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Reboani Gigliola

immagine di Reboani Gigliola

Reboani Gigliola

foto di Paola Moglia con il premio internazionale

Paola Moglia si aggiudica il Premio Internazionale Città di New York

L’artista cremonese Paola Moglia dal 31 agosto presenterà in video esposizione, presso la Galleria White Space Chelsea di New York, sulla 25th Strada, le sue opere. La mostra fa seguito al conferimento a Paola Moglia del “Premio Internazionale Città di New York - La tua Arte nella Capitale del Mondo” (targa in argento e mostra virtuale), conferitole da Art Now di Palermo a gennaio 2020.

L’assegnazione del prestigioso riconoscimento, ritardata a causa del Covid-19, a comprova del “valore del suo percorso stilistico, valido esempio di preziosità espressiva” – come si legge nell’attestato di ammissione a firma di Sandro Serradifalco –, va ad arricchire il palmares della pittrice cremonese, non nuova a riconoscimenti che accreditano l’originalità della sua arte, costantemente in movimento e figlia di un incessante processo di ricerca nell’utilizzo di tecniche e materiali inediti. 

Arte, quella di Moglia, che oggi supera i confini nazionali, attraversa l’Atlantico facendosi ambasciatrice della creatività italiana negli States. Si intitola  “Vulcani nella notte”  l’opera che, più di ogni altra, ha spinto la giuria al conferimento del Premio a Moglia. L’opera materica, realizzata in tecnica mista, già scelta dalla pittrice come immagine di copertina del catalogo della mostra che si chiuderà il primo settembre prossimo a Curtatone, vede l’utilizzo, su sfondo nero, dell’acciaio. Che, nella forma di un ventaglio lucente, erutta insieme a zampilli in acrilico rosso. Si tratta di un dipinto in rilievo dalla carica prorompente. Figlia di una fase creativa tra le più recenti, che prevede l’utilizzo di fogli di acciaio domati con grande fatica, l’opera trasmette energia ed è capace di esprimere appieno, con pochi elementi ed estrema sintesi minimalistica, la forza indomabile della natura e il suo insondabile mistero.

Tra le opere spiccano anche i dipinti “Anime” e “L’energia della terra” (il primo, pubblicato sulla rivista Art Now, ideata da Sandro Serradifalco), che hanno avuto un ruolo determinante nell’assegnazione dell’importante riconoscimento a Moglia.

“Anima” ben rappresenta la fase dell’utilizzo, da parte della pittrice, di basi in argento metallizzato su cui l’artista agisce con spruzzi di acrilico in rilievo e forme di carta sapientemente lavorata con la colla che evocano sembianze umane il cui corpo è sintetizzato in un contorto, morbido panneggio.

“L’energia della terra” invece è puro colore in rilievo, in cui la terra si esprime nelle sue tonalità più calde ed accese sotto un cielo bianco che pare arrendersi agli eccessi roventi della materia, che si agita sposando l’altro elemento fratello: il fuoco. Ma non c’è acqua che possa spegnere questo incendio che è anche emotivo.

Gigliola Reboani

Paola Moglia. Una donna che non ama parlare delle sue opere, lasciando che esse parlino da sole attraverso linguaggi e tecniche originali, coraggiose, capaci di dare spessore al dipinto affinché esso divenga bassorilievo, affinché il colore divenga corpo, il rosso divenga sangue appena rappreso e l'azzurro una striscia di cielo tangibile.

Così la luce non solo si vede, ma si sente, si percepisce al tatto, si può sfiorare. Così i corpi non sono costretti a rivelarsi nel loro nudo realismo quanto attraverso panneggi che ne restituiscono alla vista un’intuizione; ciò che è avvolto nel tessuto, nella veste o nella sindone è solo l'idea, una traccia di uomo o di donna, un dannato che vola verso la redenzione o il diavolo scagliato all'inferno, un uccello che si libra in volo, l'araba fenice… 

Visioni da un’altra dimensione che coesiste con la nostra, visioni essenziali e materiche, algide e calde nello stesso tempo, tragiche e catartiche. Oltre ogni stantia convenzione. Il noumeno si dimena per diventare fenomeno ed uscire allo scoperto, per farsi guardare. Si svela e rivela. Con timidezza oppure in  un'esplosione primitiva di colori.

