Spezie di Vita

SPEZIE DI VITA

autobiografia: un viaggio attraverso le proprie emozioni oltre l'infinito

leggi l'anteprima del libro: 

presentato il 5 dicembre 2015 presso la sala libreria Feltrinelli corso Mazzini 20, Cremona con la partecipazione di Tiziana Cordani, storico e critico d’arte, Claudio Ardigò, critico letterario, Diego Berlunghi, storico, Vincenza Brazzoli, scrittrice e artista teatrale 

video "SPEZIE DI VITA"

edizione Fantigrafica

presentazione del libro Spezie di Vita alla libreria Feltrinelli

 guarda anche le foto della presentazione

"Spezie di Vita" - Paola Moglia. Incontro con l'artista.

Alla scoperta di Paola Moglia, un grande talento cremonese, video CRHome TV

Spezie di Vita - Paola Moglia 

a cura di Tiziana Cordani

Qual è la sostanza di Dio? Per meglio dire, quale sostanza gli attribuisce l’uomo, assodato che Dio è insustanziale? Questa domanda ha affannato filosofi e teologi per secoli con tutte le implicazioni in essa contenute ma, per l’uomo comune, si è semplicemente risolta attribuendo a Dio una sostanza visibile, che potesse essere riconosciuta ed in cui potersi in qualche modo riconoscere. Non è forse detto nel Libro della Genesi che Dio fece l’uomo a sua immagine? Questa soluzione semplificatoria ha accompagnato per secoli l’uomo nel suo cammino di rappresentazione del rapporto con l’Invisibile e ne ha dettato la rappresentazione in forma riconoscibile. Assimilando Dio al Creato, l’uomo lo ha rappresentato simile a sé o lo ha ritrovato nelle creature, nella natura; col progredire dei secoli, l’Assoluto ha smesso per alcuni i panni mortali per tentare la via di una differente interpretazione: Dio, che per definizione è invisibile ed onnipresente, che è infinito Bene viene assimilato a ciò che, di più simile, l’uomo conosca: la luce, quella solare che rende possibile la vita, che scaccia le tenebre, che sono il male in cui si nasconde l’insidia. Ebbene, la luce solare ha un colore, che viene percepito come giallo, un colore luminoso sebbene in realtà la luce non ne abbia alcuno. Luce e colore dunque si sono depositati nella memoria ancestrale degli uomini come attributi del Divino, la fluidità stessa della prima e la possibilità espansiva del secondo appartengono ormai alla trasmissione collettiva della conoscenza sicchè anche l’arte ha fatto ad essi ricorso, particolarmente quando ha rifiutato di dare all’Assoluto forma e figura antropomorfa.

L’arte aniconica, pertanto, appare come la modalità più adatta alla rappresentazione del Divino e a connotare quella spiritualità in cammino che è bagaglio intimo dell’uomo di fede. Un Dio senza forma ma reso intuibile dalla luce e dal colore, un Dio a cui tendere e col quale colloquiare dentro i termini dello spazio ridotto cui l’uomo può attingere: questo è quanto Paola Moglia vuole significare con le opere che propone nella sua più recente ricerca artistica. Spirito e Invisibile si incontrano in uno spazio, quello del quadro, nel quale esiste solo la presenza denotata dalla materia pittorica, grassa e spessa, articolata in spatolate e pennellate dinamiche, il cui progressivo rarefarsi denota in maniera leggibile la spinta verso l’Oltre cui lo spirito perennemente tende.

Sete d’Assoluto, bisogno di Luce dettano un cammino che si spoglia progressivamente anche di quelle tinte che lo hanno arricchito, specchio della vita e delle esperienze, per attingere ad una spoliazione graduale in una sorta di esperienza mistica: dalle cromie solari si evolve verso le tonalità fredde e da queste si giunge alla purezza del bianco assoluto, in una totalità intrinseca di interazioni.

