L' editoriale
Cari lettori,
iam fugerit invida aetas, “già è fuggito il tempo invidioso”.
L'anno scolastico volge al suo termine e con esso un nuovo frammento della nostra giovinezza, al suo sbocciare per chi è al primo anno e alla maturazione per chi frequenta il quinto.
I corridoi, le aule, il cortile della nostra scuola, che ancora per qualche giorno continueranno a brulicare di gioie e dolori, di risate e di pianti, d’ansie e soddisfazioni, colmati d’amicizie, di rivalità, d’amori -in una parola, di vita-, presto rimarranno silenti per tre mesi.
E così tutti noi godremo del meritato riposo, liberi di perseguire il divertimento e di dar sfogo alle nostre passioni, al nostro animo che, proprio grazie agli studi, abbiamo imparato a conoscere.
L’estate ci offre una grandissima opportunità: il tempo per riflettere, per interrogarci, per arricchire la nostra interiorità con la maggiore profondità possibile; ovvero non, come spesso avviene durante i mesi di scuola, perché dobbiamo, ma perché vogliamo, in piena consentaneità con le nostre intime esigenze.
Già un anno fa, dunque, nel mio editoriale, vi esortavo, cari lettori, a cercare di comprendere la caratterizzazione profonda della nostra epoca, in che cosa consista la sua razionalità, come esprima il suo Weltgeist (lo Spirito del Mondo) hegeliano. Eppure, la nostra responsabilità come cittadini di questo mondo è forse ancora più pregna, più radicale: non semplicemente interrogare il Senso, ma essere noi stessi a farlo nostro, ad orientarlo.
La nostra è un’epoca difficile. Il mondo è piagato da guerre che sviliscono ogni umanità, che sembrano deprivare l’essere umano da quella razionalità, il logos, che pure dovrebbe essere ciò che lo distingue dalle belve; il libero scambio di merci e di idee tra i Paesi sembra essere a rischio e la nostra Europa corre il pericolo di trovarsi schiacciata tra blocchi contrapposti in un nazionalismo aggressivo, chiusi nel loro imperialismo; l’ignoranza e la disinformazione, foraggiate dai social network, mettono a rischio le nostre democrazie, che si ritrovano vittima di una deriva oclocratica e demagogica, trasformatosi il dibattito pubblico in un becero scontro tra tifoserie da stadio. Sembra dunque impossibile non dar ragione a Nietzsche e ai molti pensatori che, da un secolo a questa parte, ci mettono in guardia riguardo alla perdita del Senso del nostro presente, evidenziando come “gli dei”, ovvero i grandi immutabili, quegli ideali religiosi, patriottici e morali che per secoli hanno condotto il corso della storia, siano morti: le grandi lanterne che tanto a lungo hanno guidato l’uomo, indicandogli la strada nel buio dell’esistenza, sono ormai ridotte a tremule fiammelle che, per quanto ancora siano capaci di scaldare i cuori degli idealisti, rischiano di essere definitivamente spente dal vento impetuoso della tempesta del presente.
Di fronte a tutto questo, però, non possiamo rassegnarci. Non è permesso, in particolare, a noi giovani generazioni, perché rimanere impassibili di fronte alla caduta del Senso implica accettare di vivere in un mondo irrazionale e, pertanto, ingiusto, in cui la Volontà di Potenza e la prevaricazione diventano la nuova norma, la nuova dialettica nei rapporti tra uomo e uomo, tra gruppo e gruppo, tra Stato e Stato, regredendo, di fatto, a quella condizione d’anarchia, di bellum omnium contra omnes (“guerra di tutti contro tutti”) di cui parlava Hobbes e che lo Stato di diritto era finalmente riuscito ad evitare. Come fecero gli Argonauti, anche noi dobbiamo metterci in viaggio alla ricerca del Vello d’Oro, che per noi altro non è che il Senso del presente. Dobbiamo, in una parola, divenire quel che, dal greco νοῦς (intelletto, ma anche conoscenza profonda e quindi conoscenza del Senso), mi permetto di definire nusnauti, navigatori del Senso, per essere esploratori della profondità, cercatori silenziosi di verità residue nei brandelli delle grandi certezze dei nostri antenati. Non abbiamo mappe, né approdi sicuri, ma ci resta ancora lo slancio dell’interrogazione, la voglia di orientarci tra i resti del disincanto. Il fine, certo, non è quello di creare nuovi dogmi assoluti, che rischiano di rivelarsi lenti deformanti più che occhiali da vista per la realtà, ma di ritornare a costruire delle fondamenta etiche comuni, in base alle quali interpretare il nostro presente e, a questo punto, con grado di coscienza maggiore, interrogare il Welgesit (lo Spirito del Mondo) per tornare a costruire il futuro. Solo così, edificando un sostrato etico di rispetto, di humanitas, di compassione reciproca, potremo riemergere dall’abisso dell’insensatezza seguito alla morte di Dio ritornando ad essere un unico, universale, corpo umano, una social catena, per dirla con Leopardi, capace di rinnovare il grande fuoco di Vesta al quale riattizzare le lanterne che ci guidino nelle sfide personali e comuni.