Lo spirito si sprigiona dalla materia e viene immortalato mentre tenta la fuga. Braccato da Paola Moglia, esso si arrende alla presa dell'arte, all'artiglio d'artista. Che afferra l'attimo e che tutto può. Oltre ogni ortodossia, canone, regola fisica, categoria imposta.

Ma Paola  Moglia ci regala anche i silenzi e le estasi di fondali bianchi, grandi campiture irregolari come vecchi muri non stabilizzati, sfondi su cui ciascuno che guardi a fondo può riconoscere i propri insondabili abissi, ove la luce ha assorbito anche il più buio dei ricordi rimossi. Ove sogni e memorie si contendono il primato.

Rimembranze che diventano reperti quando è la madre Terra, non più l'individuo, a voler condividere alcuni capitoli della propria storia. Ed ecco allora i “ritratti” di fossili, vivi ancora oggi nell'impronta formatasi in un'era geologica lontana e quasi ineffabile, ma che ha lasciato tracce nell'oggi, prove di vita che non sfuggono all'artista, ansiosa di fermarle a sua volta nel tempo e nello spazio. Un ritorno al presente che è presagio di un'apparente eternità.

Che gli strumenti di Paola siano basi di acciaio, ferro arrugginito o di argento che sembra appena ossidato, reti metalliche o trasparenti e futuristici plexiglass, è  un dato di fatto che in essi prendono vita, si agitano o si riflettono (come dopo la pioggia in una pozzanghera), schizzi vitali di colori acrilici o corpi sospesi di carta trattata e più volte imbevuta in alchemiche “pozioni”. E la magia si rinnova ogni volta.

Ciascuno guardi e veda (scorga) ciò che la sua immaginazione vuole scoprire. L'arte è libertà. Per chi crea, ma anche per chi ne fruisce.

Gigliola Reboani

"La Poesia del Silenzio" di Paola Moglia: sarà esposto l'11 giugno 2021 alla triennale di Roma. 100x100cm tecnica mista: materico bianco con foglie seccate  con cornice avvolta in juta spruzzata di acrilico bianco.
"La Poesia del Silenzio" di Paola Moglia: sarà esposto l'11 giugno 2021 alla triennale di Roma. 100x100cm tecnica mista: materico bianco con foglie seccate  con cornice avvolta in juta spruzzata di acrilico bianco.

Paola Moglia dà corpo al colore e la luce si fa materia

L’arte è creazione, è reinvenzione. L'artista contemporaneo, consapevole dei percorsi già battuti dai grandi del Novecento, deve poter esplorare nuovi tragitti per non riproporre quanto già espresso. Imparare dal passato, studiare i Maestri è doveroso e imprescindibile. Ma altrettanto, io credo, irrinunciabile, se si vuole imprimere un segno che si distingua tra i tanti, è lasciare che la diversità che rende ogni essere umano unico e insostituibile guidi la mano del pittore lungo un sentiero che non conosce ancora impronte altrui. 

A questo difficile esito è giunta Paola Moglia. Una donna che non ama parlare delle sue opere, lasciando che esse parlino da sole attraverso linguaggi e tecniche originali, coraggiose, capaci di dare spessore al dipinto affinché esso divenga bassorilievo, affinché il colore divenga corpo, il rosso divenga sangue appena rappreso e l'azzurro una striscia di cielo tangibile. 

Così la luce non solo si vede, ma si sente, si percepisce al tatto, si può sfiorare. Così i corpi non sono costretti a rivelarsi nel loro nudo realismo quanto attraverso panneggi che ne restituiscono alla vista un’intuizione; ciò che è avvolto nel tessuto, nella veste o nella sindone è solo l'idea, una traccia di uomo o di donna, un dannato che vola verso la redenzione o il diavolo scagliato all'inferno, un uccello che si libra in volo, l'araba fenice… 

Visioni da un’altra dimensione che coesiste con la nostra, visioni essenziali e materiche, algide e calde nello stesso tempo, tragiche e catartiche. Oltre ogni stantia convenzione. Il noumeno si dimena per diventare fenomeno ed uscire allo scoperto, per farsi guardare. Si svela e rivela. Con timidezza oppure in  un'esplosione primitiva di colori. 