Alla fine resta soltanto la luce assoluta e il non colore che la rappresenta, somma di tutte le tinte, il bianco, da sempre simbolo di purezza e di perfezione, ma il bianco di Moglia è intriso delle sapienze, delle esperienze e delle negatività del vissuto e ne porta le ombre, gli avvallamenti e le pause non meno di quanto facciano gli altri colori lavorati e accesi. Come la vita anche lo spirito appartengono all’uomo, al suo andare ed al suo plasmarsi nel tempo che gli è dato, e di questo cammino, ora, Paola Moglia dà testimonianza, dipingendone il soffio perenne.

Tiziana Cordani Pasqua di Resurrezione, 2015

Certo che è una cosa sorprendente!

Innanzitutto per la scrittura, un flusso continuo che alterna presente e passato con una disinvoltura di cui non ti credevo capace.

In secondo luogo per il contenuto: un racconto dal di dentro, ma anche una serie di fatti, di elementi descrittivi, di persomaggi, tutto collegato dal cibo, dai sapori, dai colori. 

Alla fine una narrazione dei sensi: vista, tatto, udito e corpo, corporita' sensuale. 

L'ho trovato una lettura interessante, ti prende e vai avanti perché vuoi saperne di più. 

Brava, hai un dono di scrittura contemporanea, moderno e non letterario, credo possa davvero piacere.

Tiziana Cordani

Spezie di Vita - Paola Moglia 

a cura di Claudio Ardigò

Un racconto lungo che ha un modo tutto speciale di emozionarti, entra nella tua pelle, nelle tue viscere, nella tua mente, nel tuo cuore, e l'emozione è qualità e forza non solo può cambiare la vita, la sbaraglia. 

Nell'alchimia delle sue parole, quelle parole che ci descrivono davvero, quelle parole che sappiamo rivolte solo a noi in un intimo corto circuito che produce scintille ed energia.

Parole come colori, a volte il loro accostamento è magico e ci sorprende, ci attrae ci rivela sempre qualcosa. 

Parole come difesa, parole lente, gonfie, vellutate, bagnate, sofferenti e sognate. 

Parole scritte e sussurrate per vincere il dolore e rendere meno faticosa e più degna d'essere vissuta la speranza è l'amore. 

Con Spezie di vita di Paola Moglia, possiamo parlare di un libro di formazione. 

In una società in cui la nostra vita si è trasformata in una sfida con noi stessi contro il prossimo spesso senza regole, questo libro ci riporta alla normalità. 

In una realtà sociale dove i valori che sono alla base della civile convivenza, vacillano di fronte a nuovi miti; bellezza, forza, affermazione di se, fanno apparire inutili i fondamenti su cui poggiano le comunità rette da sistemi democratici. 

Pensiamo a quanto sembrano lontani o addirittura in contrasto con il nostro modo di vivere concetti come l'amicizia, l'altruismo, l'amore in senso biblico. 

Paola Moglia con questo breve libro ci porta in un viaggio ideale per farci riflettere su chi eravamo, chi siamo, chi vogliamo diventare. 

Un quadro avventuroso che ci pone di fronte la vita dell'autrice ma forse anche di tutti noi.

Claudio Ardigò

I colori del silenzio sono sogni che li porti dentro, sono pensieri che camminano con te dove puoi trovare il gusto delle cose semplici, dove puoi speziare il cibo della vita. A Paola. Claudio Ardigò

I colori del silenzio sono sogni che li porti dentro, sono pensieri che camminano con te dove puoi trovare il gusto delle cose semplici, dove puoi speziare il cibo della vita. A Paola.

Claudio Ardigò

Spezie di Vita - Paola Moglia 

a cura di Sara Gaggia

Voglio essere sincera, non so niente di arte e sono anche una delle, purtroppo tante, persone alle quali non interessa l'arte astratta: semplicemente perché non la capisco, non so leggerla! 

E se un amico mi portasse, senza dirmelo, a una mostra di quadri per me strani penserei subito: “Ma cosa faccio io qui!?!” e brontolando gli direi: «Cosa mi ci hai portato a fare!?!» E per me questo libro è un quadro astratto...

