L'illustre bassanese: Enzo Petrini (non pubblicato)

ENZO PETRINI

1.- Sulle vie della cultura

Nato a Siena il 7 agosto 1916, ha vissuto fin da ragazzo a Brescia. Nel 1938 conseguì presso l'Università Cattolica di Milano la laurea in Lettere e Filosofia. Ed ivi fece l'Assistente ordinario dal 1938 al 1940, occupandosi di ricerca nell'ambito della Filologia romanza, seguito da Luigi Sorrento.

Nel 1939 iniziò l'attività di insegnante nei Licei dapprima nel Liceo Virgilio di Mantova e successivamente nel Liceo scientifico "A.Calini" di Brescia, fino al richiamo alla vita militare e la successiva militanza nelle file partigiane di Brescia "Fiamme verdi".

Nell'immediato dopoguerra –oltre a riprendere l'insegnamento- iniziò la sua attività di critico, pubblicista e scrittore.

Nel 1952, dopo un soggiorno in Francia per osservare l'esperienza delle "classes nouvelles", viene nominato Direttore del Centro Didattico di Studi e Documentazione di Firenze. In quella sede, s'incontrò col pedagogista Giovanni Calò che divenne il suo maestro che lo indirizzò agli studi pedagogici. Con Calò promosse e seguì le iniziative per i nuovi programmi della Scuola Elementare e per il cambiamento della Scuola Media.

Dal 1952 è condirettore della rivista "Scuola e vita" e condirettore de "Il Centro".

Nel 1959 conseguì la libera docenza in Pedagogia e nel 1963 fu incaricato dapprima di Storia della pedagogia e poi di Pedagogia nella Facoltà di Magistero dell'Università di Trieste. Nel 1965 diviene Direttore dell'Istituto di Pedagogia dell'Università di Trieste. Nel 1975 è Professore ordinario di Pedagogia e Direttore del Dipartimento dell'educazione della medesima Università.

Chiuse i suoi giorni a Bassano del Grappa, dove visse il tempo del suo pensionamento, il 19 giugno 2008.

2.- Il suo amore per la narrativa e per la letteratura giovanile.

Negli anni 50, avendo conosciuto l'attività di Jeanne Cappe a Liegi e di Jella Lepman a Zurigo a favore delle letture per ragazzi, avviò anche in Italia un Movimento, a cui diede personalmente contributi storico-critici e narrativi, cominciando dallo scritto "Avviamento critico alla letteratura giovanile"(La Scuola, Brescia 1958).

Nel 1953 fondò la rivista "Schedario" per promuovere e rinnovare la letteratura giovanile. In essa valorizzò autori prima trascurati e s'impegnò in un lavoro continuo di segnalazione di scrittori nuovi ad insegnanti, genitori e giovani lettori. La sua Rivista diventò in breve tempo strumento di lavoro e di consultazione per bibliotecari ed insegnanti di tutta la scuola nazionale. Di notevole significato sono i saggi su "Padre Girard" e "Raffaele Lambruschini"; "A ricordo di P.P.Vergerio il Vecchio" e "Cherso la città felice".

E' rilevate la molteplicità dei suoi scritti e la varietà degli argomenti. Nell'elenco dei suoi scritti, riportato nel volume edito in suo onore (Del Bianco Editore 1994), la sua allieva la dott.ssa Silvia Blezza Picherle, ha riempito 18 dense pagine.

Gli argomenti trattati sono destinati a diverse categorie di persone: dai fanciulli, ai genitori, ai maestri ed ai ricercatori. Dall'insieme emergono le caratteristiche di un esperto pedagogista, che ha voluto coinvolgere nel suo compito di orientatore in campo educativo molti collaboratori. Sul piano pedagogico si colloca tra gli umanisti cristiani. Elementi costanti della sua riflessione educativa sono la difesa della persona umana, la salvaguardia della natura spirituale dell'atto educativo e dell'originalità del fanciullo in quanto persona, la promozione dei valori civili e morali sui quali fondare l'azione educativa.

Nel 1986 ha fondato il "Centro Vergerio" per la ricerca e la valorizzazione dell'educazione e della scuola regionali: Si è pure impegnato per l'istituzione di un museo regionale della scuola.

