Heinrich Mylius

milanese

Originario di Francoforte su Meno, ma trasferitosi giovanissimo a Milano nel 1788, l’industriale e banchiere Enrico Mylius fu una personalità ricca e complessa, che seppe far convogliare istanze di matrice illuminista e valori cristiani in una nuova visione imprenditoriale fondata sull’innovazione tecnologica e sull’istruzione, puntando al progresso generale di una società senza esclusi. 

A questo milanese d’elezione, figura cardine degli scambi economici tra Germania e Italia durante la Restaurazione, interlocutore privilegiato con gli ambienti culturali tedeschi, spetta il merito di aver saputo intessere una rete di relazioni di altissimo livello, che comprendeva figure del calibro di Friedrich Schiller, Vincenzo Monti, Gaetano Cattaneo, Johann Wolfgang Goethe, Alessandro Manzoni, contribuendo all’ascesa di Milano quale capitale culturale cosmopolita nei primi decenni dell’Ottocento. 

Da un doloroso ricordo privato, la prematura scomparsa dell’unico figlio Giulio, nacque il progetto artistico che Mylius realizzò nella sua villa di Loveno sopra Menaggio sul Lago di Como, dove raccolse i ritratti dei membri della famiglia eseguiti da Pelagio Palagi e Francesco Hayez, la Veduta della filanda di Boffalora di Giovanni Migliara e la collezione di sculture che comprendeva opere di Bertel Thorvaldsen, Pompeo Marchesi, Democrito Gandolfi, testimonianze private dei luoghi, degli affetti, delle attività della famiglia, proiettati in una più profonda dimensione esistenziale e universale.

Giovanni Migliara, La filanda Mylius a Boffalora (1828), olio su tela

Angelo Inganni, Veduta di piazza del Duomo con il Coperto dei Figini (1839), olio su tela