Quindi quando il nostro caro Claudio Ardigò mi ha invitato a leggerlo e poi a parlarne, mi son detta: “Perché l'ha chiesto a me, cosa c'entro io!?!”. Poi però ho capito!

In questo libro lei racconta la sua vita, le sue esperienze, le pazzie della gioventù, del primo amore, dei suoi studi, racconta il suo lavoro, la vita a Milano, i suoi numerosissimi viaggi per il mondo; parla di sua figli, della sua famiglia, dei suoi amici più cari.

Definire però quest'opera una bibliografia credo che sia riduttivo e non esatto.

Riduttivo perché, questo libro, vuole essere molto di più.

E non esatto anche perché quest'opera è priva di capitoli e per questo la definirei più un lungo monologo che una bibliografia: un lungo monologo di una donna entusiasta della vita. 

Un lungo monologo attraverso il quale la scrittrice descrive il suo modo di vedere la realtà e, di conseguenza, la sua arte.

E' come se la scrittrice avesse per un attimo sostituito i suoi pennelli con una penna: per poi sedersi davanti al lettore e spiegare i suoi colori.

Come se avesse preso i suoi quadri appesi al muro e li facesse parlare con quest'opera: parlare sì a chi già li ascolta, ma soprattutto, secondo me, parlare a chi neanche si immagina che possano avere voce.

Tre cose mi hanno colpito e ho apprezzato di questo libro: - il buon cibo, le spezie, le marmellate, il cucinare, le numerose descrizioni delle squisite e abbondanti colazioni, dei pranzi, degli spuntini... A parte che viene fame, ma queste immagini, queste sensazioni, riempiono la mente di odori, di profumi, di luce e di colori. 

L'insegnamento, che scende piano piano nel lettore, senza che lui se ne accorga, è di guardare la vita da un punto di vista positivo. 

Ed è di osservare bene, perché, con l'aiuto anche dell'immaginazione, si possono vedere spessori e immagini anche là dove non ci sono, si possono sentire profumi e sapori anche là dove non esistono, come su una tela dipinta. O forse è meglio dire che esistono ma esistono in un'altra forma. Esistono come possono esistere mille sapori in un (cito): “profumo dalle forme geometriche coloratissime, da mettere nella borsa, sfizioso per tutte le giornate”. I nostri sorrisi così sì che arricchiranno le nostre giornate. - la quasi assenza di negatività, di racconti di brutte esperienze, che comunque la scrittrice, come del resto tutti, hanno, purtroppo ci sono. 

C'è una battuta... quando si chiede «Ma perché scrivi solo cose tristi?» Risposta: «Perché quando sono sereno esco!» Qui invece i momenti difficili vengono solo accennati, quasi che si vogliano non cancellare ma svuotare del loro peso, per riempire di importanza il bello, il buono. Per mettere in evidenza, far prevalere, solo il sapore che ti soddisfa. 

Per ricordarsi e raccontare di più i momenti felici e di gioia, che quelli brutti. 

Le spezie secondo me sono questo: un pizzico di polvere vivace, e anche un po' magica, da cospargere sui nostri pensieri.

Infine, mi sono piaciute le parti con il tema del silenzio, del bisogno di pace attorno a se per sentire anche i movimenti della propria mente. Tema del silenzio legato molto, forse di più, all'implicito bisogno di rallentare, di avere pensieri che procedono lenti per riuscire a gustarli meglio e per poterli assaporare più a lungo. La scrittrice infatti quando riflette racconta che accende la musica. Non cerca il silenzio, ma un ritmo diverso. 

E quando si immerge per esempio fra i pesci variopinti del mare, nel verde di un prato, nel giallo del deserto o nell'azzurro di un fiume, quando si immerge nei colori di Dio, parla di silenzio, ma se si chiudono gli occhi, si capisce che dentro a quei dipinti, immersi in quei paesaggi, la musica rimane: è semplicemente composta da più pause. E solo lì, in un ritmo lento, si può diventare un tutt'uno con tutto: con l'esterno ma anche con il nostro cuore dentro di noi. E lo spazio così si può sistemare con molto sapore, e farlo diventare colorato. 