Lo spirito si sprigiona dalla materia e viene immortalato mentre tenta la fuga. Braccato da Paola Moglia, esso si arrende alla presa dell'arte, all'artiglio d'artista. Che afferra l'attimo e che tutto può. Oltre ogni ortodossia, canone, regola fisica, categoria imposta.

Ma Paola  Moglia ci regala anche i silenzi e le estasi di fondali bianchi, grandi campiture irregolari come vecchi muri non stabilizzati, sfondi su cui ciascuno che guardi a fondo può riconoscere i propri insondabili abissi, ove la luce ha assorbito anche il più buio dei ricordi rimossi. Ove sogni e memorie si contendono il primato.

Rimembranze che diventano reperti quando è la madre Terra, non più l'individuo, a voler condividere alcuni capitoli della propria storia. Ed ecco allora i “ritratti” di fossili, ancora vivi nell'impronta formatasi in un'era geologica lontana e quasi ineffabile, ma che ha lasciato tracce nell'oggi, prove di vita che non sfuggono all'artista, ansiosa di fermarle a sua volta nel tempo e nello spazio. Un ritorno al presente che è presagio di un'apparente eternità.

Che gli strumenti di Paola Moglia siano basi di ferro arrugginito o di argento che sembra appena ossidato, reti metalliche o trasparenti e futuristici plexiglass, è  un dato di fatto che in essi prendono vita, si agitano o si riflettono (come dopo la pioggia in una pozzanghera), schizzi vitali di colori acrilici o corpi sospesi di carta trattata e più volte imbevuta in alchemiche “pozioni”. E la magia si rinnova ogni volta.

Ciascuno guardi e veda (scorga) ciò che la sua immaginazione vuole scoprire. L'arte è libertà. Per chi crea, ma anche per chi ne fruisce.

Gigliola Reboani

Brunivo Buttarelli e Paola Moglia in dialogo

presentazione di Gigliola Reboani

Essere Tempo Materia: presentazione della giornalista Reboani Gigliola

PIAZZA GRANDE  27 marzo 2014 pag-37

L'arte e i suoi tanti linguaggi

Dal 12 al 30 aprile, progetto culturale in S. Maria della Pietà

a cura di Gigliola Reboani

Dal 12 al 30 aprile Santa Maria della Pietà (piazza Giovanni XXIII, Cremona) ospiterà "I Linguaggi dell'Arte", un progetto culturale che riunirà, in un unico evento, diverse forme di espressione artistica (pittura, scultura, fotografia, design, grafica incisoria), con valore aggiunto di una serie di incontri su temi specifici con relatori esperti nei settori di competenza. 6 gli artisti che esporranno le loro opere (25 per ciascuno): Gianfranco Paulli (Cremona), scultura; Giordano Garuti (Cremona), pittura astratta; Paola Moglia (Cremona), pittura astratta-materica; Antonella Pizzamiglio (Casalmaggiore), fotografa; Silvia Bodini (Cremona), design-grafica; Annette Ronchin (Vicenza), grafica incisoria. La direzione artistica dell'evento - ideato da Paola Moglia - è affidata all'architetto Renato De Paoli (Vicenza).

7 conferenze ospitate nella Sala Rodi di S. Maria della Pietà. La prima vedrà protagonista, domenica 13 aprile, alle 10-30, l'associazione Cremona Sotterranea che tratterrà il tema "Cremona sotto Cremona". Martedì 15 aprile, dalle 17-30 alle 19, Maura Rastelli, orafa, parlerà di "Minerali e cristalli, gemme e gioielli: quando la natura incontra l'arte"; giovedì 17 aprile, dalle 17.30 alle 19, la critica d'arte Tiziana Cordani su "Emergenze dell'arte contemporanea"; martedì 22 aprile, dalle 17.30 alle 19, "Poesia e musica - Ogni nota è una parola d'arte", con Vittorio Cozzoli, Rosalinda Grazioli Busseti, Anna Paolinich, Gloria Adriana Marigo, Giorgia Cipelli, Carlo Paolini. Musica di Fabio Turchetti. Giovedì 24 aprile, alle 17.30, il direttore del quotidiano di Cremona la Provincia, su "I giovani e la comunicazione"; sabato 26 aprile, alle 17.30, Annette Ronchin e Antonella Barina su "Il libro d'artista"; martedì 29 aprile, alle 17.30, Patrizia e Nelli Bonati su "Autoproduzione tra arte applicata e design".