3. Attività per la documentazione pedagogica

A Firenze, oltre che a promuovere studi e ricerche sulla letteratura giovanile s'impegnò nel settore della documentazione pedagogica.

In merito a quest'ultima, venne chiamato a far parte degli esperti documentaristi dell'UNESCO e, dopo una stage a Parigi, si recò in Spagna per l'organizzazione di una Centro di documentazione pedagogica del Ministero dell'Educazione Nazionale Spagnolo.

Negli anni 1956-1958 divenne Presidente dell'International Board on Books for Young People.

Dal 1955 al 1960 è Direttore del "Servizio Informazione e Documentazione AEDE" e dirige la rivista "L'Ensegnant Européen". Collabora con scritti e rassegna bibliografiche a periodici italiani e stranieri. Dà inizio a Firenze, per la Biblioteca Nazionale Pedagogica al Catalogo guida della Documentazione pedagogica.

4.- Il rinnovamento della fiaba

Con "Arcifiabe" avvia il ciclo della "fiaba nuova" e accompagna poi Gianni Nodari, il quale con lui collaborava fin dal primo dopoguerra, quando a Brescia si stampava "Adamo", fino al premio Andersen, del quale Petrini era stato a Zurigo tra i fondatori.

Arcifiabe ebbe singolare fortuna: ne fu tratto un soggetto per il filmato "La balena azzurra", premiato al Festival di Mosca e con lo stesso titolo venne tradotto a Praga e illustrato nel 1963 da Dagmar Berkova, mentre col titolo "La balena alegre" fu sorteggiato nell'area di lingua spagnola tra i migliori dieci libri del mondo di quell'epoca.

Dirige le collane: "Saggi critici di letteratura giovanile" (Firenze Le

Monnier) e "Quaderni dell'aggiornamento" (Firenze, CDNSD); "Quaderni

dell'Istituto di Pedagogia dell'Università di Trieste", "Opere inedite o rare

della Biblioteca Nazionale Pedagogica di Firenze", "Per una scuola

operativa" (Firenze, Giunti-Marzocco).

5.- Egli stesso è stato valido ed originale scrittore.

Ha prodotto varie poesie, narrazioni divulgative, racconti lunghi, fiabe, che hanno avuto una larga diffusione in ambito nazionale ed europeo. Di questa vasta produzione ricordiamo "Leonardo", "Arcifiabe",, che hanno rinnovato la fiaba tradizionale aprendole nuove vie narrative, con riduzioni per la radio e il cinema e traduzioni all'estero.

6.- La formazione professionale degli insegnanti: come risposta di E. Petrini alle insidie culturali del tempo

Attorno agli anni 1970 un duro attacco fu portato alla scuola, o più precisamente ai valori trasmessi dalla cultura educativa scolastica. L'attacco provenne da diverse vie, ma tutte col medesimo intento di cambiare i valor della civiltà tradizionale umanistico-cristiana, con il progetto di una nuova civiltà.

1.- Il primo e più suggestivo attacco fu quello di dichiarare l'inutilità, anzi la condanna dei testi scolastici. Si disse che i testi dovevano essere costruiti dagli insegnanti con i loro studenti.

La matrice di questa concezione va ricercata nel momento della contestazione, quando si è creduto di poter, dal punto di vista culturale, politico e ideologico, rovesciare il sistema ed il costume di questa nostra società. Riandando alle fonti, forse più vere del problema, esse dovrebbero essere individuate nel ripudio di questa civiltà. Si è voluto vedere nel libro il mezzano della classe borghese, tesa a mantenere il proprio privilegio sociale, inculcando valori largamente superati dal tempo, ma buoni per sfruttare l'individuo, il quale avrebbe, invece, bisogno di essere se stesso, costruendosi le esperienze ed il sapere. Tutta la fazione, la quale ha disputato in senso negativo intorno al libro di testo, in fondo altro non ha fatto se non accusarlo di essere strumento di classe e, guardandosi bene dal ritenerlo metodologicamente superato, ha affermato che i suoi contenuti non erano adeguati al nostro tempo, dovendo essere sostituiti da altri che non fossero i tradizionali. Il problema perciò non era il testo come sussidio didattico, bensì il suo contenuto. Quando poi si furono realizzate pubblicazioni con contenuti differenti, nessuno ha più messo in discussione la validità del testo come strumento di lavoro.