Personalmente, l'intuire la presenza implicita dell'importanza del rallentare, nascosta dietro al tema del silenzio, l'intuire il modo giusto per ascoltare la musica vera, per nutrirsi della voce vera della Realtà, l'ho sentito come una conquista. 

Due cose invece durante la lettura mi hanno infastidito. Due cose però che poi ho apprezzato perché ho capito il motivo della loro presenza: - il ritmo veloce del libro, a volte veramente troppo veloce. La scrittrice quasi paradossalmente rallenta, osserva, scompone; ma poi, per descrivere tutto l'insieme delle cose che ha percepito, corre. 

E' una donna che ha tanta voglia di raccontare, di trasmettere il più possibile. Usa la sua parte di cuore innocente come quello di un bambino, e parla. Come una bambina che freme, che ha tanta voglia di parlare: parla, parla, parla. Parla del suo grande amore, che ama incondizionatamente: parla della vita; e qui la dipinge profumata. Lo dovremmo fare tutti! - Alla velocità di questo monologo, si unisce anche la mancanza di linearità. La mancanza di quel ritmo, scansione, organizzazione che danno i capitoli aiuta a creare un susseguirsi rapido di presente, ricordi, riflessioni, progetti, ancora di presente, di sogni, ancora di ricordi, immagini, emozioni... 

La retta del tempo si piega, si contorce, e ci si perde un po'. Dopo lo smarrimento però si capisce che non è importante, che non è importante se una pennellata sia stata dipinta prima o dopo un'altra: quello che conta è l'opera finale. 

In questo libro ognuno può trovare quello che gli piace. 

Per esempio a me è piaciuto la paura e poi il lieto fine dell'avventura a Zanzibar con la figlia (pag. 38). Mi piace il pezzo “ […] ci perdemmo, ci ritrovammo sole senza guida. Giulia subito agitata, spaventata dal non riuscire a rientrare nel villaggio; io tranquilla e sicura le dicevo di non preoccuparsi: non sono queste le cose gravi.” 

Alla fine del libro abbiamo il suo quadro “Paesaggio interiore”. 

Un quadro astratto davanti al quale io, per la prima volta, sento il suo richiamo e mi fermo: rallento, osservo, scompongo, ascolto, assaporo, comprendo, scopro le esili striscioline nera e le altre macchie nere quasi invisibili, cerco anche un particolare, per dire: «Ecco, questo angolino è quello che mi piace di più!». 

E penso: “Questo Paesaggio interiore tutto colorato... Vorrei che fosse il mio!”

Sara Gaggia

Spezie di Vita - Paola Moglia 

a cura di Anna Maccabelli

Se, a giochi ormai conclusi, mi volto a considerare quanto sono riuscita a costruire, a tirare un bilancio del mio lavoro, tutto sommato, la cosa che mi sembra abbia davvero rilevanza e che sia degna di qualche nota, mi appare ciò che sono riuscita a realizzare insegnando, cercando di educare i giovani, attraverso l’arte ed il linguaggio, al bello – che è categoria dello spirito – a ciò che eleva ed è spiritualmente profondo. Oltre alle mie conoscenze, ho cercato di trasmettere quelle che sono le mie passioni per la letteratura, la storia, la natura e, naturalmente, l’arte. Così, non c’è cosa che mi gratifichi di più del constatare che i miei allievi, davvero innumerevoli in quasi quarant’anni di insegnamento, hanno fatto tesoro della lezione ricevuta, hanno avuto successo e si sono realizzati, nonostante si faccia così poco in questa nostra Nazione per la promozione dei giovani di talento. Mi sembra, a torto o a ragione, che nei traguardi da loro raggiunti, e dei quali gioisco, ci sia anche un po’ di me, della mia determinazione, della mia dedizione, del mio puntiglio nella trasmissione di un metodo di lavoro serio, che non sminuisce, ma anzi rafforza le conoscenze e le sensibilità. 

