CORSO DI PITTURA E DISEGNO anche per bambini!
Il silenzio che è dentro di me come una poesia accarezza il manto bianco e a passi lenti oltrepassa il confine per me l" infinito. Paola Moglia.
Il quadro segna un punto di passaggio nella vita dell’artista. Al momento non è dato sapere se definitivo o transitorio. Di certo questa digressione è segno di una maturità raggiunta ed una capacità eclettica di uscire dall'ambito più prettamente materico per esplorare un altro mondo, quello onirico. In questa opera vi è la sintesi di Paola di una visione del pianeta. Sapienti pennellate conferiscono l’idea della divisione tra terra ed acque ma anche tra segni del bene e simboli del male. Sono presenti i quattro elementi costituenti: aria, acqua, terra e fuoco sapientemente miscelati per vedere un insieme ma non il dettaglio. Gli elementi ed il bene ed il male si fondono in un’unità inscindibile e danno vita al nostro di mondo che respiriamo e viviamo filtrato da un velo leggero di inconsistenza. L’impalpabilità ci regala non la Terra ma l’essenza di essa. Non la realtà ma la visione onirica della nostra casa, delle nostre radici, della nostra libertà che però ci limita e ci confina.
Piccole foglie sulla neve. Come tratti di inchiostro su una pagina bianca. Suggeriscono un testo dai caratteri indecifrabili, un rigo immaginario, una frase che doveva essere li’; ed invece non c’è. Al suo posto, resta il silenzio. Un silenzio che nasce quando le cose da dire sono troppe o troppo importanti.
E quando le parole non riescono ad esprimerle. Questa tela ci parla di assenza di suoni, assenza di voci. Solo calma, pace e quiete. Equilibrio, purezza, spirito elevato. Il tratto è essenza ed eleganza che passa per il linguaggio della natura, quando un dettaglio impreziosisce il mondo. E tutto è avvolto nella magia del silenzio in un perfetto connubio della materia che sostiene il candore della luce. Una immagine carica di sensazioni per un modo diverso di comunicare, al di la’ delle scritte e delle convenzioni. Una creazione che parla sottovoce ma giunge potentissima.
Chi bazzica per gli ambienti artistici cremonesi sicuramente conosce Paola Moglia. Prima di scrivere delle sue opere, però, mi piace parlare di lei, della donna aperta e socievole, sempre pronta al sorriso e all'aiuto, che ho conosciuto di recente.
È capace di condividere sentimenti, stati d'animo, sensazioni, con semplicità e immediatezza, a tu per tu con una persona, e di scriverne con notevole capacità introspettiva come in “Spezie di vita”. La sua lunga carriera artistica, ricca di premi e riconoscimenti, approda oggi ad una capacità espressiva particolare, in grado di toccare le corde più profonde di chi guarda. La sua pittura è materica, ha corpo, ma contemporaneamente vi si respira grandes piritualità.
Davanti all'opera “La poesia del silenzio” ci si rende conto che l'obiettivo che raggiunge non è, probabilmente, tanto esteriore, di stile, quanto interiore, il silenzio appunto, la pace. Vengo confortata in questa mia affermazione dalle parole di lei che mi spiega con quanta dolcezza lo dipinge: lentamente, con le mani sente la delicatezza del materiale e del collore bianco. Il risultato svela probabilmente più di quanto Paola stessa non si aspetti. Svela un percorso di vita: la parte superiore è piana ma non liscia, è il periodo della giovinezza nel quale tutto si abbozza sotto la superficie. La parte centrale è invece molto mossa, direi, movimentata, turbolenta e sta bene a indicare il momento del divenire adulto, delle scelte anche dolorose e contrastate, della formazione di una personalità decisa, del successo e della frenesia che questo comporta. Ma la fascia centrale termina con una striscia di foglie secche. Ecco il momento del ripensamento e della maturazione che lascia il posto, é la parte inferiore, ad una tranquilla elaborazione di ciò che è stato per giungere al Silenzio, quello vero, quello tutto interiore che nessuno può turbare senza permesso. Da qua si può ripartire per esplorare altri angoli di vita e di sentimenti.
