Siccome la legge di Newton è strettamente legata alle trasformazioni di Galileo, Einstein si rese conto di assestare un attacco diretto al cuore della Fisica.
Ma seppure non completamente corrette, le leggi della meccanica newtoniana rappresentavano un ottimo modello, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Qualitativo, perché fornivano potenti concetti e chiavi di lettura per la descrizione dei fenomeni fisici, come ad esempio l'energia, la quantità di moto e le rispettive leggi di conservazione. Quantitativo, perché permettevano di fare previsioni e calcoli molto precisi; ancora oggi, per tutte le applicazioni tecnologiche è la meccanica newtoniana e non quella relativistica ad essere utilizzata dagli ingegneri.
Come è naturale, invece di abbandonare completamente una teoria fisica di tale successo, Einstein provò a salvare il salvabile: almeno la prima delle leggi di Newton.
Abbiamo chiamato inerziali i sistemi di riferimento in cui vale la legge d'inerzia. Nella meccanica Newtoniana, i riferimenti inerziali si muovono di moto rettilineo uniforme l'uno rispetto all'altro.
Supponiamo che anche nella nuova meccanica relativistica le leggi della fisica (per ora la legge d'inerzia) debbano rimanere invarianti per cambiamenti di sistema di riferimento in moto rettilineo uniforme l'uno rispetto all'altro. Questa proprietà, nota come principio di relatività, è il secondo dei postulati della teoria della relatività di Einstein.