E’ stato, così, oltremodo gratificante scoprire che Paola Moglia, una delle mie allieve della prim’ora presso quel Liceo Artistico “B. Bembo” con cui ho avviato la mia carriera d’insegnante all’inizio degli anni ottanta, è riuscita a realizzarsi e a raggiungere successi rilevanti in campo artistico, arrivando ad esporre alla Biennale di Venezia. Dopo decenni di lontananza, ritrovarla adulta e scoprire che la sua giovanile vivacità si è andata trasformando in poliedrica attività creativa, è stata una piacevole sorpresa. Poliedrica attività perché, oltre alla grafica ed alla pittura, Paola si è andata cimentando con la scrittura nella stesura del romanzo di sé, nella sua recente autobiografia intitolata Sale e pepe. In essa, con uno stile conciso e scorrevole, ella narra apertamente di sé, delle proprie esperienze, davvero ricche e poco ordinarie, e della propria ricchissima vita di relazione. Una vita davvero “speziata” e sapida da cui deriva una lettura facile ed avvincente. Mi ha tuttavia meravigliato che nel racconto sia marginale il suo vissuto sulla sua creazione artistica, una riflessione sulle proprie opere e soprattutto sull’esperienza veneziana. Ma forse, a pensarci bene, è meglio così: oggi usa molto far parlare gli artisti delle proprie creazioni perché ne palesino il senso inducendo così alla facile comprensione dell’opera d’arte, al suo istantaneo disvelamento. Se l’arte fosse di così facile comprensione, sarebbe banale e non avrebbe il fascino un po’ arcano che le è proprio. Per comprenderla, soprattutto se si tratta delle opere astratte come quelle di Paola, sia pure di un’astrazione nella quale s’indovina un dato naturalistico e materico di partenza, poi trasceso, per comprenderla, dicevo, ci vuole un tirocinio paziente e una lunga iniziazione come ad una sorta di rituale misterico. Ciò che l’artista aveva da dire, l’ha già detto non con le parole, ma nella sua ineffabile opera. Facile è, per contro, la lettura di Sale e pepe, che esprime il senso di una concezione esistenziale piena, frenetica, ma anche positiva e solare, come chi l’ha scritta.

Anna Maccabelli

MONDO PADANO 14 dicembre 2015

Le Spezie di Moglia

Presentato il libro della scrittrice cremonese.

"Vivo spesso momenti di silenzio, l'arte di stare sola": certo non sabato 5, dopo le 18, ora nella quale la pittrice cremonese Paola Moglia ha presentato presso la Libreria Feltrinelli di Corso Mazzini, il suo libro Spezie di vita ad un pubblico folto ed attento.

La partecipazione all'evento, infatti, è stata tale da interrompere con spontanee osservazioni il relatore, il critico letterario Claudio Ardigò, affiancato nella bisogna dallo storico Diego Berlunghi e dal critico d'arte Tiziana Cordani, che di Paola Moglia ha curato alcune mostre anche recenti.

Alternando la lettura, bravamente fatta dall'attrice cremasca Vincenza Brazzoli, con brevi intermezzi musicali, il pubblico ha potuto incuriosirsi alle parole dell'autrice di questo agile volumetto dalla scrittura sciolta e colloquiale, finendo per chiedere maggiori particolari su quelle Spezie di vita che cospargono i giorni della scrittrice con i loro sapori ed odori ma soprattutto che sembra ne ispirino i colori caldi dei quadri.

Attirata dal silenzio e dalla luce, infatti, Moglia dipinge quel silenzio interiore che si carica di significati così come scrive di sè e del suo mondo in termini affettivi, trasferendo alla pagina scritta emozioni e sensazioni che chiedono di essere condivise.

Spezie di vita, dunque, per insaporire la quotidianità e per far cantare l'anima pur nel banale quotidiano, attende i lettori presso la Libreria Feltrinelli a Cremona.

