Il ruolo della famiglia nella società contemporanea e nella formazione delle generazioni giovanili. (n.137)
Sta entrando nel dibattito pedagogico contemporaneo la considerazione del ruolo della famiglia nella rigenerazione della vita sociale.
Non si tratta fondamentalmente di una novità, in quanto anche in passato la famiglia è stata vista come la prima cellula della società, fino al punto da poter dire "tale la società quale la famiglia".
Oggi, tuttavia, la famiglia si dibatte tra diverse difficoltà, provenienti sia dal suo interno come dalla complessità dei problemi legati ad un problematico interscambio tra famiglia e società e viceversa.
Al primo posto dobbiamo collocare la sanità della famiglia con le sue risorse in funzione della "realizzazione di sé" di ciascuno dei suoi membri: marito, moglie, figli.
Unitisi per amore, i coniugi sono impegnati a vivere nell'amore reciproco tutti i giorni ed in tutti gli eventi sia quotidiani che straordinari. E' un'esperienza possibile ed esaltante, sopra tutto quando essa è segnata dalla conquista fatta oltrepassando visioni ed interessi personalistici. Si celebra così quella reciprocità che è madre e garanzia di crescita comune nell'amore. E' l'impegno di mutua dedizione che rinnova continuamente la vita, fa superare la noia della ripetitività e le suggestioni distraenti. Poiché l'amore reciproco non è mai concluso nelle sue potenzialità, esso conferisce gratificazione al proprio essere, rinsalda la reciproca fedeltà ed esclude il bisogno di cercare altre avventure.
Il primo a beneficiare di questa realtà familiare è il figlio, il quale nasce in un'oasi di pace e vede esemplificati i primi rapporti sociali nell'amore e nella collaborazione: preludio per lui alla buona disposizione verso i rapporti sociali. Non si dica che il bambino nasce con una sua natura predisposta alla sottomissione o alla contestazione. Da natura si ereditano disposizioni e risorse; ma diventano decisive le prime esperienze del bambino, quelle che gli fanno avvertire il senso di essere stato atteso, di essere accolto e valorizzato. E' attraverso queste esperienze che si instaurano i sentimenti di serenità, di apertura gioiosa all'altro e di fiducia in se stessi.
Ma qual è il ruolo che la famiglia, proprio per la sua ragione istituzionale, ha il compito di assolvere in favore della società? Non è difficile rispondere che la società, nella stessa misura in cui intende continuare se stessa, deve far leva sulla famiglia come deputata alla procreazione.
I membri della società sono forniti dalla famiglia. Per questo interessa che essa possa raggiungere uno dei suoi fini particolari: la procreazione, cui si dovrà aggiungere l'educazione. Si nasce in famiglia; si deve poter nascere da una famiglia sana e normale ed è compito della famiglia introdurre il figlio alla vita ed ai rapporti sociali.
Da questo punto di vista parliamo di onnicompetenza della famiglia nel dover fornire al figlio tutto ciò di cui egli ha bisogno.
Nella prima fase della vita, essendo l'unica realtà con cui il figlio è a contatto, la famiglia dovrà provvedere ai bisogni fisici, affettivi, intellettuali, sociali, etici e religiosi.
Non c'è alcuno che abbia il diritto di sostituirsi alla famiglia, che resta in toto responsabile di avere dato la vita fisica e di doverla sviluppare sul piano umano poiché nasce un figlio d'uomo che deve essere allevato alla dignità umana attraverso lo sviluppo delle sue qualità specificamente umane.
La cultura contemporanea riconosce che entrambi i genitori debbono
accudire alla cura del figlio; non vi è prestazione materna che non possa essere data anche dal padre.
Anzi, mentre se ne dichiara l'interscambiabilità se ne raccomanda la realizzazione per esemplificare quelle modalità che sono proprie di ciascuno dei due sessi.
Ciò serve per alleggerire la molteplicità delle occupazioni della donna, specie quando essa abbia anche dei compiti extrafamiliari, sia per stimolare il marito a farsi attivo in compiti educativi finora quasi sempre lasciati alla madre, come ad esempio l'iscrizione del figlio alla scuola, la partecipazione alle assemblee scolastiche ed al colloquio con gli insegnanti e s'aggiunga anche l'aiuto per staccare il figlio dalla madre ed il suo inserimento nel sociale.
Facciamo, dunque, leva sull'azione congiunta dei genitori in tutte le età del figlio.
Appartiene alla società bene organizzata, che ha a cuore la crescita serena delle nuove generazioni, sostenere questi ruoli della famiglia con debite disposizioni legislative e risorse economiche.
Il ruolo della famiglia non finisce qui.
Quando i figli crescono e la famiglia non è in grado di soddisfare ai crescenti bisogni, tocca alla società venire incontro, non per sostituirsi alla famiglia, bensì per affiancarsi ad essa: la famiglia resta sempre la prima responsabile nello sviluppo della personalità dei propri figli, i quali non possono essere sottratti al progetto educativo dei genitori.
Il discorso meriterebbe un approfondimento, sopra tutto nel caso di istituzioni poco democratiche, le quali vorrebbero sostituirsi alla famiglia in favore delle loro ideologie.
Il concorso educativo prestato dalla scuola, dovrà essere in sintonia con il progetto educativo dei genitori per non creare sfasature e
disorientamento nel figlio-scolaro.
Pertanto, la famiglia sceglierà la scuola il cui progetto educativo
risponde alle proprie aspettative.
In ogni caso l'incontro tra famiglia e scuola non si esaurisce nei rapporti personalizzati genitori-insegnanti. La scuola diventa comunità quando i soggetti si parlano fra di loro, preparano insieme programmi, dibattono i comuni problemi, cercano l'intesa su iniziative e attività educative. Per farsi efficaci i genitori devono farsi gruppo. La collaborazione fra famiglia e scuola va, dunque, portata fino alla partecipazione.
- Al fine di conseguire dette finalità ci attendono le disposizioni di legge, che tardano a venire a causa di risorgenti resistenze ed incertezze. Ma alla famiglia compete perseverare nella richiesta che le si aprano gli spazi cui ha diritto
Luigi Secco