Educatori alla sbarra

Emergenza educatori

Poiché il tema centrale riguarda l'educazione, non è mai abbastanza richiamato e chiarito in che cosa consiste l'educazione.

*** L'educazione autentica

Lo spirito dell'educatore autentico non si fonda sul così detto buon senso o sul permissivismo e neppure sulla preoccupazione di garantirsi l'affetto del figlio, questo porterebbe ad un amore possessivo e quindi mortificante.

Al centro di ogni attenzione vi sta il figlio del quale occorre conoscere le caratteristiche personali: dal tipo di intelligenza, di affettività, di tendenza alla socialità, all'amicizia, alla collaborazione. Sono queste le risorse personali che vanno prese in considerazione per svilupparle cosicché il figlio cresca secondo sé e non secondo altri progetti a lui estranei. Al centro dell'educazione, dunque, vi sta l'educando con le sue "attese" e "possibilità": l'educatore è a servizio del figlio. E' un servizio che deve assumere forme adatte per ogni età e temperamento, che sostiene e guida nelle incertezze, corregge le deviazioni e stimola le capacità.

Solo a queste condizioni è possibile formare una personalità autentica che crescendo avverte di stare realizzando se stesso in modo autentico e libero.

*** Oggi : emergenza educatori !

Una analisi sul rapporto educativo: genitori e figli, insegnati e alunni, ci mette oggi davanti uno specchio alquanto preoccupante.

Mettiamo in risalto una prima distorsione educativa: talora si verificano casi di adulti educatori che intendono allinearsi sulle condotte giovanili. Il desiderio di vivere e di pensare come gli adolescenti appare loro dare il prestigio della vitalità, della spontaneità; affermano "bisogna restare fanciulli" "bisogna restare giovani", per capire e sostenere i giovani. Questi adulti appaiono più preoccupati di essere giovani che di aiutare i giovani, sono guide mancate e modello di involuzione per gli adolescenti. Gli stessi mezzi di comunicazione di massa dalla televisione ai rotocalchi con la loro pubblicità esemplificano i comportamenti giovanili come i migliori ed i soli che consentono di vivere la vita in pienezza.

Abbiamo bisogno di una pedagogia della situazione, che, cioè, guardi all'educando nella sua realtà, per cogliere gli specifici impegni dell'educatore e gli eventuali suoi difetti sul piano educativo. Oggi si parla a ragione di "emergenza educazione", ma, prima di tutto, dobbiamo parlare di "emergenza educatori".

Così dobbiamo chiamare in campo la personalità degli educatori, richiedendo in loro quella maturità umana che non possiamo non valutare come elemento primo, condizionante le successive competenze nell'esercizio dei ruoli educativi.

L'educatore deve avvertire il suo compito come dovere ma anche come atto di amore ed adoperarsi a favore dell'educando fin dall'infanzia,

Ai nostri figli si debbono far conoscere ben presto i valori e i doveri della vita ed insegnare ad interiorizzare le norme capaci di condurre al senso di responsabilità e autodisciplina. Si inizia con insegnare la benevolenza che si esprime nell'amore verso i genitori, verso i fratelli e verso chiunque è nostro prossimo, rendersi utili nei servigi familiari, acquisire il senso dei propri doveri e della dipendenza dalle regole, essere sinceri e fedeli alla parola data…

*** Dal disimpegno all'impegno

- Occorrerà evidenziare con realismo i vuoti e le storture. Genitori ed insegnanti sono oggi accusati di avere rinunciato a costituirsi maestri e guide o per incapacità o per falsa interpretazione dei propri compiti, oppure per non sopportare di dare il tempo necessario al dialogo con i propri figli o con i propri allievi. Per tali ragioni c'è chi parla di gioventù in "abbandono", "disorientata" e "senza una valida progettualità del proprio vivere".

- Il genitore è responsabile delle attese educative del figlio; il che comporta accettarlo così com'è, offrirgli affetto, dedicargli il tempo necessario per soddisfare i suoi bisogni ed avviare progressivamente un dialogo per capirlo e per aiutarlo ad aprirsi al mondo dei valori, testimoniare col proprio comportamento la gioia di vivere, la serenità e la fiducia nelle difficoltà ed insegnargli il timore di Dio. Ci sovviene quanto Manzoni scrisse di Federigo Borromeo: "Persuaso che la vita non è già destinata ad essere un peso per molti e una festa per alcuni, ma per tutti un impiego, del quale ognuno renderà conto, cominciò da fanciullo a pensare come potesse rendere la sua utile e santa" (I promessi sposi, Cap.22. Suggeriamo di leggere il seguito di questa citazione perché vi sono le linee di una autentica educazione cristiana)