LA PROVINCIA 30 novembre 2015 

Il libro. La pittrice il 5 dicembre presenterà il suo "Spezie di Vita"

Moglia si racconta

CREMONA - "Ciao, sono davanti a voi con le mie spezie per svelarvi orizzonti sconosciuti, è un viaggio profondo con la valigia sempre pronta e leggera per trovare nelle spezie, cannella, curcuma, cumino e zafferano, la bellezza del vivere. Spezie di vita nasce da un mio desiderio profondo e interiore, un flusso continuo di emozioni e avvenimenti, che avvolgono la mia vita", scrive Paola Moglia. Spezie di Vita è il titolo del racconto a cuore aperto della apprezzata e nota pittrice cremonese che ha deciso con coraggio e immediatezza di raccontarsi, al di là della tela.

Il volume sarà presentato il prossimo 5 dicembre alle 18 presso la libreria Feltrinelli dall'autrice oltre che dal critico d'arte Tiziana Cordani, don Giuseppe Nevi, parroco di Sant'Imerio, lo storico Diego Berlunghi, Vicenza Brazzoli, scrittrice e artista teatrale e ovviamente l'autrice, Paola Moglia.

Usando non colori e materia pittorica, ma carta e penne, lettere sulla pagina bianca Spezie di vita è una confessione, è un'autobiografia, è un flusso di coscienza, è un inanellarsi di pensieri, immagini ed emozioni che Moglia mette insieme, compone sulla pagina con la stessa fluidità e incisività delle sue tele migliori. Insomma scrittura e creatività pittorica si richiamano - anche nel contesto narrativo del libro - sono colori dell'esistenza che diventano Spezie di vita, il sapore di uno stare al mondo che si colora di emozioni, di sentimenti, di sguardo affamato di realtà e di stupore per ciò che ci circonda giorno dopo giorno e che Moglia coglie con materico cromatismo nelle sue tele.

LA PROVINCIA 13 aprile 2016

Sant'Agostino. Alle 21

"Spezie di vita"

Il volume

di Paola Moglia

stasera a Crema

CREMONA - Reduce dal successo e dalle soddisfazioni della mostra personale "Gioia di colore" allestita alla Galleria d'Arte Arting 159 a Milano, la pittrice e scrittrice cremonese Paola Moglia questa sera è a Crema per presentare la sua ultima fatica letteraria: "Spezie di vita".

Appuntamento alle 21 al Centro culturale Sant'Agostino.

La presentazione è affidata a Claudio Ardigò.

Marina Busseti Grazioli e lo stesso Claudio Ardigò leggeranno brani poetici.

La colonna musicale sarà affidata a Benedetta Raimondi e Lucia Quattrone (flauto trasverso) e Alessandro Romani (chitarra acustica).

Arte, poesia, musica: tanti linguaggi diversi danno vita a un intreccio di forme che dialogano fra loro, parlano, si intrecciano in un tutt'uno dando vita ad uno spettacolo culturale interessante e originale.

"Credo che questa sia una occasione per far avvicinare sempre di più le persone al mondo della cultura creando appunto qualcosa di diverso e accattivante.

Il dialogo che si crea diventa suggestivo", spega l'autrice.

Usando non colori ma carta e penna, Moglia mette insieme immagin ed emozioni, in una sorta di confessione autobiografica che richiama i colori dell'esistenza, quelli che diventano "Spezie di vita" sulla carta e il magico cromatismo sulle sue tele.

 

MONDO PADANO 10 dicembre 2015

SALO'

PAOLA MOGLIA CON SPEZIE DI VITA

Questo pomeriggio alle 17 presso la Biblioteca di Salò (via Fantoni), Paola Moglia presenterà il libro Spezie di Vita (Fantigrafica Edizioni). L'autrice cremonese, che è anche un'affermata pittrice, sarà affiancata dal critico letterario Claudio Ardigò, dal critico d'arte Giancluigi Guarneri e dalla filosofa Sara Gaggia. Le lettura sono affidate a Francesca Garioni. L'appuntamento rientra nel ciclo Incontri con l'autore.