Ogni conferenza sarà introdotta da Fabio Pavesi.

Sponsor del progetto, che gode del patrocinio del Comune di Cremona: Fantigrafica, Acquatica e Capelli Uomo Linea Donna. 


L’arte è creazione, è reinvenzione. L'artista contemporaneo, consapevole dei percorsi già battuti dai grandi del Novecento, deve poter esplorare nuovi tragitti per non riproporre quanto già espresso. Imparare dal passato, studiare i Maestri è doveroso e imprescindibile. Ma altrettanto, io credo, irrinunciabile, se si vuole imprimere un segno che si distingua tra i tanti, è lasciare che la diversità che rende ogni essere umano unico e insostituibile guidi la mano del pittore lungo un sentiero che non conosce ancora impronte altrui. 

A questo difficile esito è giunta Paola Moglia. Una donna che non ama parlare delle sue opere, lasciando che esse parlino da sole attraverso linguaggi e tecniche originali, coraggiose, capaci di dare spessore al dipinto affinché esso divenga bassorilievo, affinché il colore divenga corpo, il rosso divenga sangue appena rappreso e l'azzurro una striscia di cielo tangibile. 

Così la luce non solo si vede, ma si sente, si percepisce al tatto, si può sfiorare. Così i corpi non sono costretti a rivelarsi nel loro nudo realismo quanto attraverso panneggi che ne restituiscono alla vista un’intuizione; ciò che è avvolto nel tessuto, nella veste o nella sindone è solo l'idea, una traccia di uomo o di donna, un dannato che vola verso la redenzione o il diavolo scagliato all'inferno, un uccello che si libra in volo, l'araba fenice… 

Visioni da un’altra dimensione che coesiste con la nostra, visioni essenziali e materiche, algide e calde nello stesso tempo, tragiche e catartiche. Oltre ogni stantia convenzione. Il noumeno si dimena per diventare fenomeno ed uscire allo scoperto, per farsi guardare. Si svela e rivela. Con timidezza oppure in  un'esplosione primitiva di colori.

Lo spirito si sprigiona dalla materia e viene immortalato mentre tenta la fuga. Braccato da Paola Moglia, esso si arrende alla presa dell'arte, all'artiglio d'artista. Che afferra l'attimo e che tutto può. Oltre ogni ortodossia, canone, regola fisica, categoria imposta.

Ma Paola  Moglia ci regala anche i silenzi e le estasi di fondali bianchi, grandi campiture irregolari come vecchi muri non stabilizzati, sfondi su cui ciascuno che guardi a fondo può riconoscere i propri insondabili abissi, ove la luce ha assorbito anche il più buio dei ricordi rimossi. Ove sogni e memorie si contendono il primato.

Rimembranze che diventano reperti quando è la madre Terra, non più l'individuo, a voler condividere alcuni capitoli della propria storia. Ed ecco allora i “ritratti” di fossili, vivi ancora oggi nell'impronta formatasi in un'era geologica lontana e quasi ineffabile, ma che ha lasciato tracce nell'oggi, prove di vita che non sfuggono all'artista, ansiosa di fermarle a sua volta nel tempo e nello spazio. Un ritorno al presente che è presagio di un'apparente eternità.

Che gli strumenti di Paola siano basi di ferro arrugginito o di argento che sembra appena ossidato, reti metalliche o trasparenti e futuristici plexiglass, è  un dato di fatto che in essi prendono vita, si agitano o si riflettono (come dopo la pioggia in una pozzanghera), schizzi vitali di colori acrilici o corpi sospesi di carta trattata e più volte imbevuta in alchemiche “pozioni”. E la magia si rinnova ogni volta.

Ciascuno guardi e veda (scorga) ciò che la sua immaginazione vuole scoprire. L'arte è libertà. Per chi crea, ma anche per chi ne fruisce.

Gigliola Reboani

Paola Moglia nel suo studio: foto di Gigliola Reboani

Paola Moglia nel suo studio: foto di Gigliola Reboani

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