di Aurora Pellizzon
Riprendendo il filo conduttore della Shoah, in merito alla quale ci aveva, nell'edizione di febbraio, reso partecipi del viaggio ad Auschwitz organizzato dalla nostra scuola, la nostra Aurora Pellizzon pubblica qui le sue riflessioni su questo orribile genocidio, ricollegandosi alle parole che il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha pronunciato in occasione della Giornata della Memoria 2024.
La banalità della disumanità
"C'è un albero per ogni uomo che ha scelto il Bene", questa frase è incisa su un blocco di marmo all'entrata del Giardino dei Giusti a Milano, spazio verde dove vengono ricordati i Giusti, coloro che hanno messo a rischio la propria vita e talvolta l'hanno perduta per mettere in salvo cittadini ebrei dalla furia omicida nazifascista. Qui la vita che loro hanno dato per salvare altri ha modo di rinascere rigogliosa. Persone tra le più disparate: donne e uomini, laici e religiosi, partigiani, appartenenti alle forze dell'ordine, funzionari dello Stato, intellettuali, contadini, o sportivi rinomati come Gino Bartali ed altri che hanno scelto di non rimanere indifferenti.
Quando oggi si varca la soglia di Auschwitz o Dachau si spalanca davanti agli occhi un luogo atroce che non sembra neanche sia stato partorito dalla mente dello stesso essere umano che, per secoli, ha lottato per ottenere la tolleranza religiosa, l'indipendenza da oppressioni, la libertà di espressione. Nell'arco di 20/30 anni si era già dimenticato tutto.
Lo stesso Primo Levi disse "Siamo e apparteniamo alla stessa famiglia umana a cui appartennero i nostri carnefici". Chi ha perpetrato queste crudeltà non proveniva da un altro pianeta o da un Paese fino ad allora sconosciuto; poteva essere anche un vicino di casa o un amico. I sentimenti di fanatismo e prevaricazione razziali erano lontani dai sentimenti che normalmente si attribuiscono al genere umano, eppure quei carnefici e traditori sono esistiti davvero e, con loro, il dolore lo hanno provocato.
La storia ci ha insegnato qualcosa?
Le tragedie consumate durante il ventennio nazifascista rimango ancora salde nella memoria collettiva e sono tuttora un tema estremamente delicato; ma proprio per la sua vicinanza temporale (in molti casi anche personale), ha reso il ricordo di queste un fondamento dell'etica attuale. La Shoah viene a tutti gli effetti considerata come il punto più basso che l'uomo ha toccato. Lo scorso gennaio il presidente della Repubblica Mattarella non ha mancato di creare un collegamento con le atrocità che i civili sia palestinesi sia israeliti stanno subendo. È possibile che dopo 80 anni l'uomo abbia disimparato tutto?
Ora come ora ciò che fa la differenza, come all'epoca, è sconfiggere la paura, l'inerzia complice, l'indifferenza che è la più perniciosa delle colpe.
Per concludere, vorrei commentare proprio un'espressione utilizzata dal Presidente della Repubblica Mattarella: "Non c'è torto maggiore che si possa commettere nei confronti della memoria delle vittime che annegare in un calderone indistinto le responsabilità".
Trovo l'immagine del calderone, simbolica e tagliente, molto appropriata, poiché, per quanto sia strettamente necessario ricordare chi ha scelto di perpetuare il Bene, non dobbiamo affogare le colpe di chi fa sparato il primo colpo contro gli innocenti.
I Giusti italiani sono tra le radici fondamentali della nostra Repubblica.