Tra il 17 e il 18 aprile, nella nostra scuola si sono svolte le numerose attività della Cogestione, un'esperienza che, nel suo complesso, si è confermata un successo. Anche noi di Elena&Ettore abbiamo partecipato, con un laboratorio in cui abbiamo illustrato il ruolo sociale del giornalismo e il funzionamento di una redazione (INTRODUZIONE AL GIORNALISMO) e dato alcuni consigli su come proteggerci dalle bufale (LE FAKE NEWS) e su come scrivere opportunamente un articolo (CONSIGLI DI SCRITTURA). Ma, se vi siete persi il laboratorio, non temete! Pubblichiamo, infatti, in forma integrale i testi dei discorsi che sono stati pronunciati dai nostri Vittorio, Matteo e Alessandra, cosicché possiate recuperarne i contenuti, proprio come se foste stati presenti.
INTRODUZIONE AL GIORNALISMO
di Vittorio Maria Moro
Il giornalismo è componente fondamentale per vivere in una società libera e che abbia a cuore i diritti umani, tanto da essere definito “il cane da guardia della democrazia”. Spesso ci si riferisce alla stampa come “quarto potere” (che si aggiunge ai tradizionali poteri legislativo, esecutivo e giudiziario), per la sua forza nello smuovere e tenere desta la coscienza dell’opinione pubblica. Del resto, so che quello che sto per dire sembra un’ovvietà, ma posso assicurarvi che, con i tassi di disaffezione alla vita pubblica e di analfabetismo funzionale che imperano oggi, non è così: perché una democrazia possa funzionare è necessario che tutti coloro che hanno il diritto/dovere al voto siano adeguatamente informati, perché solo se si formano una opinione consapevole e ben argomentata, solo se sono in grado di districarsi nella complessità del mondo attuale senza cadere in dannosissime semplificazioni, che portano a lasciarsi traviare dai demagoghi, potranno eupoliteuein, ovvero essere dei buoni cittadini. E del resto, proprio il verbo greco “eupoliteuo” è il titolo dell’ultima edizione del nostro giornale.
Ecco dunque a cosa serve l’informazione: a permettere ai cittadini di orientarsi in una realtà sempre più complessa e in mutamento costante, affinché con contezza dei fatti possano formarsi delle proprie idee e svolgere al meglio il proprio compito di protagonisti attivi della democrazia.
Senza giornali, in sostanza, non potremmo comprendere quel che accade nel mondo, né essere informati riguardo a ciò che fanno i politici, né “tenerli sotto controllo” o, per dirla meglio, sottoporre il loro operato a rendiconto. Del resto, già Erodoto ci insegnava che chi ricopre posizioni di potere -non importa quanto buona possa essere la sua indole- se sa di non dover rispondere a nessuno del proprio operato, prima o poi si lascerà tentare e corrompere e compirà atti contro la giustizia e contro le leggi, rubando e commettendo azioni esecrabili di vario genere. Ebbene, è proprio questo che la stampa evita -o meglio dovrebbe evitare-, assicurando che i potenti debbano render conto al popolo. Ecco dunque perché la sacralità della libertà di stampa è sancita come inviolabile dall’articolo 21 della nostra amatissima Costituzione, dall’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani e dall’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti umani.
Del resto, non è un caso che i giornali abbiano fatto il proprio ingresso nella società proprio in concomitanza del diffondersi della cultura liberale. Se il primo antenato del giornale nasce infatti proprio a Venezia nel Cinquecento, come foglio di carta stampata su cui venivamo riportate le notizie con il nome di Gazeta, i primi quotidiani intesi in senso moderno vennero alle stampe tra l’Inghilterra e gli Stati più sviluppati del Sacro Romano Impero nella seconda metà del Seicento.
Il loro maggiore sviluppo si ebbe in concomitanza con l’affermazione sempre più profonda dei principi illuministici e liberali nel corso del Settecento, soprattutto proprio in Inghilterra e in Germania e, da noi, proprio nella Repubblica di Venezia. La carta stampata, così, impresse un’accelerazione senza precedenti alla circolazione delle nuove idee: divenne strumento di contatto e dibattito soprattutto tra gli intellettuali e, in modo differente, tra la classe media, fino ad assumere un ruolo imprescindibile nella Rivoluzione francese. I più reazionari e conservatori, pertanto, temevano la libertà di stampa e la osteggiavano; ma ormai la miccia era accesa e la rivoluzione industriale diede fuoco alle polveri: la diffusione dei giornali crebbe esponenzialmente finché non si poté più tornare indietro. I potenti, dunque, compresero che se non potevano fermare la carta stampata potevano almeno cercare di sfruttarla a proprio vantaggio per condizionare l’opinione pubblica: nasce così la lotta dei giornali per restare neutrali e indipendenti, spesso fallita decretandone la trasformazione in subdoli quanto efficaci strumenti di propaganda. In questo modo, col passare dei decenni, arriviamo ai giorni nostri, in cui, sebbene molte cose non siano cambiate rispetto a cent’anni fa, c’è stata una vera e propria rivoluzione: l’avvento della televisione prima e dei social network poi ha stravolto il mondo dell’informazione e ci pone dinnanzi a sfide nuove, come le fake news.
