Emergenza educazione

E' venuto il tempo in cui, sia pur stranamente e con sorpresa, dobbiamo chiederci che senso e quale portata abbia l'educazione. Ci si chiede, cioè, se con l'educazione si faccia o no un vero servizio all'uomo. Nel corso della storia abbiamo avuto, e ancor oggi abbiamo, diverse teorie che considerano l'educazione una violenza che si fa alla libertà del soggetto, alla sua individuale originalità snaturandone l'identità.

Per altro verso non possiamo ignorare che l'educazione è l'unico mezzo per sostenere lo sviluppo delle capacità dell'educando ed il loro corretto impiego. Solo per questa via il giovane può giungere alla piena realizzazione di sé, ossia all'"autonomia" come capacità di fare da sé, di provvedere alle proprie necessità e all'inserimento nella società da protagonista e non da succubo. In questa direzione operano la famiglia, la scuola e tutte quelle agenzie educative che si organizzano in funzione della formazione dei più giovani.

Il fatto che oggi stiamo vivendo in situazioni di crisi sia sul piano sociale, che economico, politico e religioso, ci ha portato a sperimentare un grave disagio sul piano della sicurezza, dei rapporti sociali e della fiducia di poter vivere serenamente.

Da varie parti si attribuisce la prima responsabilità all'indebolimento dell'educazione e si reclama un forte recupero del compito educativo della famiglia, della scuola e di tutte le agenzie educative. Per quanto riguarda queste ultime dobbiamo tornare a parlare del compito di tutta la società di farsi educante, particolarmente attraverso la televisione, la stampa, la politica. I fatti di cronaca, quasi quotidianamente, riferiscono di furti e violenze verso inermi cittadini dalla pedofilia, agli stupri, ai brogli e quant'altro, a danno dei più deboli: bambini, donne, anziani.

Cosa fare? Si risponde che occorrono le riforme in tutti i settori della vita civile: dalla politica, alla scuola, ai mezzi della comunicazione sociale e telematica…E c'è anche chi auspica un potere forte in mano ad uno solo.

Per certo, di riforme c'è bisogno ma stentano a venire. D'altra parte sappiamo da tutta la storia che le vere riforme partono dal basso cominciando dall'educazione. Solo una forte e saggia educazione consentirà di rigenerare questa società per un vivere migliore.

Purtroppo oggi è molto diffuso l'atteggiamento di rinuncia o almeno di riduzione delle funzioni educative di tanti genitori, tendenti a delegare ad altre agenzie un numero sempre più crescente di compiti. E' pure troppo diffuso l'atteggiamento di tanti insegnanti tendenti a restringere il loro ruolo a tecnici del sapere rinunciando alla qualifica di educatori. Il "diluvio televisivo" senza anima e senza orientamento educativo sconcerta soprattutto i più giovani che troppe ore passano davanti al teleschermo; non si dimentichi che abbiamo una carta costituzionale ove sono elencati e proclamati quei valori che sono la gloria e l'identità del popolo italiano (Cfr.artt.13-54), ma chi li onora? E' doveroso anche denunciare la negatività di una pubblica opinione formata e sostenuta dagli organi di informazione che fanno leva sullo scandalismo ed ignorano o sottovalutano eventi e gesti di esemplare creatività. Il fascino del bene è sempre incoraggiante, stimola fiducia.

Cosa chiediamo alla istituzioni educative quando parliamo di "emergenza educazione"?

Anzitutto chiediamo ai genitori di assumersi fino in fondo la responsabilità educativa propria, la quale comincia col credere al proprio compito, aggiornarsi nei criteri e metodi, convinti che per quanto la società invada le loro competenze e disturbi i loro figli, l'amore materno e paterno ha sempre il sopravvento, anche se più in là nel tempo. Non c'è più di mamma e papà in tutti i problemi del figlio: occorre individuarli ed affrontarli.

Chiediamo alla scuola di farsi effettivamente educativa attraverso la trasmissione dei valori presenti in ogni disciplina d'insegnamento. Non si tratta di ridursi a trasmettere conoscenze in modo tecnico, ma di far emergere quanto nella letteratura, nella storia, nella filosofia, nell'arte…i nostri predecessori hanno creduto di conservare e trasmettere alle future generazioni come conquiste degne dell'uomo. E' il legame col passato: non lo si può abbandonare lasciando i nostri giovani nel vuoto, facile preda di gruppi devianti.

Ognuno di noi è fatto per il Bene ed il Bene attende che gli vengano proposti i valori, l'incontro con i quali esalta tutta la forza e la bellezza di questa attrazione. E' l'educazione che ha il compito della proposta, senza la quale non c'è speranza di condurre una vita degna dell'uomo.

Riconosciamo che la conquista dei valori non è spontanea ma difficoltosa per l'educando e che per altro verso l'educazione è una forza debole: l'educatore non impone, sarebbe violenza, bensì propone, regolandosi sull'età del soggetto, sul suo carattere, sulle sue peculiari risorse. Così l'educatore dev'essere ben motivato nella scelta delle sue proposte e pronto a fornire all'educando la conquista delle motivazioni che lo porteranno ad aderire alle proposte fattegli.

Stando così le cose si può anche prevedere lo scacco educativo; ma ciò non esonera l'educatore dal compiere il suo dovere provando e riprovando e magari anche cambiando metodo; in educazione non è accettabile né la sfiducia né la rinuncia.

Luigi Secco