Scuola interculturale
Oggi la scuola è impegnata a dotarsi di metodologie e contenuti che servono a formare mentalità, abitudini e comportamenti aperti alla integrazione sociale .L'impegno riguarda sia le classi in cui vi è la presenza di soggetti appartenenti a culture diverse, sia ove la classe è monoculturale. L'esigenza è dovuta al fatto che la scuola è per la vita, per cui oggi estende il suo compito alla necessità di formare il cittadino che vive nell'attuale società multiculturale. Ci aspettiamo che la scuola educhi i giovani ad incontrasi, stimarsi, collaborare con gli appartenenti a culture diverse.
1.- E' da ricordare che la scuola è istituto educativo per eccellenza.
Voluta e sostenuta dalla società, la scuola ha l'intento di formare i futuri cittadini. Dovrà far leva sulle risorse di ciascun allievo sviluppandone tutte le potenzialità fino a fargli raggiungere la piena realizzazione di sé. Solo così l'educando apprezzerà la sua esistenza e potrà diventare membro utile alla società.
Ciò vale per tutti, in quanto ciascuno ha la dignità di persona, il cui valore è assoluto e primario e, pertanto, esigitivo della propria affermazione. Si tratta della formazione dell'uomo in quanto tale, della valorizzazione delle sue potenzialità interiori.
La dignità dell'uomo viene prima della cultura: persone di diversa cultura valgono in quanto uomini. In quanto diversi per cultura dovranno imparare ad accettarsi reciprocamente ed intendersi in pari dignità e collaborare.
Una cultura non intende negare l'altra; anzi nel reciproco incontro ciascuna persona può fare l'esperienza di un arricchimento culturale.
In altre parole siamo di fronte ad una pedagogia dell'essere, più che della cultura: l'educazione è formazione dell'essere, valorizzazione delle individuali potenzialità attraverso una cultura aperta e disponibile a comprendere gli altri ed a comunicare con loro.
2.- Nell'ambito scolastico, ove s'ha da educare a creare le basi del superamento della chiusura nella propria cultura, gli studiosi ci offrono alcuni principi validi per tutti.
Secondo lo studioso tedesco Essinger valgono alcuni insegnamenti molto significativi per una educazione interculturale. Essi sono:
L'educazione empatica, ossia imparare a comprendere gli altri, immedesimarsi in loro, vedere i loro problemi con i loro stessi occhi e provare simpatia per loro.
L'educazione alla solidarietà. Nel concetto di solidarietà si nasconde l'appello di sviluppare una coscienza sociale che va oltre i confini del gruppo, stato, etnia, ossia che incita a sconfiggere differenze e discriminazioni sociali. Solidarietà è il principio opposto di rivalità e dominanza.
L'educazione al rispetto di tutti, alla considerazione in positivo di coloro che appartengono ad altra cultura. La conquista del rispetto è di importanza vitale per una società multietnica e multiculturale. Essa si realizza nella misura in cui ci apriamo nei confronti culturali e invitiamo gli altri a prendere parte al nostro mondo culturale.
L'educazione contro il pensiero nazionalista, ossia contro i preconcetti, che talora si manifesta come "il nostro paese non deve essere invaso da stranieri", contro ogni forma di xenofobia e di esaltazione della propria realtà e della propria storia. Occorre vincere i preconcetti di superiorità basati sulla ideologia del sangue e del territorio.
L'educazione alla pace Qui viene intesa come educazione alla giustizia sociale. La meta consiste nella ricerca, nella denuncia e nella volontà di contribuire ad eliminare tutte le forme di ingiustizia sociale che si basano sulla violenza strutturale.
3.- Sulla base di queste precisazioni, secondo i suggerimenti della francese Abdallah Pretceille, si possono privilegiare alcuni insegnamenti tipicamente qualificanti una scuola interculturale:
Insegnare la storia delle civilizzazioni
Studiare i diritti dell'uomo
Esaltare le riflessioni sull'apertura al terzo mondo
Incoraggiare gli scambi linguistici
Questi suggerimenti gettano le basi per una educazione alla mondialità.
4.- Un'occasione favorevole per esaltare i sentimenti della reciproca accoglienza ed integrazione è fornita anche dai giochi sociali fra bambine e bambini, fra ragazze e ragazzi di diversa etnia. Giocare è un bisogno proprio di ciascuno e la sua realizzazione, fatta insieme, apre la porta alla reciproca benevolenza. Questi giochi sovente si verificano spontaneamente quando sulla via o nella piazza i ragazzi si trovano insieme. Tuttavia, opportunamente scelti si possono suggerire sia a scuola che nelle differenti famiglie. E' chiaro che è indispensabile da parte dell'adulto, specie genitore, il superamento della chiusura negli usi e costumi o meglio nella mentalità più o meno tribale che impedisce il contatto col diversamente acculturato. Tutto ciò perché i sentimenti, possano liberamente operare.
5.- Vi è pure la musica, che col suo linguaggio universale, diventa strumento di socializzazione. Anche se ci sono modalità diverse nella sua molteplicità di espressioni, essa resta sempre aperta alla possibilità del reciproco coinvolgimento
6.- Cooperative Learning nella scuola.
Molteplici testimonianze ci dicono che il mettere insieme nella scuola appartenenti a diverse culture, può stimolare la curiosità di conoscersi ed anche la volontà di accettarsi così come si è. Non siamo nel dialogo, che si snoda secondo specifici criteri anche se l'incontro fra appartenenti a culture diverse non viene lasciato senza determinati accorgimenti didattici.
Far leva sulla comunicazione ed interazione tra scolari, consente l'amicizia tra studenti, favorendo l'accettazione e l'empatia reciproca: elementi di non poco conto sul piano interculturale per favorire la reciproca integrazione.
Il "Cooperative Learning" può essere un metodo efficace per una didattica interculturale, occasione per individuare percorsi che valorizzano le differenze, sostengono il dialogo, assumendo il valore formativo della comunicazione. Cooperare nel processo di insegnamento/apprendimento in una sorta di ricerca-azione sui percorsi del sapere dell'altro, porta a fare con l'altro, fare per l'altro, imparare a conoscersi di più grazie all'altro. ( Cfr. Comoglio M., Educare insegnando. Apprendere ad applicare il Cooperative Learning. LAS. Roma, 1999.
Luigi Secco