Sara Scaggiante menzionata a sBulliamoci 2024

di Scaggiante Sara

Durante l'anno scolastico 2022/2023, la classe 1 A scientifico, a seguito di un'attività di laboratorio di scrittura creativa,  ha partecipato al Concorso nazionale "Sbulliamoci" promosso dal CAI SCUOLA, presentando i migliori racconti sulla tematica del bullismo. Nel corso della premiazione, avvenuta online il giorno 7 febbraio 2024, la "nostra" Sara Scaggiante, che fa parte della Bacheca di lettura e attualmente frequenta la classe seconda, ha ricevuto una menzione speciale per il suo racconto dal titolo "Io e me stesso". 


La menzione della giuria riporta tale giudizio: 


Il breve testo steso in forma di “diario” non offre indicazioni su come combattere il bullismo nella società ma ha la capacità di portare l’attenzione e di svelare il bisogno che tutti nella vita, prima o poi, hanno nutrito: il bisogno di essere accettati. Racconta con prosa essenziale capace di esprimere il travaglio dei sentimenti e coinvolge il lettore anche adulto, richiamando alla mente il ricordo di esperienze non dissimili da quella descritta.


 Non resta che porgere i nostri più sentiti complimenti a Sara e proporvi qui il suo racconto, veramente meritorio della vittoria, affinché anche voi abbiate la possibilità di leggerlo.

IO E ME STESSO 


Lo so, non sono il solito bel ragazzo. Ogni volta che cerco di parlare con qualcuno sento una vocina nella mia testa che sussurra: “Ehi tu! Sei sicuro di volerci provare? Ti ricordi come è finita la scorsa volta?” E, forse, aveva ragione. E’ cominciato tutto un po’ di tempo fa. Mi trovavo seduto al mio banco e pensavo. Pensavo solo a quanto fossi ingombrante. Insomma, nessuno sentirebbe la mia mancanza. Non parlo molto a scuola, preferisco non iniziare mai una conversazione. Gli altri ragazzi sono così spontanei e disinvolti, soprattutto con le ragazze. A sedici anni non avevo dato ancora il mio primo bacio, e come avrei potuto? Insomma, io sono solo un ragazzo ingombrante e ignorato da tutto e da tutti. Quando gli altri ragazzi mi criticano penso che abbiano ragione. Appena cominciano a parlare, la gola mi si annoda, il cuore si interrompe, lo stomaco si svuota e si contrae, è come un meccanismo di difesa. Il respiro aumenta e il cuore riprende a battere velocemente, il fiato inizia a mancarmi, credo di svenire. “Ah! L’avete visto? Sta tremando come un coniglio! Dio che creatura inutile che sei, Francesco, sembri uno scarafaggio!” Cerco sempre di ignorare questi australopitechi che mi danno del coniglio e dello scarafaggio. Ma a volte non ci riesco. Dentro di me quelle frasi e quegli appellativi costruiscono uno spillo, e questo spillo mi fa male, tanto male. Mi odio, io non ce la faccio più. Vorrei piangere, urlare e  scalciare! Ma non ci riesco. Tutto quello che faccio è abbassare lo sguardo, e intanto, quello spillo dentro di me, mi punge il cuore. 

Quando torno a casa mi si sciolgono le ginocchia. Faccio scivolare lo zaino lungo il mio braccio e lo lascio cadere a terra. Vado in camera mia e mi stendo sul pavimento, solo così riesco a calmarmi. Penso e ripenso. Dopo un po’ che rimugino su ciò che hanno detto quegli australopitechi evidentemente sinapticamente meno fortunati, mi convinco che hanno torto. Forse è vero, non sono bravo a socializzare e non sono disinvolto con le ragazze, ma non sono inutile. No, non lo sono. Io so che sono di più. Posso farcela. Riuscirò a distruggere quello spillo e riuscirò ad affrontare quegli australopitechi! Sorrido, a volte mi dico che, nonostante il dolore che mi provocano quegli insulti, riuscirò a trovare la luce fuori da quel tunnel. 

Un giorno anche io troverò qualcuno adatto a me, qualcuno che riesca a comprendere il vulcano di emozioni che nascondo dentro. Qualcuno che mi protegga e che io posso proteggere, e che mi dica: “Lo sai, sei tutto bello”. 

“Sei tutto bello” spero un giorno di sentirmelo dire. Per me quel tutto rappresenta la bellezza dei miei pregi e dei miei difetti, anche se essi mi dovessero far sembrare un coniglio o uno scarafaggio. Mentre lo penso sorrido. Sento le lacrime scorrermi lungo le guance, per poi scendere lungo il collo, mi fanno il solletico. Continuo a fissare il soffitto e penso che, almeno per ora, quel qualcuno sarò io. Siamo solo io e me stesso, e va bene così.