La politica giovanile

“Bisogna pensare ai giovani, perché i giovani sono il futuro.” Quante volte abbiamo sentito questa frase, pronunciata da politici ed opinionisti, spesso più con un mero fine retorico piuttosto che per un reale interesse nei confronti delle nuove generazioni? Si tratta indubbiamente di un’affermazione con la quale non è possibile non essere d’accordo, ma che, a mio parere, se non viene ampliata, diviene indice di una certa miopia. 

Infatti, se è vero che i giovani sono il futuro, perché non possono essere il presente? 

Le nuove generazioni, invero, sono quelle su cui impattano maggiormente moltissime delle decisioni che vengono prese oggi: ogni qualvolta il governo delibera di approvare misure economiche in deficit, per esempio, siamo noi ad essere i più colpiti. Pertanto, è necessario che la politica coinvolga i giovani e ne ascolti le opinioni, se devono essere compiute delle scelte che li riguardano. D’altra parte, a noi sta il compito di interessarci a queste scelte, perché farlo vuol dire interessarci al nostro stesso futuro. Ma le due cose vanno anche di pari passo, in un circolo virtuoso: se la politica si interessa ai giovani, allora è probabile che, a loro volta,  i giovani si 

interessino alla politica; e viceversa, se i giovani si preoccupano della politica, allora la politica si preoccuperà maggiormente dei giovani. 

D’altra parte, le opportunità per partecipare attivamente alla vita democratica del Paese per noi non mancano. Tra le più significative troviamo il progetto dei Consigli Comunali dei Ragazzi (C.C.R.), che, nati in Francia a partire dall’inizio degli anni Ottanta e promossi anche dall’ONU attraverso l’UNICEF, si stanno ormai diffondendo anche in Italia. 

Si tratta di organismi consultivi, che, rappresentando tutti i giovani del loro territorio, dai quali sono democraticamente eletti a suffragio universale, hanno il compito di formulare delle proposte da sottoporre alle amministrazioni comunali con cui lavorano in stretto contatto e da cui, soprattutto, devono essere obbligatoriamente consultati qualora si dovesse deliberare in materia di politiche giovanili. Hanno dunque un ruolo molto importante, non solo perché ci consentono di esprimere le nostre opinioni su questioni che ci riguardano, ma anche perché, facendoci sentire maggiormente coinvolti, innescano il meccanismo precedentemente illustrato, per cui ci sensibilizzano e ci invogliano a partecipare attivamente alla vita politica. 

Ciò  appare  fondamentale in un momento storico in cui il disinteresse verso la cura della cosa pubblica è a livelli mai raggiunti prima. 

Posso testimoniare in prima persona l’utilità della partecipazione ai Consigli Comunali dei ragazzi, avendo ricoperto in passato la carica di Sindaco dei Ragazzi a Spinea ed esercitando attualmente lo stesso mandato a Fano Adriano, in Abruzzo. In questa mia esperienza, ho avuto modo di comprendere meglio il funzionamento degli organi comunali, con cui ho lavorato in stretto contatto, di partecipare ad interessanti occasioni culturali e sociali, che hanno arricchito il mio bagaglio, e di conoscere persone di spessore; sono riuscito ad impegnarmi in molti progetti e a vedere le mie idee e proposte divenire realtà per entrambi  i comuni ; ho potuto pronunciare i miei primi discorsi pubblici, appassionarmi alla politica e cementare il mio senso di appartenenza. 

Per questi motivi, mi sento di consigliare a tutti noi ragazzi di approfittare di questa opportunità, se abbiamo la possibilità di coglierla. E se nel vostro comune non esiste un CCR, potete essere voi a proporne la creazione direttamente al Sindaco, come io ho fatto a Fano Adriano. 

La seconda modalità con cui noi ragazzi possiamo impegnarci nella vita politica attiva è attraverso l’iscrizione ad un partito, o meglio, ad una sua federazione giovanile, secondo le nostre opinioni ed ideologie. Tutti i principali partiti, infatti, dispongono di una sezione dedicata ai giovani, alla quale ci si può iscrivere spesso già da minorenni. Tali federazioni costituiscono una grande espressione di vitalità della democrazia, poiché consentono alle ragazze e ai ragazzi di essere rappresentati all’interno delle segreterie nazionali e di far sentire la propria voce. Permettono di conoscere delle altre persone con cui confrontare idee e passioni, arricchendoci e preparandoci, eventualmente, a partecipare non solo attivamente, ma in prima persona alle vicende politiche.