- Contemporaneamente non dimentichiamo la radicalità del rifiuto dei contenuti educativi per opera di Marcuse, e la "descolarizzazione" di Illic e, prima di lui, di Marx il quale dichiarava che l'educazione dovrebbe avvenire col lavoro anche per i minori nelle fabbriche, negli opifici, nelle miniere (Conoscere ed educare il bambino. Ed.LeMonnier. Firenze. 1990. p.153)

- Né dimentichiamo le esperienze condotte negli asili nido da noi, fatti poi chiudere dalla Polizia (Cfr. libro: L'erba voglio)

2.- Il secondo attacco all'educazione concepita come rapporto maestro-scolaro, venne dal ruolo attribuito ai moderni mezzi della tecnica.

E. Petrini afferma che educare il genere umano nei prossimi anni al di fuori della disciplina e dei limiti che l'organizzazione tecnologico-industriale comporta è illusione. Tuttavia, egli afferma che la razionalità tecnica ed economica, va presa con i suoi limiti: limitare la problematica umana alla sola dimensione della razionalità tecnica può portare alle temute alienazioni e contraddizioni insormontabili (Socrate e poi, Ed. Morelli, Verona, 1984)

L'educazione è sempre dovuta al rapporto maestro-scolaro. E' il maestro che sa modulare la trasmissione culturale secondo le esigenze e le possibilità dello scolaro. La programmazione ci vuole ma non può essere rigida, in quanto l'educazione è sempre del singolo. Introdurre sistemi precostruiti, per quanto ben supportati o sostituiti dalla tecnica, fanno violenza alle peculiari situazioni e disponibilità del singolo. Per quanto accortamente si facciano previsioni, l'insegnamento si trova di frequente davanti all'imprevisto, e in tal caso le responsabilità di rotta e di manovra, a breve e a lungo termine, non toccano certo al manuale o al prontuario strategico, bensì al docente con la sua preparazione professionale, la sua cultura, la sua sensibilità, la sua inventiva, la sua capacità decisionale. La pedagogia, incagliata nelle secche delle tecnologie educative, per sormontare gli scogli affioranti dei contenuti deve tornare al "materiale uomo", alla formazione professionale degli insegnanti. (Ib. P.95)

Di fronte agli attacchi su ricordati, Petrini, sempre attento agli eventi culturali ed educativi, ha dato una risposta del tutto convincente e precisa puntando sulla formazione degli insegnanti. Ne sono chiara testimonianza i volumi curati con i più esperti in materia e destinati alla formazione degli insegnanti di scuola materna. Vedi:

Maestri domani. Ed.Le Monnier. Firenze, edito la prima volta nel 1976; riedito più volte;

Lineamenti di psicologia e pedagogia. Stessa casa editrice, prima edizione 1978;

Educare l'infanzia, stessa casa editrice: prima edizione 1980;

Conoscere ed educare il bambino, stessa casa editrice, 1990.

Questi volumi venivano continuamente aggiornati; essi erano destinati alle insegnanti che intendevano partecipare al concorso per entrare nella scuola materna. Di questi lavori egli è stato il curatore, ossia è lui che ha steso l'elenco delle tematiche che si dovevano trattare. Da queste si evidenzia come l'educazione infantile voleva toccare tutte le sfere dell'educabilità umana: educazione, quindi, integrale, dosata sulle capacità e risorse del bambino nel suo sviluppo, compresi anche gli handicappati. E vi sarà pure l'educazione sessuale modulata secondo le esigenze e possibilità dell'età.

Nel coordinamento degli interventi educativi Petrini ha voluto partire dalla Costituzione Italiana poiché aveva rilevato che abitualmente il bambino era considerato una proprietà di cui si poteva disporre fino a farne commercio o privarlo della vita, non riconoscendolo "soggetto" di diritti.

Volle offrire un aiuto alle future maestre, presentando, sia pure a grandi linee, la storia della scuola materna in Italia, scuola che passa da un servizio prevalentemente assistenziale a "scuola per il bambino", e che si inserisce nel sistema formativo di continuità scolastica. Di questa studia la composizione, il funzionamento e gli organi collegiali, giungendo in fine alla definizione del profilo professionale dell'insegnante: reclutamento, aggiornamento, stato giuridico, prospettare l'edilizia scolastica per la scuola materna.

