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Bergo Stefania

Bergo Stefania Scrittrice

"Spezie di vita" di Paola Moglia, Fantigrafica, 2015. 

Un flusso di ricordi e pensieri intrisi di spezie, come in un dahl indiano.

recensione di Stefania Bergo

Spezie. Quel qualcosa in più che dà sapore ad un piatto, esaltandone  contrasti e trasformandolo in qualcosa di unico, speciale, appunto. 

Spezie di vita. Alcuni eventi, gli affetti, le emozioni che fanno di una giornata ordinaria un susseguirsi di momenti indimenticabili. Rendono tridimensionale qualcosa di piatto, tenendoci all'erta e su di giri, assetati di altra vita. Speziata.

Paola Moglia è un'artista, una pittrice che mescola colori e profumi anche nel suo romanzo: un flusso di ricordi e pensieri, con una successione temporale appena imbastita, intrisi di spezie, come una cucina indiana.

Sale e pepe. Cannella. Peperoncino.

Immaginatela su un aereo, di ritorno dal suo ennesimo viaggio, in Grecia. Assopita, come spesso capita quando si vola tra un'esperienza e l'altra e l'unico momento in cui si può trovare fisiologico riposo, è quando ci si siede e si chiudono gli occhi, senza stimoli tutt'intorno che possano distrarre dal sonno. Ma chi viaggia e vive intensamente, gli stimoli li trova dentro e il sonno si trasforma in una successione discreta di ricordi, talmente vividi da dare ancora le stesse emozioni.

Ne nasce il racconto di una vita avventurosa, in perpetuo movimento, in cui si mescolano, come in un dahl indiano, eventi, amori, amicizie, paesi, fotografie e spezie, tante spezie. Sale e pepe sono gli amici e la figlia Giulia, peperoncino e cannella l'amore, curcuma e zafferano su tutto il resto. Le spezie danno sapore alla vita. Come i viaggi.


Speziato deve essere questo libro, cannella, cardamomo, zafferano, cumino e soprattutto sale e pepe. È molto importante nella vita, siamo in un momento di crisi, che necessita di sale e pepe sul vivere; in ogni famiglia c’è noia, sempre le stesse cose, lamenti, lamenti noiosi. Sale e pepe e tutto prende sapore.


Non aspettatevi, però, la solita biografia. Pensate invece di parlare con Paola Moglia, sedute all'ombra di un albero, immersi nella natura, mentre le cicale vi riempiono le orecchie di armonia e il vento tepido dell'estate accarezza l'erba e la pelle, portando aromi lontani. Pensate a un'artista che ha vissuto già dieci vite, al suo bagaglio emozionale e di eventi che racchiude nella mente come fosse uno scrigno. Immaginate di sorseggiare tè alla cannella e gustare biscotti allo zenzero. E lei inizia a raccontare, senza sapere nemmeno da che parte iniziare. Andando a ruota libera, ricordandosi di quel posto visitato, di quel cibo gustato, di quell'amico incontrato, di quell'amore vissuto, come in preda ad un'allucinazione onirica. Lasciatevi affascinare dai suoi racconti che, per un'ora o poco più, regaleranno anche a voi qualche spezia preziosa.

La scrittura è originale, non segue un filo temporale in linea retta, costellata di inversioni di marcia. Così Giulia, sua figlia, è adolescente e la troviamo a cavallo di un elefante in Thailandia, subito dopo è solo un desiderio pressante nel cuore della mamma, e poi ancora è appena nata, come un dono prezioso. 

I nomi delle spezie sono sparsi nelle frasi, come si fa in cucina, spolverizzando i piatti. 

I personaggi entrano ed escono, alcuni ritornano, altri si volatilizzano come curry nell'aria. 

Una lettura intensa e originale, che non lascia indifferenti. Una folata di vento carico di aromi di paesi lontani, inebriante come il profumo del frangipane. Da gustare come un tè tiepido. Speziato.

ripreso dal sito "gli scrittori della porta accanto"


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