I giovani risorsa del futuro

La gioventù contemporanea

Da quando il fenomeno giovanile ha cominciato ad emergere sul piano sociale come nuova realtà rispetto al passato in cui i giovani non avevano le condizioni che potessero consentire di vivere la giovinezza, poiché erano presi anzitempo da impegni e lavori propri degli adulti, il mondo giovanile è diventato uno dei luoghi privilegiati delle ricerche in vari campi.

Quello che più s'è dato e ancor oggi si dà da fare, sembra essere il settore economico: i giovani sono guardati come consumatori e non produttori, sul piano dei beni. Abbiamo in mente l'attenzione che detto settore presta ai nuovi gusti giovanili, alle mode che cambiano, dal vestito alla musica, al ballo, al disco, alla discoteca ecc. così da alimentare grossi affari industriali.

Anche altri settori della ricerca si sono occupati della condizione giovanile per coglierne i sentimenti, gli orientamenti, le attese ed ipotizzare le più opportune risposte. Così abbiamo avuto diverse interpretazioni, più o meno confermate o smentite nel corso degli avvenimenti successivi.

Il continuo rincorrersi di mutamenti nel mondo giovanile e delle relative interpretazioni, ha reso ancor oggi difficile tracciare un modello. Forse occorrerà rinunciare a preconizzare un modello definitivo, sia perché la giovinezza è per sua caratteristica "novità", sia perché in una certa misura (e forse molto ampia) i comportamenti giovanili sono risposte conseguenti al modo secondo il quale la società adulta vive la sua esperienza, e noi tutti sappiamo che la nostra è una società inquieta per molti motivi, ma principalmente per la caratteristica della sua continua trasformazione.

Infine, noi non conosciamo adeguatamente cosa significa e comporta l'essere giovane e vivere la giovinezza; solo i tempi lunghi ci potranno evidenziare ciò che è proprio, distinguendolo da ciò che è caduco : vero è infatti che i giovani stessi si mostrano, pressoché in continuità, alla ricerca della loro identità.

Obiettivi da raggiungere

Il mondo adulto nel riferirsi ai giovani sovente afferma "sono il futuro della società", "sono le speranze dell'avvenire", "sono i continuatori dei nostri destini": tutte espressioni che possono essere accolte a condizione che non si pensi che basti l'essere giovani perché tutto si avveri nel miglior dei modi.

Ovviamente, anzitutto occorre che i giovani ci siano, pochi o tanti a seconda di come vanno i fenomeni di natalità o denatalità, cioè di come gli adulti vorranno procreare figli, o preferiranno accoglierli da altri continenti.

Abbiamo bisogno di giovani che sappiano vivere e collaborare con appartenenti a razze e culture diverse: la nostra società è già multiculturale e, attraverso le comunicazioni in tempo reale, inserita nel così detto "villaggio globale". E' decisivo per la vita sociale operare democraticamente verso tutti, gestire rapporti pacifici di rispetto, superare pregiudizi e idee di superiorità .

Abbiamo bisogno di giovani che abbiano idee chiare e capacità operative per "rigenerare" questa società criticata per la perdita di valori essenziali. Come uscire dalle visioni della vita che "i maestri del sospetto" hanno diffuso? Come, cioè, ridimensionare il significato ed il valore del sesso (Freud), del danaro (Marx) e del potere (Nietsche)?.

Abbiamo bisogno di giovani impegnati nel lavoro, nel quale vedano uno dei mezzi per la realizzazione di sé, ma che questa fanno consistere prioritariamente nei valori umani, quelli del senso della vita, della cultura, della famiglia,

Abbiamo bisogno di giovani che siano in grado di garantire il passaggio dell'azienda da padre in figlio: problema di non poco conto e che metterà in crisi non poche piccole e medie aziende se sarà affrontato non adeguatamente o troppo tardi.

Abbiamo bisogno di giovani che sul piano religioso non siano né miscredenti né integralisti, ma abbiano rispetto della libertà religiosa e dell'ecumenismo. Sappiamo tutti come la religione pervade profondamente i convincimenti e guida i comportamenti, per cui una società bene organizzata si preoccupa di proteggere il bene comune e l'ordine pubblico in tutte le manifestazioni della vita, compreso questa di cui stiamo occupandoci, sopra tutto per il rischio che la motivazione religiosa perturbi la convivenza.

Abbiamo bisogno di giovani che abbiano il senso dell'etica sociale.

Che fare per formare le generazioni del futuro? Non basteranno vuote dichiarazioni di fiducia o speranza; è indispensabile mettere in essere interventi educativi adeguati attraverso le classiche istituzioni educative: famiglia, scuola, associazioni giovanili ed agire sui mezzi della comunicazione di massa (stampa, televisione, internet). E' un grande impegno che coinvolge tutta la società a farsi "educante". Altre vie non ci sono. Vorrà la società mettersi per questa strada? Vi è chi dubita, vi è chi spera; e vi è chi si appella alle iniziative provenienti dal basso , dal "privato", dal volontariato.

A noi qui compete riflettere sulle possibilità educative dei giovani d'oggi, per cogliere le risorse disponibili e suggerire adeguati interventi.