7.- Le scuole materne

Nel corso del tempo sorsero diverse istituzioni prescolastiche con finalità educative per iniziativa privata ed in particolare da parte della Chiesa. Di queste Petrini studiò la storia, nel corso della quale vide un progressivo sviluppo del loro numero e soprattutto delle modalità educative. Evidenziò come con la Costituzione lo stato italiano, finalmente, si costituì gestore di scuole materne. "Questo, però, non va considerato un atto ostile o di sfiducia nei confronti delle scuole materne private che sono in gran numero e continueranno ad essere numerose e fiorenti. Si tratta, invece di colmare una lacuna, di mettere in atto un intervento doveroso, imposto dal fatto…che lo Stato non può …lasciare solo ai privati di prevedere e provvedere a strutture educative considerate un servizio sociale". Leggi, decreti, circolari si sono susseguite per orientare l'istituzione di scuole materne ed i principi e criteri pratici dell'educazione infantile

"Il compito degli educatori dell'infanzia, è oggi più arduo che in passato e non perché siano cambiati i bambini, ma perché è cambiata la società…E' una società che diventa sempre più consapevole che la vera ricchezza è costituita dall'intelligenza, dalla flessibilità dell'ingegno, da competenze che sono date per gradi…Di qui la necessità di una preparazione diversa degli educatori professionali e di un più alto livello della loro qualificazione nel sapere e nel fare…Si tratta di dare ai bambini –con un rapporto vissuto- fiducia in se stessi e sicurezza nei rapporti con gli altri" (Conoscere ed educare il bambino, p.449).

8.- I diritti dei bambini

In più luoghi dei suoi scritti Petrini, attraverso una ricognizione storica, è tornato sul problema dei diritti dei bambini e della loro educazione. Ha particolarmente messo in rilievo il pensiero di Rousseau, il quale "scopriva che per natura il bambino ha uno ed un solo mestiere: vivere e vivere da bambino, con la massima libertà nell'uso delle sue facoltà, col diritto di essere aiutato dagli adulti, con l'obbligo doveroso per qualunque adulto di amare i bambini, i loro giochi e i loro divertimenti e col divieto di trasformare l'età della gioia in un orrido tempo di minacce e punizioni, di costrizioni e di pianti" (Educare l'infanzia, p.224).

Ha ricostruito le tappe, lunghe nel tempo, con i relativi parziali riconoscimenti dei diritti del bambino; ma, nota Petrini, che si è trattato più di raccomandazioni, quasi sempre andate nel vuoto. Anche le "carte dei diritti dei bambini" da quella dell'ONU (1959) alla "Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia" (1990) non hanno ottenuto l'esito sperato.

"Ci sono ancora molti nodi da sciogliere: oggi l'infanzia è assediata dai nuovi comportamenti degli adulti, dalla labilità dei matrimoni, dai contorti percorsi delle adozioni, dallo scarso numero di fratelli e coetanei compagni di gioco e di esperienze" (Conoscere e educare il bambino,p.154)

Per trovare un punto sicuro e giuridicamente efficace si deve arrivare alla Costituzione Italiana, la quale ha dato il via ufficialmente e giuridicamente alle scuole materne statali.

9.- Riflessioni sull'educazione sessuale dei bambini

"Siamo persuasi che nell'età della scuola materna non convengano ordinate e tanto meno anticipate informazioni quanto di volta in volta, e a richiesta, nozioni e correzioni di comportamento. Non dunque prestabiliti ammaestramenti specifici che, dove sono stati tentati, sono stati costellati da insuccessi o sono passati nell'indifferenza. L'educazione sessuale è semmai una esigenza di consapevolezza e di misura nell'educatrice…Non bisogna lasciarsi prendere la mano da chi tratta l'argomento spregiudicatamente… Aspettare è perciò normativo, aspettare s'intende le domande dei bambini" (Aa.Vv. a cura di E.Petrini, Educare l'infanzia, Le Monnier. Firenze, 1982, p.417). Questa posizione faceva giustizia delle aberrazioni che si andavano diffondendo e, contemporaneamente, apriva al problema dell'educazione sessuale anche nell'infanzia.

