E' ancora attuale la formazione della volontà

E' ancora attuale la formazione della volontà ? (n.124)

Dal piacere al dovere

Quando diciamo "volontà" ci riferiamo a quella forza interiore personale, di cui ciascuno dispone, la quale ci spinge a raggiungere quei "beni" che avvertiamo importanti per noi. Nessuno può negare l'esperienza del desiderio e dell'intento di volerlo conseguire.

Il bambino piccolo, nei suoi comportamenti, si regola secondo il principio del piacere: ciò che gli piace lo soddisfa, lo induce a volerlo per sé ed imporre agli altri le sue scelte, cioè la sua volontà. Si tratta di ciò che più immediatamente lo soddisfa.

Finché il bambino piccolo cerca il piacere e da questo si lascia dominare, la sua volontà non è certo matura: egli è dominato da impulsi e attrattive a cui non è in grado di resistere, per mancanza di alternative. Quando, invece, comincia a disporre di possibilità di scelta, la volontà personale fa la prima comparsa. Essa è solo il primo gradino rispetto a quella maturità che solo gradualmente ed a certe condizioni potrà essere raggiunta.

Sarà il genitore a proporre le prime scelte che il bambino dovrà fare: egli dovrà dire di "no" a se stesso per dire di "sì" a sua madre, la quale lo avvia a trovare un piacere diverso e migliore: quello legato ai doveri e ai valori. Egli sperimenta il passaggio dal piacere sensibile e immediato al piacere che eleva il suo essere ad una dignità maggiore.

Qualora i genitori non abituino il figlio a rispondere a richieste ben precise e valide, il bambino obbedirà solo all'impulso e all'occasionalità e crescerà capriccioso e scontroso.

Altro errore che il genitore non deve compiere, è quello di procurare al figlio situazioni ed oggetti esagerati. Gli agi eccessivi, non promuovono lo sviluppo della volontà e dell'impegno: l'abbondanza di giocattoli costosi lo abituano all'esibizionismo. Crescerà poco disponibile al sacrificio, che il dovere sempre comporta.

Il valore educativo del "tu devi"

Il bambino continuamente accontentato si convince che la sua volontà è "onnipotente": basta esigere, piangere, rifiutare quello che viene chiesto. Gli adulti diventano persone al suo servizio.

Per fargli superare questa situazione occorre fargli sperimentare la "dipendenza".

Si comunica col "tu devi" senza tanti ragionamenti o timori di frustrazione. Sarà decisivo il modo della richiesta, modo che nella sua forma di soavità testimonierà che non c'è un rifiuto d'amore, ma anzi un'affermazione di amore. Certamente, il "no" e il "tu devi" costano sia a chi li chiede che a chi li ha da accogliere. Solo un corretto concetto di educazione è in grado di aiutare a capire ed affrontare questo problema: tutta l'educazione è un "passaggio" da una posizione di comodo ad una migliore ed è sempre frutto di sforzo.

L'educazione all'obbedienza

Dal discorso fin qui fatto risulta che il passaggio da una volontà onnipotente ad una volontà dipendente è un evento educativo legato alla rinuncia del piacere immediato ed alla adesione ai valori superiori. Progressivamente il figlio imparerà a "dipendere" da ciò che è giusto, benefico, doveroso, ecc.

E' la conquista dell'autonomia, ossia della capacità di sapersi regolare da sé nelle scelte valoriali.

Dunque, l'obbedienza ai valori, i quali non sono creati da noi, ma sono oggettivamente quello che sono e richiedono la nostra accettazione. Chi meglio apprende questa capacità, meglio saprà regolarsi nel confuso mondo contemporaneo, il quale con le sue suggestioni, provocazioni ed esempi negativi mette alla prova la capacità della volontà di comportarsi saggiamente.

L'apprendimento dello sforzo

Nella nostra società in cui si fa balenare che tutto è possibile, che tutto è facile, che benessere e ricchezza sono a portata di chiunque, basta un colpo di fortuna o un po' di astuzia, lo sforzo è bandito e considerato fuori dei tempi moderni.

Nell'età giovanile la volontà rischia di essere infiacchita dalla concezione della vita come piacere e come gioco. Questo atteggiamento si accompagna alla propensione verso il consumo piuttosto al risparmio, verso l'egualitarismo che porta al rifiuto dei legami gerarchici stabili, verso il conformismo incoraggiato e sostenuto dalle mode.

Occorre apprendere che la vita è un impegno per tutti, che la conquista della propria identità e l'affermazione del proprio valore è frutto del quotidiano impegno che esige lo sforzo per ordinare le proprie risorse e metterle al servizio del bene. Senza fatica non si ottiene nulla di buono.

Per il giovane vale lo sforzo di non sacrificare la propria identità, di farsi, quindi, critico di sé anche quando è necessario differenziarsi dagli altri per essere fedeli a se stessi.

In conclusione possiamo dire che il problema dell'educazione della volontà è attuale in quanto legato alla necessità di risalire dall'immaturità alla maturità, la quale non avviene spontaneamente e nella società attuale per conseguire la propria identità personale, nonostante e contro la società che spinge al conformismo qualunquistico.

Luigi Secco