Pinacoteca comunale

Città di Castello

Palazzo Vitelli alla Cannoniera è sede della Pinacoteca Comunale di Città di Castello dal 1912. L'edificio venne costruito per volontà di Alessandro Vitelli, valoroso condottiero, tra il 1521 e il 1545 in occasione del suo matrimonio con Angela Paola Rossi di San Secondo Parmense.
L'ingresso principale della signorile dimora rinascimentale avveniva da questo lato del palazzo dove vi è un ampio giardino che anticamente era noto per la presenza di un orto botanico ricco di essenze rare ed esotiche.

Selezione di opere pittoriche

Maestro da Città di Castello, Madonna in trono col Bambino (XIII-XIV secolo). È l'opera più antica della collezione ed è stata realizzata alla fine del '200. Risente dell'influenza stilistica senese della scuola di Duccio di Boninsegna. Rappresenta una Madonna in trono col Bambino e sei angeli. Lo schema compositivo è ancora vicino al medioevo per la doratura dello sfondo e la mancanza di tridimensionalità. Il domenicano inginocchiato sotto il trono rappresenta la committenza; il quadro si trovava infatti in origine in una cappella nella chiesa di San Domenico.

Spinello Aretino, Madonna in trono con Bambino (XIV secolo). Questo dipinto doveva essere presumibilmente lo scomparto centrale di un trittico o di un polittico oggi disperso. Anche quest’opera ha uno schema stilistico molto vicino al medioevo anche se risente di un certo linearismo di ascendenza gotica.

Giorgio di Andrea di Bartolo, Madonna col Bambino. La tavola è la parte centrale di un trittico realizzato agli inizi del '400 che venne commissionato dai canonici di San Florido per una cappella del Duomo. L'opera raffigura la Madonna seduta su un cuscino in un prato con in braccio il Bambino mentre sta bevendo il latte dal suo seno; questa immagine sottolinea l'umanità del Cristo e lo spirito materno della Madonna e per questo è anche detta Madonna dell’Umiltà o Madonna del latte.

Ignoto, Cristo con i segni della passione (XV secolo). Questa piccola tavoletta, di stile fiammingo, faceva parte del corredo di una suora del convento di Santa Chiara delle Murate di Città di Castello. Il Cristo presenta ben visibili i segni della passione individuabili nelle ferite sulla fronte, e sulle mani per i chiodi che le hanno trafitte. Sia la corona sia i chiodi vengono tenuti in mano dal Cristo. L'autore, appartenente probabilmente alla corte urbinate, è influenzato sia dallo stile di Piero della Francesca, individuabile nel modo in cui è rappresentato di Cristo, ma anche dai pittori fiamminghi che lo hanno ispirato nel disegno della stoffa di broccato caratterizzata da perle e pietre preziose tipiche della cultura delle fiandre.

Neri di Bicci, Madonna col Bambino e due angeli (XV secolo). L'opera proviene dal convento di Santa Cecilia. Nella tavola centrale, il volto della Vergine è molto delicato e racchiude tutti i canoni rappresentativi della bellezza femminile quattro-cinquecentesca. La presenza del cardellino che becca il dito del Bambino è uno dei simboli della passione di Gesù Cristo.

Bottega di Domenico Ghirlandaio, Incoronazione della Vergine (fine 1400). Contornate da cherubini e angeli musicanti le figure del Cristo e della Vergine incoronata si stagliano su uno sfondo di cerchi concentrici che rappresentano il Paradiso. Al di sotto, in un cielo ideale si possono riconoscere varie figure di Santi tra i quali San Francesco, San Bernardino da Siena, Maria Maddalena e Santa Chiara.

Luca Signorelli, Martirio di San Sebastiano (1497-98). La tavola si trovava in origine sull'altare della famiglia Brozzi nella Chiesa di San Domenico di Città di Castello. Protagonista dell’opera è il Martirio di San Sebastiano per mano degli arcieri e dei balestrieri anche se l’opera, come d'altronde spesso accade nelle opere di Signorelli, è una vera e propria narrazione. Sullo sfondo a destra nel borgo medievale rappresentato che potrebbe essere Cortona, città natale di Luca Signorelli viene rappresentata la cattura del Santo. Si individuano inoltre dei resti romani che contrastano con il resto del paesaggio per un effetto maggiormente suggestivo, elemento tipico dello stile signorelliano.

Niccolò Circignani detto il Pomarancio, Immacolata concezione (XVI secolo). Non sappiamo con sicurezza quando il Cercignani abbia eseguito questa tavola: forse fra il 1588 e il 1590, perché nel 1591 per incarico delle monache di San Marco dipingeva l'altra Ascensione che attualmente si trova in battistero. Al centro, in primo piano, il tronco dell'albero della scienza del bene e del male, a cui Adamo ed Eva sono stretti e legati; sullo stesso tronco è avviluppato un serpente che attorcigliandosi appare nella parte superiore di forma antropomorfa (tronco e volto umano), a cui la Vergine, seduta e attorniata da angeli, schiaccia la testa. A destra le sante Attinia e Greciniana, espresse nei veri ritratti delle nobildonne Camilla Cecchi, moglie del committente Ser Giusto Verani, e della figlia Cassandra, moglie di Borguccio di Giovanni Borgucci. In basso al centro, il busto di San Francesco. A sinistra in abito vescovile è raffigurato il vescovo Guido Serguidi nelle fattezze di San Giusto e, dietro, Sant Antonio Abate protettore di casa Verani, riconoscibile per il suo tipico bastone con il campanello.