La gioventù tra il caduco, il permanente e l'attuale

A ben guardare, infatti, entro il mondo giovanile troviamo delle costanti, le quali si presentano con caratteristiche di variabilità di intensità, con accentuazioni e sottolineature di particolari aspetti, con attese non sempre emergenti. Tutti questi aspetti e sensibilità particolari caratterizzano di volta in volta il vario succedersi del volto giovanile. E' proprio questo volto che offre, anche quando nasconde, elementi che si rincorrono tra il costante e il mutevole. Occorre saper leggere, secernere, non tanto per elidere elementi che hanno le caratteristiche del temporaneo, o, nell'ipotesi inversa, rispondere a queste ultime esclusivamente, ritenendole più urgenti, ossia più propriamente caratterizzanti l'oggi del giovane e quindi qualificanti la gioventù come tale.

Quest'ultimo aspetto andava richiamato per non esaltare gli aspetti transitori e mutevoli, propri di una fase di passaggio, come perenni e magari massimamente desiderabili. E' questa la critica che facciamo a quel giovanilismo che è talora nelle nostalgie di certi adulti e che porta a considerare la giovinezza come bene da perpetuare in sé.

Tuttavia, accanto al transeunte vi è anche ciò che si deve considerare permanente: sono i bisogni educativi legati all'essere dell'uomo, l'importanza dei quali riguarda anche il giovane in quanto vivente in una natura umana. Questi, connaturati con l'uomo, possono anche non emergere alla consapevolezza, ma, ciò nonostante, appellano, ugualmente, alla loro presa in considerazione.

Pertanto, entrambi gli aspetti vanno tenuti presenti per non cadere in forme di unilateralità. Si tratta, allora, di mettere a punto un tipo di educazione che rilevi la situazione, cioè le finalità contingenti, le esigenze psicologiche e sociali, ma non dimentichi che l'educazione autentica si ha solo quando si riesce ad affermare quel superiore fine che è tutt'uno con la piena valorizzazione dell'essere personale.

Si dice questo perché si vuole riconoscere il valore della giovinezza come tale, ma non staccato dal contesto dei bisogni dell'umana natura e dell'intero ciclo evolutivo della vita, sulle cui istanze prende fondamento e significato l'educazione giovanile: la fase giovanile è per un verso un momento di passaggio e, per un altro, un'occasione forte di educazione per la maturazione della propria personalità.

Valorizzazione e potenziamento di energie avvengono attraverso l'assimilazione di determinati contenuti, i quali, - come ci avverte la pedagogia- sono desunti dall'universo culturale e selezionati sulla base delle disposizioni e delle aspettative del soggetto. Queste non sempre emergono alla consapevolezza dell'interessato, anche se nell'età giovanile dovrebbero essere già salite alla coscienza personale. Non colpevolizziamo ritardi educativi, pigrizia o resistenza di fronte all'impegno, anche perché le trasformazioni sociali possono essere facilmente fonte di insicurezza, soprattutto in chi è ancora in fase di approccio all'inserimento nella vita sociale. La precarietà, tuttavia, non esonera dall'apertura verso gli impegni sociali, rendendosi prima atti e poi attivi. In questo senso l'educazione agli apporti nella vita sociale non è da sottovalutare: essa costituisce uno degli avvenimenti qualificanti la maturità personale. Si tratta di rendersi utili nel civile consorzio.

Un'incongruenza sociale

Alcuni anni fa in Italia si è data ai giovani l'emancipazione giuridica ai diciotto anni riconoscendo, quindi, ai giovani il diritto di considerarsi e di farsi valere come membri della società a parte intera, a pieno diritto. Certamente, per questo aspetto, la società si è mostrata aperta verso i giovani; ma finché non si offre lavoro, uno dei più gravi problemi rimane insoluto. Per quanto la società industriale crei risorse sufficienti a far sì che i giovani possano essere mantenuti agli studi fino a venticinque anni e quindi rimangano fuori del sistema produttivo, noi non abbiamo risolto la questione. Anche dopo gli studi si vedono poche prospettive. Va pure rilevato che, a certo livello, gli studi staccati dall'esercizio corrispondente sono troppo frustranti.

Con quest'ultimo rilievo si vuol dire che una scuola fatta solo sui libri e senza contatto col mondo del lavoro, della produzione, cioè della vita, rende la stessa preparazione poco abilitante.

Giova tenere presente che la gioventù per sua caratteristica dispone di duttilità mentale e capacità creativa, che se talora possono ingenerare forme di contestazione, esse, tuttavia, costituiscono l'alveo cui attingere per un rinnovamento sociale. Il cammino della civiltà segna tra i suoi protagonisti giovani coraggiosi, fortemente impegnati.

Il disimpegno può portare a vere forme di apatia nei giovani di carattere mite o debole, forme di tensione e di ribellione nei giovani di carattere forte.

Tenendo conto della lucidità con cui i giovani vedono se stessi e la realtà sociale e della tensione che essi sperimentano a causa del divario tra aspirazioni e soddisfazioni, si apre un grande capitolo nell'educazione giovanile: è il capitolo della autonomia, che il risveglio delle facoltà psichiche fa intravedere

Educazione alla libertà ed alla responsabilità