Ma quindi, vi starete forse chiedendo dopo tutte queste premesse, com’è fatto un giornale e come funziona? Innanzitutto, è importante sottolineare che, come potrete immaginare, vi sono delle differenze rilevanti tra i diversi tipi di giornale: quotidiani, settimanali, mensili, eccetera.
Cercheremo di mettere un po’ di ordine sottolineando i tratti comuni.
In primo luogo, alle spalle di ogni giornale c’è sempre un editore, con degli interessi politici e/o economici che mira a tutelare e sviluppare attraverso la pubblicazione, che dunque spesso non è così neutra quanto dovrebbe.
L’editore nomina un direttore di propria fiducia, necessariamente iscritto all’albo dei giornalisti. Egli è responsabile di fronte alla legge di quanto viene scritto; determina la linea editoriale e le rubriche che devono essere inserite nel giornale, decidendo spesso gli argomenti da trattare. Ha poi la responsabilità, di concerto con l’editore, sulla gestione del personale. Nella stampa di maggior peso, a volte il direttore può essere affiancato da uno o più vicedirettori, che lo sostituiscono in sua assenza, ma, soprattutto, spesso si occupano di una specifica area tematica (esteri, politica o sport per fare degli esempi), e/o da un condirettore, che svolge un ruolo di coordinamento contenutistico tra editore e direttore. Se il direttore è un esperto di giornalismo, il condirettore è più spesso conoscitore della materia trattata dal giornale in sé più che di comunicazione.
Questi ruoli sono però di sovente assenti nei giornali locali.
Al di sotto del direttore, si pone il caporedattore, che si occupa dell’organizzazione generale del lavoro redazionale definendo i modi, i tempi e gli spazi del giornale. Assegna gli argomenti da trattare ai vari giornalisti, e infine controlla i menabò̀ (arriveremo poco più oltre a spiegare cosa sono), la grafica, i contenuti e la lunghezza dei pezzi. In alcuni giornali, possono essere presenti più caporedattori che gestiscano le specifiche sezioni, al posto dei vicedirettori.
Il lavoro del caporedattore serve, appunto a coordinare i giornalisti, che possono essere figure di diversi tipi. Tra di essi, infatti, figurano in primis i redattori, che sono assunti dall’editore, mentre i collaboratori esterni svolgono ruoli spesso simili ma lavorano a volte per più giornali in contemporanea o comunque in altri casi sono degli esperti esterni alla redazione propriamente detta, così come un terzo tipo di figure: i praticanti, che svolgono una sorta di tirocinio che nel mondo del giornalismo può risultare talvolta piuttosto lungo. Ad essi si aggiungono i corrispondenti e gli inviati di guerra.
Abbiamo parlato di redazione propriamente detta. Ma cosa si intende di preciso? È un briefing di coordinamento che si svolge prima della pubblicazione di un numero tra le figure interne al giornale. Sostanzialmente, redattori, caporedattore e direttore discutono facendo delle proposte sul numero, la lunghezza, i contenuti e gli argomenti degli articoli che figureranno nell’edizione successiva. Tutti questi contenuti si concretizzano nel cosiddetto menabò: un progetto di massima di quel che di lì a poco sarà stampato.
È in questo momento che entrano in gioco altre figure, come i fotografi; essi sono spesso degli specialisti, ma talvolta, come nel caso degli inviati di guerra o dei fotoreporter, sono i giornalisti stessi a realizzare le foto di cui hanno bisogno. Compito fondamentale è poi quello dei grafici, che si occupano di impaginare il tutto secondo delle linee guida già prestabilite, tanto che possono già anticiparsi buona parte del lavoro prima che gli articoli siano effettivamente pronti, purché dispongano già delle foto da inserire.
Nel frattempo, i vari giornalisti completano i loro articoli e li sottopongono al correttore di bozze, una figura di grandissima cultura ed esperienza, che deve emendare da una parte eventuali scorrettezze nell’italiano e, dall’altra, refusi di carattere contenutistico. Infine, il titolista si occupa di stabilire i titoli dei vari articoli. Questa figura invero è oggi poco diffusa e spesso sono il direttore e il caporedattore che, di concerto con il giornalista, determinano un titolo efficace per ciò che ha scritto.