Certo, però, non occorre che tutti noi partecipiamo attivamente alla vita politica, poiché ciò dipende in larga parte dalle nostre attitudini personali ed interessi. È tuttavia necessario - oserei dire imperativo- che, in particolare noi giovani siamo coinvolti dalla politica quantomeno in modo passivo, ovvero informandoci e votando responsabilmente, perché come diceva Pericle nel discorso agli ateniesi (uno dei discorsi sulla democrazia meglio riusciti e più famosi della storia), “un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile”. 

È quindi un nostro preciso dovere, in quanto cittadini dello Stato italiano, essere pienamente consapevoli di ciò che avviene nella vita politica, perché è questa la più grande tutela per la democrazia: le grandi dittature della storia sono nate e hanno commesso le loro nefandezze proprio nell’inconsapevole indifferenza delle persone, come non smette mai di ricordarci Liliana Segre. Oggi, grazie ai media plurali e facilmente accessibili, informarci è facile come non lo è mai stato, a patto di avere uno spirito critico sufficiente a discernere le fake news dalla verità. 

Per noi giovani, formare una nostra opinione e difenderla attraverso il voto è importante come per nessun altro: non solo perché il futuro è nostro e se vogliamo difenderlo dobbiamo far sentire la nostra voce già nel presente, ma anche e soprattutto per la questione demografica. 

Siamo molti meno rispetto agli anziani: solo cercando di non abbandonarci alla disaffezione per la politica possiamo tutelare il nostro avvenire di fronte ad una classe di governanti che spesso è più attenta al consenso a breve termine che a politiche strutturali di lungo respiro. Per esempio, molte delle promesse che vengono fatte, come l’istituzione di sussidi e bonus a pioggia, sembrano ottime ad un occhio superficiale, ma si rivelano dannosissime se si tiene in considerazione il debito pubblico, che saremo noi a dover ripagare. Quando in campagna elettorale viene promesso qualcosa, non limitiamoci a chiederci “che cosa si vuole fare?”, ma domandiamoci anche, con spirito critico, “come lo si vuole fare?”. Poi sta ad ognuno di noi formulare la propria opinione secondo la propria sensibilità, ma l’importante è esserci sempre documentati a fondo prima di scegliere quali tesi sostenere, per evitare di farci ingannare da facili promesse, che però sono destinate a rivelarsi delle semplici chimere. Ciò vale a tutti i livelli, a partire dalle elezioni che in questo momento ci toccano più direttamente, quelle dei rappresentanti di istituto, in cui dobbiamo chiederci non “chi ci può offrire più divertimento?”, ma piuttosto “chi sembra più capace di risolvere i problemi della scuola?”. 

L’educazione alla democrazia, infatti, parte dal piccolo e dal quotidiano prima di toccare le grandi questioni nazionali ed internazionali. E’ importante che questa educazione venga compiuta con serietà, perché alcuni di noi già votano, altri  lo faranno tra quattro anni, che passano in fretta.

Se non saremo noi, ognuno con le proprie possibilità ed opinioni, ad impegnarci nel presente per la tutela del nostro futuro e se un giorno pagheremo le conseguenze di scelte errate compiute in questi anni, non potremo lamentarcene, perché con il nostro silenzio saremo stati complici di quelle decisioni. 

Facciamo in modo che, in un periodo storico caratterizzato da un allontanamento dalla politica e da una crisi della democrazia, intesa come governo del popolo, sia la nostra generazione ad invertire la rotta, perché come disse Winston Churchill, “la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre che si sono sperimentate finora”. 

Di conseguenza,  per mantenersi vitale, la nave della democrazia ha il costante bisogno di rematori che si interessino alla sua sorte e facciano la loro parte di fatica per mantenere la rotta: se disinteressandoci ad essa molleremo i remi, tutti noi  che siamo sull’imbarcazione finiremo con l’andare alla deriva sospinti dalle correnti. 




Vittorio Maria Moro - I A