Quello di farci nousnauti è un principio che deve ispirarci tutti, quotidianamente. La ricerca del Senso universale nasce, infatti, anche dal prosaico, dal cercare di dare risposta ai piccoli e grandi interrogativi che la vita non smette mai di metterci d’innanzi. Sarà così anche questa estate e, perciò, abbiamo cercato di aiutarvi nelle vostre riflessioni con alcuni spunti, che potrete trovare nei nostri articoli. In essi, infatti, potrete leggere della Resistenza, ad ottant’anni dalla Liberazione, e della difesa della libertà che essa ci ha lasciato; una difesa che deve continuare ancora oggi contro ogni forma di totalitarismo, compreso quello nordcoreano, sul quale presentiamo un approfondimento, e contro la disinformazione, su cui abbiamo realizzato una breve indagine in lingua inglese. Sul tema della libertà di stampa e della preziosità del lavoro giornalistico siamo, peraltro, tornanti anche quest’anno durante la Cogestione con dei partecipati approfondimenti, dei cui interventi pubblichiamo il testo integrale per chi se li fosse persi. Potrete, poi, scoprire dell’ONU, fondato ottant’anni fa, e del suo ruolo presente, o interrogarvi sul rapporto della nostra società con l'intelligenza artificiale. Quale via, poi, per comprendere il Senso del reale potrebbe essere migliore della fiosofia? Permetteteci, dunque, di proporvene un breve panegirico, affinché perseveriate, cari lettori, nell'amore per la conoscenza.
Potentissimo mezzo per spingerci a pensare è oggi il cinema: ci permettiamo, dunque, con due recensioni, di consigliarvi l’intramontabile film Schindler’s list e un’uscita più recente, la serie televisiva Adolescence, che ci aiuta a comprendere la complessità del rapporto tra noi giovani e la società. Come ci insegna l’esperienza della satira latina, non solo il serio, ma anche il faceto può dimostrarsi un mezzo importante per l’indagine del reale: non mancano, così, i tradizionali appuntamenti con l’Ipse Dixit, per non dimenticare le più divertenti frasi dei nostri professori, e con il Majoroscopo, pubblicato, insieme ad altri approfondimenti, sulla nostra pagina Instagram (@giornalino_majo), che vi rinnoviamo l’invito a seguire.
Per restare sempre a contatto con voi, cari lettori, cosicché possiamo fornirvi i nostri spunti di riflessione dove volete e quando volete, pesino mentre fate la doccia, cucinate o siete in macchina, Elena&Ettore è divenuto ufficialmente anche un podcast: Cosmos, dal macrocosmo al micorocosmo, che nelle prossime edizioni sarà ulteriormente arricchito, ma di cui trovate già su Spotify il primo episodio, sull’attualità di Dante e della sua opera poetica. Si tratta di un risultato che non sarebbe stato possibile senza la preziosa supervisione e i consigli del professor Zanatta.
E il consueto, ma non per questo meno sentito, ringraziamento va anche alle professoresse Lupo e Di Cresce, che continuano ad essere per noi un faro di certezza. In ultimo, tengo sempre a ricordare che senza la nostra splendida squadra di poliedrici giornalisti, grafici, addetti ai social e, ora, anche podcaster, tutto questo splendido lavoro rimarrebbe lettera morta. Che ci accompagnino nella creazione di questo giornalino da uno, da due o da tre anni, hanno tutti e tutte fatto parte della miglior squadra di lavoro che si potesse desiderare; e non solo “professionalmente”, ma anche umanamente. E’, per questo, con non poco dispiacere che prendo congedo da loro e da Voi, cari lettori, dopo quattro edizioni da caporedattore e giornalista .
Gli anni di liceo trascorrono, infatti, più rapidamente di quanto non si immagini quando si è al primo anno e, quasi prima che ci accorgessimo di essere cresciuti, ma al tempo stesso sentendo ben presente dentro di noi il bagaglio di sapere e di competenze che questa scuola ha saputo infonderci; io e tutti i miei compagni di quinta superiore ci apprestiamo a lasciare il Majorana-Corner dopo l’esame di maturità, per il quale a tutti va un sentito augurio di buona fortuna.
Raddoppiando le edizioni annue da una a due, creando la pagina Instagram e la versione podcast, io e la mia redazione abbiamo profuso tutto il nostro impegno per fare di questo giornalino uno spazio di riflessione consapevole e plurale da parte di noi studenti, ove esprimere i nostri sentimenti, la nostra visione del mondo, le nostre angosce e le nostre speranze.
Ora è tempo di passare il testimone a chi verrà dopo, nella sicurezza che saprà raccoglierlo abilmente e nell’auspicio che il progetto di Elena&Ettore si spinga sempre più oltre, mantenendo quanto di positivo siamo riusciti ad ottenere e migliorando sempre più laddove siamo stati carenti.
Nel frattempo, non mi resta che augurarvi, a nome della redazione, una buona lettura di questo numero del giornalino e buone vacanze estive, che siano colme di riflessioni e rivelazioni sul Senso.
Curate ut valeatis!
Il Caporedattore,
Vittorio Maria Moro
La redazione
Caporedattore:
Vittorio Maria Moro IIIA
Giornalisti:
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Grafici:
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