L’arte è creazione, è reinvenzione. L'artista contemporaneo, consapevole dei percorsi già battuti dai grandi del Novecento, deve poter esplorare nuovi tragitti per non riproporre quanto già espresso. Imparare dal passato, studiare i Maestri è doveroso e imprescindibile. Ma altrettanto, io credo, irrinunciabile, se si vuole imprimere un segno che si distingua tra i tanti, è lasciare che la diversità che rende ogni essere umano unico e insostituibile guidi la mano del pittore lungo un sentiero che non conosce ancora impronte altrui.
A questo difficile esito è giunta Paola Moglia. Una donna che non ama parlare delle sue opere, lasciando che esse parlino da sole attraverso linguaggi e tecniche originali, coraggiose, capaci di dare spessore al dipinto affinché esso divenga bassorilievo, affinché il colore divenga corpo, il rosso divenga sangue appena rappreso e l'azzurro una striscia di cielo tangibile.
Così la luce non solo si vede, ma si sente, si percepisce al tatto, si può sfiorare. Così i corpi non sono costretti a rivelarsi nel loro nudo realismo quanto attraverso panneggi che ne restituiscono alla vista un’intuizione; ciò che è avvolto nel tessuto, nella veste o nella sindone è solo l'idea, una traccia di uomo o di donna, un dannato che vola verso la redenzione o il diavolo scagliato all'inferno, un uccello che si libra in volo, l'araba fenice…
Visioni da un’altra dimensione che coesiste con la nostra, visioni essenziali e materiche, algide e calde nello stesso tempo, tragiche e catartiche. Oltre ogni stantia convenzione. Il noumeno si dimena per diventare fenomeno ed uscire allo scoperto, per farsi guardare. Si svela e rivela. Con timidezza oppure in un'esplosione primitiva di colori.
Lo spirito si sprigiona dalla materia e viene immortalato mentre tenta la fuga. Braccato da Paola Moglia, esso si arrende alla presa dell'arte, all'artiglio d'artista. Che afferra l'attimo e che tutto può. Oltre ogni ortodossia, canone, regola fisica, categoria imposta.
Ma Paola Moglia ci regala anche i silenzi e le estasi di fondali bianchi, grandi campiture irregolari come vecchi muri non stabilizzati, sfondi su cui ciascuno che guardi a fondo può riconoscere i propri insondabili abissi, ove la luce ha assorbito anche il più buio dei ricordi rimossi. Ove sogni e memorie si contendono il primato.
Rimembranze che diventano reperti quando è la madre Terra, non più l'individuo, a voler condividere alcuni capitoli della propria storia. Ed ecco allora i “ritratti” di fossili, ancora vivi nell'impronta formatasi in un'era geologica lontana e quasi ineffabile, ma che ha lasciato tracce nell'oggi, prove di vita che non sfuggono all'artista, ansiosa di fermarle a sua volta nel tempo e nello spazio. Un ritorno al presente che è presagio di un'apparente eternità.
Che gli strumenti di Paola Moglia siano basi di ferro arrugginito o di argento che sembra appena ossidato, reti metalliche o trasparenti e futuristici plexiglass, è un dato di fatto che in essi prendono vita, si agitano o si riflettono (come dopo la pioggia in una pozzanghera), schizzi vitali di colori acrilici o corpi sospesi di carta trattata e più volte imbevuta in alchemiche “pozioni”. E la magia si rinnova ogni volta.
Ciascuno guardi e veda (scorga) ciò che la sua immaginazione vuole scoprire. L'arte è libertà. Per chi crea, ma anche per chi ne fruisce.
Novità assoluta di questa edizione sarà la speciale “mostra-evento” all’interno di Palazzo della Cancelleria Apostolica, che accoglie la Sacra Rota. Nel palazzo vige l’extra-territorialità della Santa Sede rientrando quindi in suolo vaticano. Sito in Piazza della Cancelleria 1 e affacciato su Corso Vittorio Emanuele II, custodisce nel piano nobile un famoso affresco del Vasari.
Link alla mostra https://esposizionetriennalediartivisivearoma.it
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