10.- Rispetto del bambino e programmazione didattica

In "Conoscere ed educare il bambino" nelle pagg. 249-250 scrive: La scuola dell'infanzia avvia verso orientamenti educativi che possono essere determinanti per tutto il resto della vita. Occorre conoscere e rispettare il bambino, ma ciò non sminuisce l'importanza della programmazione e del ricorso ai mezzi tecnici; sempre ricordando che gli educatori sono guide, ma che i protagonisti sono i bambini.

Una particolare attenzione ha dedicato al "bambino degli anni novanta" (Ib.447ss.). Egli rileva che sono molto cambiate ed in fase di continuo mutamento le condizioni della famiglia e della società. Per tale ragione "Il compito degli educatori dell'infanzia, è oggi più arduo che in passato"

Per tale motivo vi sarà una pluralità di interventi educativi.

Leggiamo in "Maestri domani" (779) " Il maestro di classe è insostituibile ma non sufficientemente referente delle interazioni tra alunno e scuola. Accanto a lui ed insieme a lui debbono intervenire altri operatori educativi, la cui presenza nella scuola è imposta sia dalla differenziazione delle funzioni educative sia dalla molteplicità delle attività da realizzare nell'insieme dei processi scolastici. Non va trascurato che gli interventi plurimi non possono essere generici, bensì specialistici, si tratti del logopedista, dell'esperto di psicomotricità, dell'animatore, del musicoterapista o dell'insegnante di sostegno. E' ovvio che l'insegnante di classe rimane fulcro e armonizzatore di tutti questi interventi, sia che riguardino la totalità di una classe, sia gruppi, sia singoli alunni….Ciò non impedisce che vada salvaguardata l'unità del processo educativo e didattico"

In sintesi piace riconoscere che tutta la concezione pedagogica di E.Petrini sostiene e dipana l'autonomia della pedagogia come disciplina dell'educazione, liberata dalla sua identificazione con la filosofia o con la didattica. Chi conosce la storia della pedagogia sa che il riconoscimento dell'autonomia è di recente data, ma può vederne esaltato da Petrini la capacità di affrontare la varietà dei temi educativi, fin dall'infanzia, con fondamenti e prospettive del tutto convincenti. E questo è un grande apporto scientifico.

11.- Le testimonianze di alcuni suoi colleghi e collaboratori più vicini

Silvia Blezza dell'Università di Trieste in "L'ora del racconto" di gennaio – giugno 1990, scrive:

"Il 19 gennaio ultimo scorso (1990) a Enzo Petrini è stato conferito il 'Premio cultura Città di Bassano del Grappa' con una presentazione della sua figura e della sua opera da parte del Prof. Giuseppe Vico, docente di Pedagogia all'Università di Trieste.

Nel primissimo dopo guerra scrisse Piccole Fiamme Verdi (Brescia, La Scuola, 1946), che fu definito dalla critica di allora 'cuore partigiano', poi la biografia Leonardo, Premio Trieste 1952. L'amico Piero Bargellini a Firenze, lo invitò a muoversi alla scoperta 'di un continente sconosciuto' (leggi: Letteratura giovanile).In questa direzione furono decisivi due incontri: con Jeanne Cappe a Liegi e con Jella Lepmann a Zurigo. Entrò subito a far parte del Conseil Internationale de Litterature de Jeunesse e del Kuratorium per i libri per ragazzi che poi diventerà Board on Books for Young People (I.B.B.Y.)

Sul versante storico-critico portavano la firma di Petrini numerosi libri dalle Idee sulla letteratura educativa ( Firenze 1956) all'Avviamento critico alla letterature giovanile (Brescia 1958); saggi su Collodi, Capuana, Dickens, Fanciulli, Carrol… guide a annuari…Sul versante narrativo Maggy,ragazza di Liegi, si affiancò a Francesco d'Assisi, a Corsaro di Dio, vita di Francesco Saverio tradotta in più lingue. Grande notorietà conseguì Arcifiabe (Bologna, Capitol,1953, che fu l'annuncio della 'fiaba nuova' centrata sul vissuto, tradotta ed illustrata a Praga, mentre da La Balena azzurra derivava un film premiato a un festival di Mosca.