Tra tutti i personaggi sin qui descritti, molti sono iscritti all’ordine dei giornalisti, che è un albo che determinano ci possa effettivamente ritenersi parte della categoria anche in modo formale. Esistono due diversi albi: quello dei giornalisti pubblicisti, cui si accede grazie all’esperienza pratica, collaborando ad un giornale stabilmente per due anni; e quello dei giornalisti professionisti, cui si accede o superando un particolare esame che oggi si può effettuare solo all’università di Urbino, composto da un quiz scritto, una prova di scrittura di un articolo e di analisi e riassunto su un articolo uscito quel giorno e un esame orale, o con un tirocinio di 18 mesi in cui, tuttavia, bisogna risultare assunto in qualità di tirocinante, non di semplice praticante.
LE FAKE NEWS
di Matteo Brazzolotto
Fake news (notizie false) è un termine inglese per definire articoli che presentano informazioni inventate, ingannevoli, create per disinformare e rendere virali le bufale attraverso internet. I motori di ricerca cercano di combattere questi siti, i social media meno, ed è proprio qui che le fake news dilagano. Con Internet è aumentato il raggio di diffusione di queste ultime, che in poco tempo e per scarsa informazione degli utenti, riescono a riscuotere presto successo di massa e diffusione della notizia sui social media. Le Fake News rappresentano la contraffazione di notizie, che viene creata ignorando completamente le norme editoriali, le regole, i processi adottati nei media per garantire la conformità e verificabilità, e che non può resistere a nessun controllo, anche superficiale, sulla conformità e la realtà, ma nonostante tutto ciò ha un potente effetto sulla coscienza di un gran numero di persone. Più brevemente si tratta di semplici bufale che vengono create ad hoc per screditare un personaggio pubblico o manipolare la verità dei fatti di un evento.
Cosa si intende con fake news?
Con il termine fake news notizie false o in italiano "bufala" o "bufale" indichiamo notizie confezionate intenzionalmente per manipolare e alterare nelle persone la percezione di fatti, eventi e dichiarazioni.
Una fake news è presentata come una notizia ma chi l’ha prodotta sa essere palesemente falsa perché basata su fatti errati o inesistenti o su affermazioni mai dichiarate o su eventi mai accaduti.
Possiamo dire che le fake news o "bufale" sono notizie false fabbricate ad arte che imitano i contenuti dei media ma in cui sono assenti i processi editoriali che garantiscono la credibilità delle informazioni e l'accuratezza della ricostruzione dei fatti dichiarando le fonti verificabili.
Le fake news sono fatte circolare per produrre di proposito disinformazione.
Come difendersi dalle fake news?
Ci sono almeno sette precauzioni che possono essere adottate per difendersi dalle notizie false e confezionate ad arte e sono:
Controllare la provenienza delle notizie: verifichiamo che ciò che stiamo leggendo o ascoltando arrivi da una fonte attendibile.
Verifichiamo che le notizie che leggiamo sui social come Instagram, Twitter o Facebook provengano da fonti attendibili;
se leggiamo qualche articolo o dichiarazione su un profilo social come Instagram, Facebook o Twitter, chiediamoci da chi proviene e se è una fonte attendibile;
verificare che le fonti incluse in articoli di cronaca o servizi giornalistici siano citate correttamente e che si riferiscano a persone o a organizzazioni e enti realmente esistenti;
oltre al titolo leggiamo anche il contenuto;
leggiamo o guardiamo anche altre fonti per scoprire nuovi punti di vista;
avvisare chi condivide disinformazione che sta diffondendo una "bufala";
creare una propria lista di fonti attendibili e verificare le notizie prima di diffonderle.
CONSIGLI DI SCRITTURA
di Alessandra Bernardin
Questi suggerimenti riguardano in particolare la stesura di un articolo di giornale e non pretendono assolutamente di essere esaustivi. Nonostante la mia modesta esperienza da studentessa-giornalista dilettante, ho cercato di raccogliere alcuni consigli, se non molto specifici, almeno strutturali, affinché il tuo articolo comprenda certi requisiti essenziali.
Una breve introduzione sul ruolo del giornalista, perciò, può apparire superflua e scontata. In realtà, è fondamentale per capire le caratteristiche che il testo scritto sotto forma di articolo deve assumere.
