Il malessere dei giovani d’oggi

Qualità del malessere e sue cause

I nostri giovani vivono nella società che noi adulti abbiamo creato e continuiamo a sostenere:essa non appare educante in quanto abbandona i giovani al proprio destino dopo averli spogliati di aspettative; non apre loro le braccia, non promette nulla.

Qualche decennio fa taluni pedagogisti sognavano la rigenerazione dell’attuale società: ritenevano che essa aveva il dovere connaturale di farsi educante. Oggi l’aspettativa appare deludente.

Come si muovono i giovani ?

Essi manifestano una certa disaffezione nei riguardi degli adulti, genitori compresi.

N.Galli rileva: “I giovani, crescono in un mondo profondamente turbato dalla disgregazione familiare, dalle trasmissioni televisive che diffondono notizie di guerre, di violenze, di sopraffazioni e non hanno accanto adulti che, dalla fanciullezza e soprattutto nell’adolescenza, sappiano orientarli ed esortarli ad avere fiducia in sé, a coltivare l’autostima, a farsi critici del modo prevalente di pensare e di agire dei coetanei”

Il dissidio tra giovani e adulti presenta talora delle manifestazioni di distanza che ci inducono a non valutare gli atteggiamenti giovanili come non conformi alle aspettative degli adulti.

Abbiamo il caso delle manifestazioni dei così detti “indignados” che vogliono colpire il mondo adulto che non fa largo ai giovani. Il loro malessere esprime una condizione incomoda per mancanza di ciò che è necessario ai bisogni della vita delle singole persone. Sono giovani, che consideriamo normali, cioè dotati di normali potenzialità personali e sociali, ma costretti a relazionarsi col mondo delle cose, delle istituzioni e dei valori in maniera che essi considerano errata, così da sentirsi destinati all’emarginazione.

Ne consegue un malessere che si radica nel convincimento di essere ritenuti insignificanti ed inutili nella società, anzi emarginati, e senza mete e valori forti sui quali fondare il concetto del proprio valore e la volontà di impegno. Così avanzano l’indifferenza di tutto e la noia del vivere.

Indifferenza e noia per il psicologo E.Tiberi sono dovute a cause sulle quali gli educatori devono riflettere:

- Anzitutto siamo in presenza del così detto “vuoto motivazionale” ossia la mancanza di interesse per l’azione, per la vita, per le cose. Il vuoto di motivazioni valoriali apre la via alla droga ed alla violenza come ricerca di sensazioni, di soddisfazioni. Sono le nuove motivazioni per un’attività piacevole. Chi soffre di noia è fortemente motivato ad uscire da questo stato interiore di peso.

- In secondo luogo è indicata la “mancanza di valori” atti a dare ragione del significato della vita. Questi dovrebbero rispondere al bisogno di giustificare il proprio vivere ed il proprio agire. Oggi viviamo in una società dai valori confusi: ci manca una piattaforma di base condivisa.

Quali interventi educativi?

Rispetto alla tradizione siamo in situazione anomala o di emergenza. Gli educatori appaiono disarmati e sovente rinunciatari del loro compito educativo. I metodi tradizionali appaiono inefficaci.

- Osserva P.Donati: i giovani “girano a vuoto” perché la società in cui vivono insegna loro che non devono avere mete e fare progetti dato che essi sono comunque irrealizzabili. Molti genitori e insegnanti cercano di proporre dei modelli validi di vita, ma i giovani li guardano senza fiducia di poterli realizzare.

Non ostante tutto chiediamo ai genitori di assumersi fino in fondo la responsabilità educativa propria, la quale comincia col credere al proprio compito, aggiornarsi nei criteri e metodi, convinti che per quanto la società invada le loro competenze e disturbi i loro figli, l’amore materno e paterno ha sempre il sopravvento, anche se più in là nel tempo. Non c’è più di mamma e papà in tutti i problemi del figlio: occorre individuarli ed affrontarli

C’è un modello cui rifarsi ?

Il continuo rincorrersi di mutamenti nel mondo giovanile e delle relative interpretazioni, ha reso oggi difficile tracciare un modello. Forse occorrerà rinunciare a preconizzare un modello definitivo, sia perché la giovinezza è per sua caratteristica “novità”, sia perché in una certa misura (e forse molto ampia) i comportamenti giovanili sono risposte conseguenti al modo secondo il quale la società adulta vive la sua esperienza, e noi tutti sappiamo che la nostra è una società inquieta per molti motivi, ma principalmente per la caratteristica della sua continua trasformazione.

Non ignoriamo la proposta di Pierpaolo Donati, il quale scrive che la nostra società si trova nella necessità di elaborare un paradigma educativo “realistico che sia relazionale e riflessivo” Ritengo la proposta interessante, ma ancora oggetto di ricerca e bisognosa di indicazioni operative.

Gli educatori di fronte ai valori qualificanti una vita degna dell’uomo

1.- Far leva sul significato della vita (contro l’indifferenza)

Ogni educatore dovrà riflettere su di sé per trovare la soluzione più corretta ai suoi problemi: un educatore insicuro e disorientato non potrà aiutare i più giovani ed i propri figli a scoprire l’autentico significato del vivere: è una assunzione di responsabilità che può scontrarsi con la pubblica opinione o con la mentalità stessa dei propri figli, ma nessuno può sottrarsi a questi impegni. Purtroppo molti vi si sono sottratti perdendo “il significato della vita”.

2.- Educare all’amore del prossimo (contro la noia)

Ciascuno dovrà scoprire le proprie risorse e metterle a servizio di progetti adeguati a rendere la vita utile al prossimo. Non c’è spazio per la pigrizia, l’egoismo e la noia.

3.- Educare all’autentica libertà (contro una malintesa indipendenza)

Sono i valori che debbono regnare sovrani nel condurre la propria vita, che consentono la realizzazione di sé e di tenersi lontani dal “vuoto esistenziale”.

Conclusione. Abbiamo segnalato alcune emergenze educative per prevenire e porre rimedio al malessere dei giovani d’oggi. Rimanga, però, ben inteso che ogni educatore deve sentirsi responsabile di tutto l’arco dei bisogni educativi.

Luigi Secco