Il prof.Giuseppe Vico, suo collega a Trieste, in occasione del "Premio di Cultura" assegnatogli a Bassano del Grappa, nel Gennaio 1990, scrive: "Ciò che maggiormente e positivamente impressiona è la qualità e la quantità dei suoi scritti. Libri, saggi e articoli vari stanno a testimoniare di una capacità non comune di elaborare sintesi, di inventare itinerari di ricerca e di riflessione, di non lasciarsi incapsulare dal già detto e dal già scritto. Petrini non separa mai la pedagogia dalla vita, la teoria dalla prassi….Petrini è anche un poeta, un narratore, un animo semplice e, per questo, prima di tutto, educatore attento, non tanto ad educare gli altri, ma ad offrire agli altri, sull'esempio di Socrate e di altri autori a lui cari, itinerari per attivare processi formativi in virtù sempre dell'esercizio della razionalità e dello spirito critico…. Non bisogna dimenticare il suo tratto umano".

E ancora: "E' urgente ridare alla scuola la sua funzione primaria di filtro critico e, per ciò, anche formativo, nei confronti dell'informazione di massa che è usata come un potere, una scuola alternativa inesorabile anche quando non è mistificatoria, avara di speranza, di gioia, di serenità, anche quando è documento di colore e spettacolo, incombenti dentro le nostre case e le nostre giornate come un destino senza scampo. Si fa fatica a difendere una integrità personale autonoma: l'ansia di autenticità e di libertà brancola spesso nella nebbia".

Luciano Lago, Preside della Facoltà di Magistero di Trieste nel 1994 scrivendo la Premessa al volume edito in onore di Enzo Petrini rileva: "Egli ha avviato nella Facoltà importanti iniziative seminariali, istituzionali e didattiche, aprendo la ricerca pedagogica e didattica agli studi interdisciplinari, ed ha promosso, quando il mondo accademico non era ancora abituato al rapporto con il sociale, rilevanti iniziative di collaborazione con la scuola e le associazioni degli insegnanti e dei genitori" (p.5)

Il prof. Armando Savignano succeduto a Petrini nella Direzione del Dipartimento dell'educazione dell'Università di Trieste, gli riconosce "l'alta cultura e la squisita umanità che egli ha espresso nel corso della sua attività di docente, di ricercatore e di studioso"(ib.p.8).

I proff. C .Desinan e B.Grassilli, suoi colleghi nell'Università di Trieste, rilevano che Petrini "ha unito la fluidità del linguaggio toscano alla laboriosità lombarda…In lui coesistono due grandi passioni che lo hanno accompagnato lungo tutta la sua vita di studioso e di ricercatore : la letteratura per l'infanzia e l'educazione (Ib. Introduzione, p.9)

La Prof.ssa Mariselda Tessarolo dell'Università di Padova, Presidente della Giuria della XXI Edizione del Premio Nazionale "Arpalice Cuman Pertile"(2008), di Marostica, succeduta nel ruolo al Prof. Enzo Petrini, scrisse di lui: "E' stato lungimirante perché come pedagogista ha colto l'importanza che un premio letterario per l'infanzia e la preadolescenza avrebbe avuto con il passare del tempo" (Volume pubblicato per la 21 edizione del premio, p.222). Nella Prefazione del detto volume si legge ancora: "La serietà e la professionalità, con cui finora si è operato in questo premio letterario, lo dobbiamo anche alla competenza e saggezza con cui Enzo Petrini ci ha guidato nei primi 18 anni" (p.3)

Juri Meda del Centro Nazionale Didattico di Firenze ricorda in Internet che "erano ormai molti anni che Petrini aveva lasciato la guida del nostro Istituto, ma il suo ricordo era rimasto vivo, per le profonde doti di umanità, di intelligenza e rigore morale che avevano contraddistinto il suo lungo mandato… Egli continuava a ricordare il nostro istituto, il quale " esprime tutto il proprio rammarico per la scomparsa di una delle intelligenze più vive della pedagogia italiana del Novecento, che ha saputo affrontare con spirito innovativo e moderno le innumerevoli sfide che il così detto 'secolo breve' ha posto alla nostra società, convinti che la sua lezione costituisca un patrimonio indiscusso al quale fare riferimento in un'epoca di mediocrità e relativismo.

Prof. Luigi Secco

già Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell' Università di Verona