Un giornalista ha il compito di informare su fatti realmente accaduti. Questa divulgazione deve essere il più imparziale possibile. La spiegazione semplice e perfetta di questo concetto è stata data da una donna. Una volta ella disse: “Il compito di un dottore è guarire i pazienti, il compito di un cantante è cantare. L’unico dovere di un giornalista è scrivere quello che vede.” Questa donna però non era una qualunque. Era una giornalista russa, era una paladina dei diritti umani ed era talmente coraggiosa da esporre le sue critiche nei confronti del regime Putiniano. Il suo nome era Anna Politkovskaïa e fu uccisa da un colpo di pistola il 7 ottobre 2006 perché aveva osato scrivere quello che vedeva.
Questa storia dal significato profondo capace di smuovere anche i più indifferenti, sottolinea l’importanza di questo ruolo e del suo tagliente strumento: la scrittura. Ecco, quindi, i miei consigli per affilare al meglio quest’arma.
La scaletta
Un elemento imprescindibile per garantire la chiarezza e la fluidità dell’esposizione è la scaletta. I fatti e le informazioni devono essere presentati in una sequenza logica e piuttosto schematica, con una gerarchia degli argomenti che faciliti comprensione e scorrevolezza. Inoltre, le informazioni vanno distribuite in modo equilibrato in paragrafi di lunghezze simili, presentando ogni aspetto con uguale attenzione e obiettività professionale, affinché il lettore possa trovare le informazioni che cerca.
Per fare una scaletta completa, il modello classico del giornalismo fa riferimento alla famosa regola delle 5 W. Tale modello, tipicamente anglosassone, menziona i 5 punti irrinunciabili che devono essere presenti nella prima frase (detta “attacco” o “lead”) di ogni articolo, come risposta alle probabili domande di chi si accinge a leggere il pezzo.
Le 5 W domande a cui rispondere sono queste:
Who? («Chi?»)
What? («Cosa?»)
When? («Quando?»)
Where? («Dove?»)
Why? («Perché?»)
Questo schema è utile per assicurarsi di non tralasciare nessuna informazione fondamentale.
La progettazione
La stesura di un articolo non può essere realizzata se anticipatamente non si è svolta una raccolta di idee e un’approfondita ricerca di fonti ed informazioni.
Per esempio bisogna identificare il destinatario, ossia il lettore ideale a cui sarà importante attribuire un volto. Che tipo è? Cosa gli interessa? Cosa gli piace sapere?
In seguito, sarà imprescindibile passare ad una fruttuosa fase informativa. Servirà perciò raccogliere il maggior numero possibile di dettagli sul fatto che si sceglie di trattare. Non vi è nulla di più prezioso delle fonti, pertanto è fondamentale studiarle e valutarle al meglio, assicurandosi della loro affidabilità. Per poter trasmettere al lettore una notizia il più attendibile possibile non si può tralasciare la verifica delle informazioni, possibilmente avvalendosi di fonti diverse.
La stesura delle parti
Generalmente, un articolo procede secondo questa struttura:
Il titolo, esso riveste un ruolo fondamentale, in quanto serve per destare interesse. Il titolo è composto da tre parti: occhiello, titolo propriamente detto e sottotitolo. Molti giornalisti decidono il titolo solo dopo aver completato il corpo.
Il corpo, a sua volta costituito da:
Lead : poche righe in cui si riassume il fatto e si orienta il lettore.
Sviluppo: si procede con il vero e proprio corpo in cui si sviluppa la notizia enunciata.
Conclusione o chiusura : questa solitamente dipende dalla personale scelta del giornalista o dallo stile del periodico stesso. Alcuni articoli terminano con una dichiarazione riassuntiva, previsioni future, commenti da parte delle autorità. Altri optano per tagliare completamente questa parte, come se dopo l’esposizione dei fatti, l’articolo si concludesse con la fine dello sviluppo. In ogni caso, al centro rimane il criterio dell’oggettività: non si deve aggiungere il giudizio o il punto di vista dell’autore.
Lo stile
Le modalità espressive sono diverse e cambiano in base all’articolo. In generale, però:
Le frasi devono essere brevi e concise, evitando periodi troppo lunghi e ridondanti. Ѐ buona norma puntare all’essenza della forma. La scrittura giornalistica si basa sulla comunicazione netta ed efficace.
Evita termini stranieri o acronimi poco noti: se utilizzi degli acronimi, cita sempre ciò che rappresentano per esteso almeno una volta.
Evita di utilizzare la prima persona.
Limita l’utilizzo di pronomi e avverbi, che appesantiscono la frase e la rendono poco leggibile. Usa con parsimonia gli avverbi che finiscono in “-mente” (velocemente, lentamente, fortemente, ecc.) Se usati in modo troppo frequente e ravvicinato, appesantiscono e rendono sgradevole la lettura.
Ultimo ma non per importanza: ricorda di raccontare la realtà con oggettività.