assume una dignità che trascende i limiti della natura fisica.
Volere bene significa volere il bene, ossia volere la promozione di chi si ama, dirigersi verso l'altro con intendimento promozionale, facendo sì che l'altro ne benefici. L'amore va alle persone ed attende di essere ricambiato; ma anche se non ricambiato può essere sempre offerto in ossequio ai valori superiori della vita ai quali si crede. Non va dunque alle cose, o agli animali anche se nel linguaggio comune lo si adopera, ma è improprio perché cose e animali non sono persone che possono recepire e corrispondere con consapevolezza libera.
Il "voler bene" è, dunque, un atto della volontà. E noi sappiamo che la volontà umana è libera. Riconosciamo, infatti, che la volontà è la sede della libertà. Ciò applicato al nostro caso significa che dipende da noi l'amare o non amare, ossia il voler bene o non voler bene. In concreto significa che "io voglio bene a chi voglio, quando voglio e come voglio". Pertanto, è errato dire che l'amore è cieco. Chi crede che l'amore sia cieco lo confonde con l'istinto o col sentimento e magari si lascia prendere dall'uno o dall'altro credendo di essere in presenza di una forza più forte di lui, o magari anche di essere in presenza di un bisogno della natura a cui dover dare via libera.
Certamente, nella nostra vita gli stimoli, o provocazioni, che provengono dagli istinti o dai sentimenti sono frequenti e talvolta prepotenti. Ma tutti possono essere ricondotti sotto il dominio della volontà. Gli istinti ed i sentimenti pongono dei problemi ma tocca alla volontà dell'uomo padroneggiarli e rispondere con scelte superiori, cioè scelte di valori che superano l'istintività, la quale sappiamo essere propria solo degli animali.
A questo punto occorre approfondire il problema cominciando a chiarire "il bisogno di amare". Si tratta di un bisogno avvertito ed è fondato sulla natura umana propria di ciascuno. Come tutte le facoltà o capacità naturali, la sua realizzazione è frutto di esercizio. Il non esercizio di questa facoltà porta l'individuo al misantropismo, alla chiusura in sé, ossia all'insoddisfazione della vita; può anche essere deviato e portare all'odio.
Si comincia col bambino al quale non può mancare l'amore dei genitori come prima esperienza: sentirsi amato significa sentirsi accolto e considerato positivamente. Per altro verso stimola a ricambiare in rapporti di benevolenza. Sappiamo tutti come la mancanza di affetto da piccolo provoca tante storture nel comportamento anche nelle età successive.
Abbiamo parlato di "tante storture" perché l'amore è un valore supremo coesteso con tutte le esperienze. Tutte le cose si possono fare con amore. Fare tutto per amore gratifica la vita. Nella famiglia l'amore è l'asse portante e gratificante di tutto: quando si sente amato il figlio obbedisce. Per amore fa il suo dovere di scolaro. Per amore incontra i suoi coetanei con i quali collabora.
Anche nel caso di conflitti nei rapporti sia con i genitori che con i coetanei, chi è educato ad amare e ne ha fatto benefica esperienza, sa superare le difficoltà senza esasperazione o rifiuto. Va anche detto che ormai è scientificamente accertato che chi vive nell'esperienza di un amore ricevuto e ricambiato non finisce nella devianza o nella droga.
Riuscire sul piano dell'amore significa riuscire la vita. Ciò vale per tutti: per giovani e per adulti, cominciando dalla famiglia ove si gioca l'amore coniugale, genitorale e figliale..
E per finire vogliamo anche ricordare il pensiero biblico-teologico sull'amore: Nel libro della Genesi leggiamo che Dio ha fatto l'uomo a sua immagine e somiglianza. S. Giovanni nelle sue lettere ci ripete che Dio è amore. Pertanto l'uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio nell'amore. La vita autentica si dovrà esplicare nell'amore verso Dio e verso il prossimo.
Luigi Secco