Centro storico

Aventino

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Il centro storico di Roma è stato riconosciuto, sin dal 1980, patrimonio dell'umanità dall'UNESCO e comprende circa 15 km² di superficie del territorio comunale, quasi la somma della superficie dei 22 rioni che lo compongono racchiusi all'interno delle Mura aureliane (a sinistra del Tevere) e gianicolensi (a destra del fiume), con la sola esclusione di una parte dei rioni Borgo e Prati.
Nell'intera città storica, che fa riferimento ad un territorio più vasto rispetto al centro storico, si riconosce il valore di oltre 25.000 punti di interesse ambientale e archeologico censiti dalla Carta per la Qualità: in virtù di ciò Roma risulta la città con più monumenti al mondo.

L'Aventino è uno dei sette colli su cui venne fondata Roma, il più a sud. Si tratta di una collina di forma più o meno trapezoidale, dalle pendici ripide, che arriva a sfiorare il Tevere. Tra i sette colli era quello più isolato e di accesso più difficile.
Il lato a picco sul Tevere continua a far parte del rione storico di Ripa, che si estende fino all'Isola Tiberina.

Panoramica Circo Massimo

Foro Boario

Il Foro Boario (Forum Bovarium, cioè mercato dei buoi), era un'area che si estendeva lungo la riva sinistra del Tevere, tra Campidoglio e Aventino, un tempo paludosa poi bonificata con la Cloaca Massima. Lo stesso nome portava la piazza principale della zona, in cui si teneva il mercato del bestiame. Confinava con il Circo Massimo a sud-est, il Velabro a nord est, esattamente all'arco degli Argentari, con il vicus Iugarius, alle pendici del Campidoglio, a nord, il Tevere a ovest e l'Aventino a sud.

Verso la fine del III secolo a.c., allo scopo di limitare i danni causati dalle piene del fiume, tutta la zona del Velabro viene rialzata con un grande terrapieno ricostruendo interamente i principali santuari: tempio della Fortuna, tempio della Mater Matuta, Ara Massima di Ercole, tempio di Portuno ecc. che sorgevano nell’area fin dai tempi più antichi.
Il tempio di Ercole Vincitore o Ercole Olivario ha un peristilio circolare e risale al II sec. a.c. con un colonnato corinzio che circonda la cella tonda, con un architrave e un tetto poi scomparsi. La costruzione è sopravvissuta per secoli come tempio di Vesta reintitolato alla Madonna.
Il tempio di Portunno invece era rettangolare, costruito tra l'anno 100 e l'80 a.c.. con un portico terastilo e una cella montati su un alto podio con scalinata, costruito in travertino e decorato a stucco.

In quest’area sorge anche la Basilica di Santa Maria in Cosmedin, frutto dell'ampliamento sotto papa Adriano I (772-790) di un precedente luogo di culto cristiano attestato fin dal VI secolo, che fu oggetto di un importante rifacimento nel 1123 ed è attualmente uno dei rari esempi di architettura sacra del XII secolo a Roma; è nota per la presenza nel nartece della Bocca della Verità.
L'interno della basilica è a tre navate, ciascuna delle quali termina con un'abside semicircolare, senza transetto; il soffitto è a capriate lignee. Le navate sono separate da tre gruppi di quattro archi a tutto sesto intervallate da pilastri quadrangolari e poggianti su colonne marmoree di spoglio, con capitelli corinzi. All'interno della basilica sono custodite le reliquie di diversi santi. Tra questi, vi è il teschio accreditato a san Valentino, non il santo venerato il 14 febbraio, ma un omonimo.

Tempio di Ercole Vincitore
Tempio di Portunno e Basilica di Santa Maria in Cosmedin
Basilica di Santa Maria in Cosmedin, interno
Basilica di Santa Maria in Cosmedin, navate interne
Basilica di Santa Maria in Cosmedin, navate interne
Reliquia del teschio accreditato a san Valentino
Bocca della verità

Isola Tiberina

È un'isola fluviale nonché l'unica isola urbana del Tevere, nel centro di Roma. La leggenda vuole che l'isola si sia formata nel 510 a.C. dai covoni del grano mietuto a Campo Marzio, di proprietà del re Tarquinio il Superbo, gettati nel Tevere al momento della rivolta che ne causò la cacciata.
Nella Forma Urbis di età severiana viene riportato con la definizione di inter duos pontes: è infatti collegata alle due rive del Tevere dal Ponte Cestio e dal Ponte Fabricio, che è uno dei due ponti della Capitale che non collega direttamente le sponde opposte del fiume, ma mette in comunicazione l'Isola Tiberina con la sponda sinistra del Tevere.
È il ponte più antico di Roma e sostituì probabilmente uno preesistente in legno; l’attuale fu costruito nel 62 a.C. dal curator viarum Lucio Fabricio, come ricordano le iscrizioni a grandi lettere incise sulle arcate: L(UCIUS) FABRICIUS C(AI) F(ILIUS) CUR(ATOR) VIAR(UM) FACIUNDUM COERAVIT (Lucio Fabricio, figlio di Caio e curatore delle strade, fece costruire). Alle due estremità sono collocate alcune erme quadrifronti, raffiguranti Giano quadrifronte che servivano per delle balaustre probabilmente in bronzo, e che hanno motivato la denominazione moderna.

Isola Tiberina, lato sud-ovest e Ponte Fabricio