Pedagogia interculturale come pedagogia tout court

Pedagogia interculturale come pedagogia tout court

(Verona 8 ottobre 2004)

1.- E' ben noto come la pedagogia interculturale abbia avuto tra i suoi cultori una varietà di contributi diretti a risolvere i probldemi dei rapporti tra le culture. Le migliori conquiste in merito vanno positivamente valutate anche oggi nel riconoscimento della pari dignità di tutte. Non è che tutte siano uguali nella loro capacità di elevare il valore dell'uomo; ma è altrettanto vero che ognuna è frutto di operosità umana, stimolata dall'ambiente e dalle vicende storiche, e che, pertanto, non può essere sottovalutata.

Per questa via si è pervenuti a rifiutare il costituirsi di questa o quella come dominante, o per ragione intrinseca o per ragione politica. In questo senso le gerarchie culturali apparenti si trovano senza fondamento razionale. Esse sono il risultato di rapporti di forza di natura economica che conducono a considerare in maniera peggiorativa la cultura che non eleva la capacità dei suoi ad affrontare lavori di un certo prestigio sociale. E' aberrante il gerarchizzare le culture.

Va ascritto, dunque, al merito di queste posizioni l'aver negato ogni fondamento alla superiorità di questa o quella cultura e di avere bandito ogni forma di razzismo.

2.- Un ulteriore passo in avanti si è verificato con la considerazione che le culture come tali non sono che una astrazione, e che il discorso va fatto sui portatori di cultura. Per tal ragione il dialogo che si vuol instaurare è tra le persone concrete. Ciò significa che occorre tenere conto sì della cultura di appartenenza, ma anche e principalmente del livello secondo cui ciascuno ha recepito la cultura del suo gruppo. L'ampiezza della gamma del concreto obbliga a conoscere il singolo: sono in gioco l'età, gli studi compiuti nel paese d'origine, il livello di socializzazione ed altro. E' chiaro che per instaurare un dialogo fruttuoso occorre partire dal vissuto del singolo; per cui è errato prescindere da ciò che ognuno ha interiorizzato della sua cultura.

Occorre anche rilevare che certe conoscenze della propria cultura si possono apprendere nel paese d'immigrazione. Sono migliaia e migliaia i cittadini immigrati all'oscuro di tradizioni, di forme d'arte, di filosofie del loro paese natio in quanto entità nazionale. (Cfr.Duccio Demetrio,Implicazioni interculturali nella ricerca dell'interiorità, In Aa.Vv.,a cura di Agostino Portera, Pedagogia interculturale in Italia e in Europa. Ed.Vita e Pensiero 2003, p.178). La sorpresa per la scoperta può provocare certi shoc, causa di resistenze al dialogo o anche di turbamento per la difficoltà di armonizzare il nuovo conosciuto con le precedenti conoscenze. Ci si può anche trovare di fronte a conoscenze che hanno un certo risvolto nel comportamento e che, pertanto, abbisognano di debita assimilazione. Ma, soprattutto, lasciato da parte l'approfondimento della prorpia cultura d'origine, diventa un problema ibrido conservare la propria cultura personale ed acquisire dati della cultura del paese ospitante.

Forse, proprio per questo insieme di ipotesi, sarà più fruttuoso lavorare in funzione dell'acquisizione dello spirito di libertà, del proprio valore come persona, del significato dell'esistenza, del valore dell'amore, del senso della sofferenza e di quegli altri valori che rivestono caratteristiche universali, anche se poi coniugati col proprio sentire. Questo orizzonte di ampio respiro è in grado di aiutare gli immigrati ad elevare il loro pensiero verso una civiltà di valore planetario.

3.- La pedagogia interculturale come pedagogia dell'educando.

Dopo le considerazioni fin qui fatte siamo in grado di fare un terzo passo in avanti. Il problema dell'educazione dell'uomo di fronte alla varietà delle culture, quali si presentano oggi, l'una accanto all'altra, impone alla ricerca pedagogica una nuova riflessione sul rapporto dell'uomo con la cultura, prima ancora del rapporto con le altre culture. Ciò perché l'educazione dell'uomo avvine attraverso la cultura, quella cultura che gli serve per elevarsi in dignità e valore umano. Si vuol dire che l'essere dell'uomo va studiato e promosso sulla base di quanto è esigito dalla sua natura per cui, conseguentemente, occorre modulare l'apporto della cultura sulla base di quanto essa può operare a vantaggio della migliore affermazione della singolare umanità di ciascuno.

Michele Borrelli già nel 1986 scriveva che la pedagogia interculturale non va intesa come sistema pedagogico da aggiungere ai sistemi formativi tradizionali che vengono, ad esempio, 'arricchiti' dall'inserimento e dall'integrazione dei bambini emigrati nella scuola e nella società dei paesi di immiograzione. L'educazione e la formazione intercultrali vanno rivolte non tanto agli scolari, ai giovani, e agli adulti stranieri, bensì all'educando come tale. La pedagogia interculturale non si differenzia quindi dal concetto sistematico della pedagogia, non si differenzia cioè in base all' "oggetto pedagogico". L'oggetto dell'attenzione pedagogica resta identico: l'educando (Cfr.Borrelli M., Interkulturelle Paedagogik als paedagogische Theoriebildung, in M.Borrelli (a cura di) Interkulturelle Paedagogik. Positionen, Kontroversen, Perspektiven. Paedagogische Verlag Work Buecherei Schneider, Baltamannsweiler, Sulzberg 1986,p.8) E' la pedagogia stessa, come disciplina rivolta a tutti gli uomini, che va intesa come interculturale. La pedagogia interculturale è una definizione della pedagogia non racchiusa nelle categorie delle nazioni o delle nazionalità; non come arricchimento di un patrimonio culturale mediante l'aggiunta di un altro (biculturalità): non come sostituzione di una forma di pensiero attraverso un'altra (assimilazione).

4.- Ed arriviamo ad un quarto passaggio: la verifica della fattibilità di un discorso pedagogico valido per tutti e la sua applicazione nell'operatività educativa. E' il campo di prova dell'analisi del discorso pedagogico e della sua applicazione didattica.

L'analisi con l'occhio attento alle diversità culturali ci consente di fare rientrare l'educazione interculturale nell'educazione tout court. Sia detto brevemente: