Giverny

Monet a Palazzo Reale, Milano

Claude Monet, Ninfee (1916-19 ca.), Olio su tela 200 x 180 cm, Museo Marmottan Monet, Parigi.

Claude Monet, Ninfee II (1916-19 ca.), Olio su tela 130 x 152 cm, Museo Marmottan Monet, Parigi.

Claude Monet, Ninfee III (1906), Olio su tela 130 x 152 cm, Museo Marmottan Monet, Parigi.

Nel 1914 Monet si dedica a una nuova seria sul tema delle Ninfee che avrebbe avuto il suo approdo finali nelle Grandi Decorazioni esposte al Musée dell'Orangerie a Parigi. Il tocco audace, espressionista, quasi astratto dl queste ultime grandi composizioni è già presente in un'opera come Ninfee. Lo stagno è circondato da diversi salici piangenti, due dal quali crescono sul versante nord dello specchio d'acqua. Nella maggior parte dei dipinti della serie, come In questo caso, la riva e II tronco dell'albero scompaiono nascosti dalle fronde cadenti che sì riflettono nel laghetto. In questa opera, tuttavia, la riva ricompare nella porzione in basso a sinistra della tela e viene riservato più spazio al verde delicato del riflessi del salice sullo specchio d'acqua.  

Nel secondo quadro, il riferimento spaziale è assente: gli elementi del mondo reale sono associati ai loro riflessi, che il pittore coglie sulla superficie dello stagno. Le chiome dei salici si mescolano alle grandi foglie galleggianti della ninfea, la cui forma ovale infrange la fluidità verticale dei rami; nel contempo, il rosso e il giallo dei fiori sembrano esplodere sulla superficie dominata dai toni freddi. Questa versione delle Ninfee va considerata un dipinto da cavalletto destinato alla vendita. Si distingue infatti dagli studi per le future Grandi Decorazioni per la cura e della composizione e la compiuta realizzazione dei singoli elementi con colori che occupano la tela nella sua integrità, senza lasciare “spazi riservati”, presenti invece negli studi, di dimensioni simili, eseguiti nello stesso periodo.

Claude Monet, Salice piangente (1918-19), olio su tela 100,5 x 100,5 cm, Museo Marmottan Monet, Parigi.

A partire dai 1914 Monet si dedica si progetto noto come le Grandi Decorazioni ma nei contempo egli lavora anche ad un'altra iene che ha per soggetto il salice piangente. La Prima guerra mondiale è al culmine: il figlio Michel e il genero Jean-Pierre Hoschedé sono al fronte. Chiuso nel suo atelier, egli cerca di crimini un'arte che confermi la bellezza immutabile della natura e insieme celebri la resistenza umana dl fronte alla violenza. In questa opera Monet dipinge la folta chioma dell’albero coprendo la superficie della tela con una fitta rete, e con tocchi di giallo e di bianco rende i raggi di luce che attraversano io spesso fogliame. La scelta del salice piangente rispecchia la tristezza che lo affligge ma anche la speranza rappresentata delta luce iridescente che pervade l’intera composizione.

Claude Monet, Il ponte giapponese (1818-24 ca.), olio su tela 89,5 x 115,3 cm, Museo Marmottan Monet, Parigi.

Le ultime opere di Monet, tutti dipinti su cavalletto dei giardino, spesso non datati, sono caratterizzate da un impeto violento nell'applicare i colori. È difficile stabilire se si tratti di Lavori finiti, tanto il motivo risulta indecifrabile. Queste opere sono una testimonianza della visione alterata dell'artista affetto già da qualche anno da un problema di cataratta. Lo straripare dai colori e il dinamismo delle pennellate verticali, che sembrano alludere e fiori dischiusi, conferiscono a questa tela un carattere quasi astratto. L'interesse dl Monet si concentra sulla luce, l'aria e tutto ciò che s'interpone tra il suo occhio e il motivo. L'idea di dipingere non ciò che si ha davanti ma la visione stessa porta verso la pittura moderna e fa dell'artista un pioniere di questo filone.

Claude Monet, Il viale delle rose (1920-22 ca.), olio su tela 81 x 100 cm, Museo Marmottan Monet, Parigi.

Il soggetto di questo dipinto è identificabile solo grazie al titolo perché la resa è distante dalia realtà. Le rose sono ridotte a tocchi sparsi di carminio e di viola che punteggiano il fogliame. Il viale appare come una zona conica verde che si perde in una lontananza indistinta. Una luce bianca filtra a tratti attraverso il fitto manto verde, aprendosi un varco nella volta ricoperta di vegetazione. L'aspetto cupo di questo lungo tunnel riflette il progressivo incedere della cataratta che affligga il pittore dal 1922: "La mia povera vista mi fa vedere tutto annebbiato. Ma è comunque bello ed è questo che mi sarebbe piaciuto riuscire a rendere”. Eseguito nel periodo più buia dalla malattia, questo Viale delle rose si avvicina molto agli ultimi grandi ponti giapponesi.

Claude Monet, Le rose (1825-26), olio su tela 130 x 200 cm, Museo Marmottan Monet, Parigi.

Nonostante il progressivo ed inevitabile affievolirsi della vista, Monet ricerca ramingo attimi di colore in grado di illuminare la tela; la sua è una vita dedita alla scoperta di sinfonie di colori che non si ripeteranno mai più, giochi di luce e di sensazioni che ne caratterizzano tutta la produzione artistica. In questa che una delle ultime opere dell’artista, un ramo fiorito ci rammenta l’immensità del mondo e la fragilità dell’esistenza, rappresentata dallo sbocciare di un fiore e portata su tela.