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"La Poesia del Silenzio" di Paola Moglia: esposto a dicembre 2020 alla Triennale di Roma.
100x100cm tecnica mista: materico bianco con foglie seccate con cornice avvolta in juta spruzzata di acrilico bianco.
Il quadro segna un punto di passaggio nella vita dell’artista. Al momento non è dato sapere se definitivo o transitorio. Di certo questa digressione è segno di una maturità raggiunta ed una capacità eclettica di uscire dall'ambito più prettamente materico per esplorare un altro mondo, quello onirico. In questa opera vi è la sintesi di Paola di una visione del pianeta. Sapienti pennellate conferiscono l’idea della divisione tra terra ed acque ma anche tra segni del bene e simboli del male. Sono presenti i quattro elementi costituenti: aria, acqua, terra e fuoco sapientemente miscelati per vedere un insieme ma non il dettaglio. Gli elementi ed il bene ed il male si fondono in un’unità inscindibile e danno vita al nostro di mondo che respiriamo e viviamo filtrato da un velo leggero di inconsistenza. L’impalpabilità ci regala non la Terra ma l’essenza di essa. Non la realtà ma la visione onirica della nostra casa, delle nostre radici, della nostra libertà che però ci limita e ci confina.
Nel silenzio un fruscio soave
Il mondo di Paola è bianco e candido. Elegante ed esteticamente bellissimo. Lo si può ammirare con lo sguardo ma contestualmente lo si può anche udire.
Il quadro è carico di un silenzio ovattato, di un leggero fruscio delle foglie che corrono sul manto nevoso e di un impercettibile scricchiolio della neve mossa da un vento lieve e freddo. Dopo aver visto e ascoltato questa opera, ora la si può respirare. E giunge alle nari un profumo di neve e di alberi di alta quota. Ci pervade l’aria pura e fresca. Eppoi la luce. Tanta luce: abbagliante. L’artista ci regala una gioia per i sensi ma anche un messaggio per l’anima.
È un’opera che invita alla riflessione. In un contesto di cotanta bellezza, l’elemento centrale sono foglie ormai morte. La vita le ha lasciate. Nulla e nessuno può andare contro la legge dell’esistenza e la caducità della vita. Ma non vi è tristezza. Vi è solo la consapevolezza che esse sono nate dalla natura e alla natura tornano fondendosi con i ghiacci e la neve... la neve che tutto copre, purifica e custodisce. Senza paura, senza ansia ma con la dolcezza di comprendere ciò che va capito.
La posizione delle foglie ricorda anche un’orma umana. L’uomo infatti è passato da lì perché per sua natura l’essere umano è di passaggio e condivide la stessa sorte delle foglie. Vi è però la speranza che lui sappia contemplare la bellezza e la quiete della neve eterna.
Piccole foglie sulla neve. Come tratti di inchiostro su una pagina bianca. Suggeriscono un testo dai caratteri indecifrabili, un rigo immaginario, una frase che doveva essere li’; ed invece non c’è. Al suo posto, resta il silenzio. Un silenzio che nasce quando le cose da dire sono troppe o troppo importanti.
E quando le parole non riescono ad esprimerle. Questa tela ci parla di assenza di suoni, assenza di voci. Solo calma, pace e quiete. Equilibrio, purezza, spirito elevato. Il tratto è essenza ed eleganza che passa per il linguaggio della natura, quando un dettaglio impreziosisce il mondo. E tutto è avvolto nella magia del silenzio in un perfetto connubio della materia che sostiene il candore della luce. Una immagine carica di sensazioni per un modo diverso di comunicare, al di la’ delle scritte e delle convenzioni. Una creazione che parla sottovoce ma giunge potentissima.
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