Capitolo II. L'abdicazione freudiana

Non fa meraviglia che il mondo della cultura, specie della nuova dottrina nascente, la psicanalisi, si sia sentito in dovere di reagire al vittorianesimo che aveva dato in concreto un esasperato sostegno alla volontà di chi "poteva", incoraggiando la repressione più che la liberazione.

Combattere la repressione fu senz'altro molto utile, ma si corse il pericolo di cadere nell'eccesso opposto., di giungere, cioè, alla negazione del potere della volontà. Osserva S.Arieti: "Ne è risultato che quasi tutte le correnti di psicologia. psichiatria e psicoanalisi del diciannovesimo secolo hanno fatto causa comune per combattere il concetto di volontà. Relazioni e capitoli sulla volontà furono ben preso eliminati dai convegni scientifici e dai testi, o comunque vi fu dedicata pochissima attenzione. Tali saggi sulla volontà o la volizione – se diversa dalla motivazione – caddero in disgrazia e furono considerati non scientifici e relegati alla sfera di competenza del romanziere, del teologo e forse del filosofo" (Arieti S., Le vicissitudini del volere. Il pensiero scientifico, Roma 1978, p.41).

Freud ha presentato il comportamento umano determinato dai desideri, i quali originano da motivazioni di cui non siamo consapevoli. Pertanto noi non viviamo decidendo liberamente, in base ad una volontà incondizionata, ma siamo "vissuti" dai nostri desideri. La volontà umana non dispone di sé; è inutile pretendere di far leva su di essa e sulla sua "forza". La psiche umana è regolata esclusivamente da un rigido determinismo. Come tutto quanto c'è in natura, la vita psicologica ha le sue leggi; l'uomo agisce in base a cause preesistenti, indipendenti dalla volontà. Esplicitamente afferma R.Knight che il determinismo è una realtà che trova le sue spiegazioni in fattori causali presenti ed operanti al di fuori della consapevolezza del soggetto; essi, come vedremo più avanti, possono essere portati a livello di coscienza per opera dell'individuo maturo, consentendo l'illusione della libertà (Knight R.-Friedman R.,Psychoanalytic Psychiatry and Psychology, New York, 1954)

La maturazione dell'individuo avviene sul piano psicologico, nell'attività intrapsichica. Di questa ci occuperemo per cogliere il senso dell'educazione ed il ruolo della volontà in essa.

Ora ci preme rilevare con Rollo May che Freud ha messo a nudo la futilità e l'autoinganno insiti nella vittoriana "forza di volontà": la sua analisi degli effetti morbosi della vittoriana forza di volontà lo portò all'"inconscio", mostrando come a farci agire siano il "desiderio" o "l'impulso", piuttosto che la "volontà". L'inconscio è diventato l'erede prestigioso della volontà. Freud creò una nuova immagine dell'uomo che sconvolse la precedente visione morale, sentimentale e intellettuale che l'uomo occidentale aveva di sé. "Per effetto della sua penetgrante analisi la "volontà vittoriana" non risultò essere se non un groviglio di razionalizzazioni ed auto-inganno" ( Rollo May, op.cit., p.180).